di Rabih Bouallegue
Sono passati dodici mesi e sei giorni da quando Mohamed Bouazizi, giovane venditore ambulante di Sidi Bouzid si diede fuoco di fronte il governatorato della propria città dando inizio a quella che i media internazionali hanno battezzato '' la rivoluzione dei gelsomini'' evento che portò alla clamorosa caduta , il 14 gennaio 2011 , del regime di Ben Ali, primo dittatore arabo a cadere sotto la pressione del proprio popolo. Un evento che in seguito spinse altri popoli arabi come in Egitto e successivamente in Libia ,Yemen , Bahrein e Siria ad emulare le eroiche gesta del ''giovane'' popolo tunisino.
Un anno dopo queste grandissime mobilitazioni il resoconto provvisorio parla di tre regimi caduti e due ancora in bilico, come quello siriano e yemenita, ma cosa è davvero cambiato in Tunisia Egitto e Libia ? Di certo per Egitto e Libia il futuro risulta ancora offuscato dalle ingerenze di militari e potenze straniere, in Egitto la brutalità della giunta militare ha sostituito quella di Mubarak, in Libia la bandiera verde di Gheddafi è stata imbrattata dal sangue del dittatore e messa fuori legge per dare spazio a quella monarchica che vigeva prima della rivoluzione verde, fino ad allora proibita dal regime di Gheddafi. Morti e scontri si registrano ancora in Egitto tra manifestanti favorevoli alla costituzione di un governo civile e soldati della giunta militare al potere, mentre in Libia si spara ancora nonostante la brutale fine di Gheddafi e la cattura del ''delfino'' del regime Saif el Islam. Una descrizione questa che sembrerebbe vanificare le straordinarie mobilitazioni popolari, ma basti spostare i riflettori sulla Tunisia, definita da quotidiani arabi come il faro della primavera araba, per ricredersi. Un anno fa crollava il regime di Ben Ali , nove mesi dopo sono state indette le prime e storiche elezioni libere a cui seguirono la storica riunione dell'assemblea costituente e sopratutto il pacifico passaggio di poteri tra il presidente ad interim ed ex presidente del parlamento di Ben Ali, Foued Mbeza'a, e Moncef Marzouki, leader del partito vincitore CpR ( Congress pour la republique) e grande attivista dei diritti umani esiliato da Ben Ali in Francia. Un passaggio democratico esemplare, ma pagato a caro prezzo dalla popolazione, in quanto
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