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venerdì 2 dicembre 2011
"Giù al Sud" c'è rivugghiu...
(testo e video di Fonso Genchi)
La scorsa settimana lo scrittore Pino Aprile, autore del best seller “Terroni”, ha presentato in diverse località della Sicilia (Palermo, Termini Imerese, San Marco d’Alunzio, Messina, Catania) il suo nuovo libro “Giù al Sud”. Dovunque è stato accolto da un pubblico numeroso, disposto ad ascoltarlo con attenzione ed interesse. Niente di nuovo: negli scorsi 18 mesi Pino Aprile ha girato il Sud ed è stato più volte in Sicilia ma anche nel resto del Paese - con qualche puntatina persino in America - per presentare “Terroni”; in realtà, per parlare della vera storia del Risorgimento, mettendo in luce - come ha fatto nel libro - situazioni ed episodi rimasti sconosciuti alla maggior parte dei cittadini che hanno, su questo tema, una informazione derivata quasi esclusivamente dai propri studi scolastici, studi - come oramai è risaputo - molto parziali.
Pino Aprile è stato molto bravo a scrivere un saggio, davvero ben fatto, sulla vera storia del Risorgimento e del periodo successivo (in parte, anche dei 150 anni seguenti…), proprio in prossimità del 150° anniversario dell’Unità d’Italia; ed è bravissimo nel tenere conferenze su questo tema: ne sa parlare con pacatezza e moderazione che non gli impediscono, però, di dire tutto quello che c’è da dire sull’argomento. D’altro canto, la gente del Sud – per una serie di fattori che sarebbe lungo qui elencare – adesso è più predisposta di qualche anno fa a scrollarsi di dosso questa cappa di presunta “minorità” a cui è stata educata, a prendere coscienza del proprio valore, della propria storia; d’altronde prendere coscienza della propria storia, in fin dei conti, delle stesse cause dei propri problemi, aiuta a scrollarsi anche il senso di minorità: è come se si fosse innescato un circolo virtuoso di “liberazione” e di riappropriazione di identità e di dignità. Qualcosa sta cambiando al Sud.
Ed è proprio di ciò che tratta “Giù al Sud”. Aprile racconta il Sud che ha visto e percorso negli ultimi 18 mesi, le interessanti storie – che non passano nei media “ufficiali” – di giovani, di associazioni, persino di sindaci o interi paesi che lavorano per rendere il proprio territorio vivibile e non terra da abbandonare per cercare fortuna altrove. Un Sud che si prepara a rinascere, a invertire rotta; un Sud che, in un colpo solo, vuole liberarsi di criminalità, politica corrotta e subordinazione psicologica, culturale ed economica; un Sud che rivendica con orgoglio la propria storia, la propria passata grandezza, non per nascondere le attuali bassezze ma per attingere forza ed energie per combatterle ed eliminarle.
Diversi capitoli sono dedicati alla Sicilia, per certi versi un mondo a parte, più Isola che Sud. Ma è nel capitolo XIX che questo mondo a parte viene particolarmente analizzato. Secondo Aprile “Il sentimento siciliano per l’autonomia non è una trovata di sfaccendati, come la Padania della Lega Nord. L’autonomia è figlia vera di storia vera della Sicilia, che non deve inventarsi una identità territoriale dai confini a geometria variabile detta Padania (mai esistita)” (…) “L’isola ha passato e cultura di nazione e storia propria, integrata con quella della penisola, ma non sempre”.
Ed anche per la Sicilia vengono narrate storie di oggi, di movimenti, di persone, che lavorano “in ombra” per il cambiamento.
Così “Giù al Sud” finisce per trasmettere speranza, ottimismo; e, in chi è già impegnato in questo processo di cambiamento, la consapevolezza che non si è soli e che un vero “risorgimento” è adesso, dopo 150 anni, davvero possibile.
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