lunedì 25 novembre 2013

L'orologio

by Irene Fiordilino

Tic. Tac.
Tic. Tac.
Sto per impazzire, l'incessabile ticchettio dell'orologio, l'orologio che non si vede, l'orologio nella stanza, l'incessabile ticchettio mi perseguita ogni notte.
Sto per impazzire.
Ho comprato questa casa in centro storico non più di tre mesi fa, a metà del prezzo che credevo valesse, in realtà unicamente al prezzo della mia salute. Me l'ha venduta un uomo grezzo, sulla sessantina, pieno di debiti. Volevo farci il mio studio, uno studio ampio e luminoso in cui poter dipingere ed esporre i miei quadri liberamente. È per questo che per dormire ho scelto la stanza più piccola tra tutte, una stanza tanto piccola che la mia ex moglie non l'avrebbe giudicata sufficiente nemmeno per il ripostiglio.

sabato 23 novembre 2013

"Obnimayu"

by Marco Ferrante

È solo che luna oggi brilla più forte,
fa sembrare le cose attorno non vere,
e gli alberi sembrano i disegni
delle storie dei libri per bambini.

Immagino il suo computer spento,
forse ancora sul tavolo della sua scrivania
nel suo appartamento.
E lì dentro magari ci sono foto
che forse nessuno guarderà più.

Stupor Mundi n°98



Edizione di Stupor Mundi n°98, del 22 novembre 2013.

Questi gli argomenti trattati nei servizi di questa puntata:
- Echelon e il sistema di intercettazioni internazionali
- Il parco Villa Turrisi e il verde pubblico a Palermo

Note linguistiche: i vari termini sono trascritti seguendo i dizionari del Mortillaro e del Pasqualino.

martedì 19 novembre 2013

L'opera dei pupi

by Marco Ferrante
photo by Pippo Zimmardi

Mio nonno sapeva raccontare
e mia nonna sapeva sorridere.
Lo faceva con tutto
raccontava della guerra
della pace, dei francobolli
e del sorriso della nonna
che continuava a sorridere

lunedì 18 novembre 2013

ai morti nel niger

di guido monte

migranti da agadez ad arlit,
con due vecchi camion,
verso tamanrasset,
per andare a chiedere l’elemosina
davanti alle moschee. 
ma nel deserto
qualcosa si è rotto,
gli autisti sono fuggiti,
e i migranti si sono trovati soli
y los migrantes fueron abandonados
abbandonati nel Sahara dai `passeur´
che avevano pagato a caro prezzo

e mancavano solo
meno di dieci chilometri
ma loro non lo sapevano
quasi novanta anime
quasi cinquanta bambini
dal niger verso l’algeria

i testimoni hanno trovato
i cadaveri sparsi in piccoli gruppi,
ognuno di una madre e dei suoi piccoli
morti di sete sotto il sole
muertos en el calor del sol


Le "Sentinelle in Piedi" a Palermo; come i "Veilleurs debout" in Francia. (2)



di Fulvio Pesco

Le "Sentinelle in Piedi" sono state viste anche questa domenica, 17 novembre. Dopo la "veglia" di domenica 10 novembre alla Statua (di cui abbiamo qui riferito), le Sentinelle palermitane hanno vegliato questa domenica nel pieno centro della città: a piazza Ruggiero Settimo. Sempre, in silenzio, sempre con un libro in mano, sembravano tutte orientate verso una bizzarra statua che occupa uno spazio in piazza da qualche settimana, rappresentante un asino capovolto sovrastato da una piramide (alcuni vedono in essa una chiara simbologia massonica). 

sabato 16 novembre 2013

VELI di CIPOLLA


di Daniela Palumbo

Salti e salti,
senza uccelli da inseguire.
Viene lei e t’annusa
col suo solo occhio.
Sul segno di ruota
lento arriva l’uomo,
indietro di un passo …
Lui prende la pala,
si porta l’ultimo calore.
Poi posa la pala sui veli di cipolla.

