sabato 24 dicembre 2011

Primavera araba, un anno dopo

di Rabih Bouallegue

Sono passati dodici mesi e sei giorni da quando Mohamed Bouazizi, giovane venditore ambulante di Sidi Bouzid si diede fuoco  di fronte il governatorato della propria città dando inizio a quella che i media internazionali hanno battezzato '' la rivoluzione dei gelsomini''  evento che portò alla clamorosa caduta , il 14 gennaio 2011 , del regime di Ben Ali, primo dittatore arabo a  cadere sotto la pressione del proprio popolo. Un evento che in seguito  spinse altri popoli arabi come in Egitto e successivamente in Libia ,Yemen , Bahrein e Siria ad emulare le eroiche gesta del ''giovane'' popolo tunisino.
Un anno dopo queste grandissime mobilitazioni  il resoconto provvisorio parla di tre regimi caduti e due ancora in bilico, come quello siriano e yemenita, ma cosa è davvero cambiato  in Tunisia Egitto e Libia ?  Di certo  per Egitto e Libia il futuro risulta ancora offuscato dalle ingerenze di militari e potenze straniere, in Egitto la brutalità della giunta militare ha sostituito quella di Mubarak, in Libia la bandiera verde di Gheddafi è stata imbrattata dal sangue del dittatore e messa fuori legge per dare spazio a quella monarchica che vigeva prima della rivoluzione verde, fino ad allora proibita dal regime di Gheddafi. Morti e scontri si registrano ancora in Egitto tra manifestanti favorevoli alla costituzione di un governo civile  e soldati della giunta militare al potere, mentre in Libia si spara ancora nonostante la brutale fine di Gheddafi e la cattura del ''delfino'' del regime Saif  el Islam. Una descrizione questa che sembrerebbe vanificare le straordinarie mobilitazioni popolari, ma basti spostare i riflettori sulla Tunisia, definita da quotidiani arabi come  il faro della primavera araba, per ricredersi. Un anno fa crollava il regime di Ben Ali , nove mesi dopo sono state indette le prime e storiche elezioni libere a cui seguirono la storica riunione dell'assemblea costituente e sopratutto il pacifico passaggio di poteri tra il presidente ad interim ed ex presidente del parlamento di Ben Ali, Foued Mbeza'a, e Moncef Marzouki, leader del partito vincitore CpR ( Congress pour la republique) e grande attivista dei diritti umani esiliato da Ben Ali in Francia. Un passaggio democratico esemplare, ma pagato a caro prezzo dalla popolazione, in quanto la Tunisia versa ormai da mesi in una profonda crisi economica dove persino i beni di prima necessità come il pane e il latte arrivano a mancare, spingendo cosi milioni di giovani tunisini ad imboccare la strada dell'immigrazione clandestina verso l'Italia. I tempi per poter parlare di un reale cambiamento nel mondo arabo non sono del tutto maturi, in Tunisia si soffre una terribile crisi economica dovuta ai tagli dell'Unione Europea all'economia del paese maghrebino, in Egitto il potere e ancora nelle mani di una giunta militare appoggiata dall'occidente pro-israele  mentre in Libia nonostante la caduta del regime, il CNT ( Consiglio Nazionale Transitorio) ha rinnovato con il governo italiano il trattato di amicizia  anti-immigrazione che  tempo fa strinse l'odiato dittatore con Silvio Berlusconi. Un analisi pessimista nel primo anniversario dell'inizio della primavera araba, dovuta ad un secondo tentativo di '' colonizzazione'' del nord Africa da parte di un occidente in crisi.

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