Si sa, tra amici - oltre che in famiglia - spesso parliamo in Siciliano. Difficilmente lo scriviamo, a meno di non essere poeti o cantautori di testi in Siciliano.
In realtà dovremmo dire "difficilmente lo scrivevamo". Infatti, con l'avvento dei social network e delle chat, facebook e whatsapp in primis, le chiacchierate e le discussioni tra amici oggi non le facciamo solo di presenza ma anche 'online'. E come si può rinunciare alla battuta in Siciliano, all'incazzatura in Siciliano, all'uscita 'al naturale' in Siciliano?
Le nuove tecnologie hanno fatto sì che quei siciliani che usavano la loro lingua madre quasi esclusivamente a livello orale, adesso si trovino a doverla usare anche nella versione scritta; ma la maggior parte di essi, non avendo alcuna dimestichezza, commette degli orribili strafalcioni!
Non è raro leggere frasi in cui parole distinte vengono agglomerate tra di loro ("ciamu agghiri!", "minni vaju" etc.) o altre mostruosità ortografiche e grammaticali del genere che rischiano di portare la lingua siciliana, dotata di una antichissima e nobile tradizione letteraria mai interrotta dal 1230 ad oggi, verso una deriva incolta.
In questo contesto nasce l'Accademia della Lingua Siciliana - fondata lo scorso 18 febbraio a Caltanissetta dove sono convenute persone da vari posti dell'Isola - che ha voluto rendere nota la sua avvenuta costituzione proprio oggi, 21 febbraio, quando si celebra la XVIII Giornata Internazionale della Lingua Madre.
Sono una cinquantina, per il momento, le persone che stanno dando vita a questa Accademia; per lo più studiosi, poeti, cantautori, attori, presidenti di associazioni ma anche amministratori di gruppi facebook e semplici appassionati che, in un modo o nell'altro, hanno relazione con la lingua siciliana.
Le finalità dell'Accademia sono espresse nel suo Manifesto fondativo dove si può leggere:
Le finalità dell'Accademia sono espresse nel suo Manifesto fondativo dove si può leggere:
" L'Accademia ha come sua finalità iniziale ed immediata quella di aggregare quanti più poeti, cantautori, studiosi, appassionati di lingua siciliana, associazioni culturali, persone che, a vario titolo, si occupano direttamente o indirettamente di lingua siciliana, attorno a poche e ovvie regole ortografiche e grammaticali condivise per poter offrire al sempre più crescente numero di siciliani che cominciano a usare, soprattutto sui social ma non solo, la lingua siciliana scritta (per semplici post e commenti ma anche per scrivere poesie, nomi di esercizi commerciali, testi e slogan pubblicitari etc.) un punto di riferimento al fine di evitare di commettere errori grossolani.
Non rientra fra le finalità immediate dell'Accademia quella di proporre una standardizzazione rigida della lingua siciliana, pur non escludendo, nel futuro, ove le condizioni fossero favorevoli, la possibilità di una operazione del genere".
Non rientra fra le finalità immediate dell'Accademia quella di proporre una standardizzazione rigida della lingua siciliana, pur non escludendo, nel futuro, ove le condizioni fossero favorevoli, la possibilità di una operazione del genere".
L'Accademia, contestualmente alla sua fondazione, ha già prodotto un documento con sei consigli per poter scrivere correttamente in Siciliano. Eccoli:
1. Si consiglia di scrivere l'articolo determinativo per intero: LA, LU, LI. Se si dovesse optare per scriverlo, per esempio in discorsi diretti (o per qualsiasi altra ragione), nella sua forma abbreviata, si metta il segno grafico ' e lo si metta nel posto giusto, cioè dove è caduta la consonante: 'A, 'U, 'I. E' grave errore scrivere A', U', I' !!!
2. E' assolutamente da evitare l'uso di particolarismi locali: se si dovesse, ad esempio, scrivere la parola siciliana per "carta", un catanese non scriva "catta", un palermitano non scriva "caitta" ma si scriva "carta", come hanno scritto il catanese Martoglio ed il palermitano Meli e come attestato nei testi letterari in Siciliano di ogni epoca e provenienza geografica.
3. Non si usino doppie consonanti iniziali nelle parole che iniziano con le lettere B e G. Dunque si scriverà giummu e non ggiummu; babbu e non bbabbu.
4. Non si evidenzi graficamente il rafforzamento fonosintattico, se non nelle forme univerbate. Si scriva, dunque, tri setti (tre sette) e non tri ssetti, però si scriverà trissetti (gioco di carte); a jùnciri (ad unire) e non a ghiùnciri, però agghiùnciri(aggiungere); ecc.
5. Nessuna parola termina in Siciliano con e oppure o non accentate.
6. Non si evidenzi graficamente la rotacizzazione della D. Si scriva, per "dire", diri e non riri; per "dare", dari e non rari; per "domani", dumani e non rumani; la preposizione "di", di e non ri, etc. E' accettabile scrivere la R solo in quelle poche parole dove è stata persa la memoria della presenza della D etimologica.
Spero che tutti i siciliani si rendano presto conto dell'importanza che ha la propria lingua, quella siciliana appunto, per sentirsi uniti come un solo popolo, così come auspicava il grande poeta Ignazio Buttitta (https://it.wikipedia.org/wiki/Ignazio_Buttitta)...
RispondiEliminaMa anche i poeti che scrivono in siciliano o in qualche dialetto locale del siciliano si rendano conto che il riconoscimento ufficiale della lingua siciliana come seconda lingua legale della nostra regione darebbe maggiore dignità alla cultura siciliana ed indirettamente perfino alla stessa economia della nostra meravigliosa isola, regina del Mediterraneo.
ANTONELLA SORANO,21 FEBBRAIO 2017
RispondiEliminaCredo di avere sempre applicato nei miei lavori in lingua siciliana le regole lette sopra,ho insegnato lingua siciliana ai miei alunni,quando ancora era vietato farlo ,lottando contro i genitori,fino a convincerli che era un onore parlare la lingua siciliana.Ho tradotto Pinocchio alcune favole di fedro,pubblicato IU CANTU ,poesie siciliane ma ho voglia di imparare sempre si piu',per cui sono felice di fare parte di questa vostra bella iniziativa
ANTONELLA SORANO
EliminaFELICE DI FARE PARTE DI VOI
Bisogna stabilire un siciliano standard
RispondiEliminaAvi na vita che scrivu mazarenese e mi jenchi u cori sapiri chi si cumenza a pigghiari pusizzioni ppi fari rrispittari u nusciu parrari. Se mi l'assiru dittu ppi tiempu n'assi vulutu farini parti. Ma bonè c'è sempri tiempu ppi scrivirimicci. Facitimi sapiri masaparò dunna si trova a sedi di st'Accademia. a
RispondiEliminaPpi darimi risposta vi dugnu mail mia e facitimi sapiri dunna m'ha scriviri luigi.cinardo@gmail.com
RispondiEliminaccsalve volevo saper se in sicilia ci sono zone dove si parla il siciliano puro ????.pwer esempio sono di palma di montechiaro e vedo che quando parliamo il siciliano e simile a quello e perfetto a quello che a scritto sul giornale citato dalla accademia siciliana grazie,
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