mercoledì 13 novembre 2013

corsia numero sei


di guido monte  
(dal racconto di anton cechov

un padiglione abbandonato dell’ospedale,
dentro un bosco di lappole, il tetto arrugginito,
il camino a pezzi,, i campi verdi che guardano
e invadono questo carcere triste.
e mucchi enormi di rifiuti d'ospedale.
e nikita, il custode-infermiere ottuso,
che colpisce per far male,
picchiare 
l’unica via per lui possibile
per mantenere un presunto ordine.
 
e cinque malati, pazzi, seduti sul letto.

Le "Sentinelle in Piedi" a Palermo; come i "Veilleurs debout" in Francia. (1)


di Fulvio Pesco

Chi domenica 10 novembre scorso, intorno alle 22:00, si fosse trovato a passare, a piedi o in macchina, dalla "Statua" - così i palermitani chiamano piazza Vittorio Veneto - si sarà sorpreso non poco nel vedere alcune persone sostare in piedi, in silenzio e con un libro in mano, al centro della piazza, tutti orientati verso via Libertà. Probabilmente si sarà chiesto chi mai fossero e cosa ci facessero lì. Erano semplicemente delle "sentinelle in piedi"; questo è il nome che si son date in Italia - già hanno vegliato in molte altre città della penisola - le persone che hanno deciso di seguire l'esempio dei veilleurs debout /les sentinelles francesi. Ma chi sono, a loro volta, queste sigle francesi?

domenica 10 novembre 2013

Da Padre Messina


di Sandra Collura

(luoghi)

Perché sposarsi proprio da Padre Messina?
Nessuno se lo ricorda più.
Lì, di fronte al golfo di Palermo
Lì, di fronte al mare era
il rifugio degli orfani e degli abbandonati

sabato 9 novembre 2013

Stupor Mundi n°97



Questi gli argomenti trattati nei servizi di questa puntata:
- Legge per la stabilità
- Video musicale della canzone in lingua siciliana "Canzuni d'amuri" dei Calandra & Calandra

Nota linguistica: i vari termini sono trascritti seguendo i dizionari del Mortillaro e del Pasqualino.

venerdì 8 novembre 2013

RICORDI di FAMIGLIA

di Daniela Palumbo
C’è tutto un mondo dietro a un divano.
Scommettiamo?
Ci sono biro di tanti colori
locomotive senza più carbone
animaletti di famiglie estinte
musi lunghi e code variopinte
qualche coriandolo
puntini puntini
due mattoncini …
La caramella dal guscio indurito,
ma ancora dolce,
l’amico perduto.
Trovi di tutto dietro al divano.
Se guardi meglio ti scopri anche tu.
Ti riconosci? …


giovedì 7 novembre 2013

Song

by Ornella Purpura
photo by Noemi Zanardi

Your freedom
tastes like
gunpowder.

How strange
is your
medicine.

Because
even if I
take it.

Dying is
the best thing
I could do.

Your freedom
tastes like
blood.

It keeps
my brain
awake.

Because
it reminds
me of

the gun
you point
at it.


martedì 5 novembre 2013

La leggerezza dei sensi

di Rosario Ales
La lettura del libro di Francoise Hèritier “Il Sale della vita” ed. Rizzoli, considerato un bestseller in Francia, ha suscitato in me veri momenti di gioia, coinvolgendomi in una sorta di soggettivo monologo interiore, fatto di associazioni libere o provocate da ricordi, un gioco interiore di evocazioni immaginative prodotte dai sensi.

lunedì 4 novembre 2013

A volte

by Marco Ferrante
foto by Ruggero Pane

Il mondo è brutto perché:
il tempo ti costringe a mantenere il corpo in forma
non è vero che alla fine il buono vince
anche quando il buono vince non è che una statistica
la gente speculerà qualcosa di cui il buono neanche sa
si è spesso soli quando non lo si vorrebbe
anche quando cerchi di cambiare le cose non è detto che basti
dopo anni ti ritrovi a fare le stesse identiche cose di dieci anni prima
comunicare qualcosa di semplice a volte è difficile
non è mai stato chiaro l'uso della punteggiatura
condividere qualcosa di bello a volte è impossibile
gli scacchi non sono un gioco onesto
le persone col tempo a volte vanno via, per sempre
perché i fornelli elettrici cambiano il sapore del caffè
perché le fate non esistono
perché non sappiamo come e quando moriremo
perché non leggeremo tutti i libri che vorremmo leggere
perché non abbiamo detto tutte le cose che avremmo voluto dire
perché a volte si dimentica qualcosa che prima conoscevamo bene
perché si dimentica
si dimenticano
le cose che ci piacevano di noi
si dimentica
le cose che sapevamo fare, noi
e che piacevano agli altri
e che ci facevano stare bene, insieme
prima di dimenticare
quello che abbiamo fatto
e di cui mi dimentico

il mondo è bello perché:
ci sono le farfalle
ci sei stata tu, anche se adesso non ci sei più
ci sono i buoni, pochi e oggettivamente soggettivi
gli scacchi non hanno una fine
per il caffè della mattina
perché ci sono ancora mari non inquinati, da qualche parte
perché non sempre sappiamo la verità
la statistica è una scienza di interpretazione, come l'aruspicina
deve esserci da qualche parte qualcosa che abbia fatto sognare le fate
per l'aurora boreale
e il rumore della luce
e i posti dove si possono vedere chiaramente le stelle, ancora
perché trovo ancora canzoni che mi piacciono, se le cerco, perché
dopo anni ti ritrovi a fare le stesse identiche cose di dieci anni prima
quando cerchi di condividere qualcosa di bello la gente sorride, anche se non lo capisce davvero
a volte le persone che pensavi scomparse ritornano, anche se solo per poco
a volte si sorride
perché si possono condividere i libri
perché ho riletto il Piccolo Principe
perché
si può fare a meno della punteggiatura,
a volte


domenica 3 novembre 2013

Il sud è sporco

di Raimondo Augello
“Una terra trasformata, resa misera colonia/

La metafora del male quasi fosse Babilonia”

(Valerio Minicillo)

Giovedì 31 ottobre la Camera dei Deputati ha deciso di rendere pubblici i verbali relativi all’audizione davanti alla commissione parlamentare sulle Ecomafie di Carmine Schiavone, il pentito che con le sue confessioni aveva  fatto crollare il clan dei Casalesi. Si tratta di dichiarazioni rese nel lontano 1997, ma che per ben sedici anni sono rimaste coperte dal segreto di Stato, impedendo che l’opinione pubblica potesse avere un’idea precisa di quanto accaduto in Campania e non solo; un segreto di Stato che finalmente la Camera ha ritenuto opportuno far cadere dando voce agli orrori che da quel vero e proprio vaso di Pandora iniziano a venir fuori. Una scelta dovuta, secondo la presidente Boldrini, alle popolazioni di quelle terre, investite da un dramma che pare senza fine e senza voce.


venerdì 1 novembre 2013

Ricordando Cechov


di Rosalba Morici

brividi ...
se l'inferno c'è, sarà così
l'inferno della vita
senza risorse senza possibilità
l'inferno delle scelte subite e imposte
l'inferno della passività
dell'inutile sopraffazione
l'inferno di chi ci sta accanto e
non ce ne accorgiamo
l'inferno di chi è lontano
da tutto e da tutti
l'inferno di chi amiamo
ma non fino in fondo
l'inferno di chi non ha risorse
e noi non gliene possiamo dare

l'inferno nei nostri cuori
quando non sappiamo volare
quando non vogliamo salire sul sicomoro
quando non ci riconosciamo
e non riconosciamo la leva della nostra speranza.