di Rosario Ales
“ Nulla due volte accade / né accadrà. Per tal ragione / si nasce senza esperienza, / si muore senza assuefazione./…/ Non c’è giorno che ritorni, / non due notti uguali uguali, / né due baci somiglianti, / né due sguardi tali e quali.” ( Nulla due volte - W.S. La gioia di scrivere, Adelphi 2009, pag. 45). Questa nota poesia della Szymborska, i cui versi sono entrati nel repertorio di cantanti, come Jovanotti in Buon sangue, mostra come la poetessa, Premio Nobel per la letteratura nel 1996, ha saputo trovare il suo pubblico di lettori anche in Italia, grazie all’attività di traduzione, realizzata da Pietro Marchesani e alla divulgazione delle sue poesie, apprezzate con entusiasmo da Roberto Saviano, nella trasmissione televisiva di Fabio Fazio.
I giornali di tutto il mondo hanno dato notizia della sua morte a Cracovia il 2 gennaio di quest’anno, annoverandola tra i più grandi poeti contemporanei polacchi insieme a C. Milosz e Z. Herbert.
E’ una scrittrice, come ricordato dal suo traduttore italiano Pietro Marchesani in una intervista a RaiLibro, “... che ha vissuto l’esperienza del totalitarismo nazista, di quello comunista, le perdite, le sofferenze, anche quelle che dà la vita, ma di fondo in lei c’è un’accettazione della vita, malgrado… la vita è l’unica cosa che abbiamo e, quindi, la Szymborska riconosce alla vita un grande valore.” Ogni sua poesia rivela in lei la fascinazione della parola poetica, rigenerata in un indeterminabile, incessante scaturire di senso; “ la poesia nasce dal silenzio”, ha sempre affermato, l’intimità del silenzio prende forma nella leggerezza della parola, per dare voce all’universale nei segni particolari in lei caratterizzati da “ incanto e disperazione ” ( Il cielo – ibidem, pag. 495) .
La semplicità delle parole, evocate in impertinenti associazioni, nasconde una straordinaria complessità di pensiero. La parola poetica agisce come strumento per scandagliare la realtà, per sentire il tempo. In Vista con granello di sabbia (ibidem, pag. 423) “ Lo chiamiamo granello di sabbia. / Ma lui non chiama se stesso né granello né sabbia. / Fa a meno di un nome generale, individuale, / permanente, temporaneo, / scorretto o corretto. / Del nostro sguardo e tocco non gli importa. /.../ Tre secondi, però, solo nostri. / Il tempo passò come un messo con una notizia urgente.”
Il senso dei singoli particolari, il significato specifico intuito nella creazione dell’ atto poetico, “ nel linguaggio della poesia, ogni parola ha un peso, non c’è nulla di ordinario e normale”, così la Szymborska conclude il discorso, tenuto in occasione del conferimento del Premio Nobel, pubblicato nell’opera antologica, curata dallo stesso Marchesani in Vista con granello di sabbia, Adelphi 1998.
Il primato del testo poetico rispetto al suo autore, ci svela l’originale esperienza di solitudine del poeta, che ben lungi da una condizione di isolamento dal mondo, comunica l’essenziale nell’ essere assorbito dall’attività creativa, in silenzio, in attesa di se stesso, davanti a un foglio di carta non scritto (ibidem, pag. 15).
Per la poetessa polacca il daimon interiore muove alla ricerca di risposte provvisorie e mai pienamente soddisfacenti, una maieutica di stampo socratico, come ha scritto Berardinelli che trae ispirazione da due piccole paroline:“non so”. Piccole, ma alate. ( ibidem, pag. 17 )
In questi versi con una accentuazione lirica la Szymborska si domanda: “ Ma cos’è mai la poesia? / Più d’una risposta incerta / è stata data in proposito. / Ma io non lo so, non lo so e mi aggrappo a questo / come all’àncora d’un corrimano.” ( Ad alcuni piace la poesia - La gioia di scrivere, 2009, pag.501).
Nel magistrale discorso, tenuto nel giorno del conferimento del Nobel per la letteratura a Stoccolma, la poetessa concepisce con ironia un dialogo immaginifico con l’Ecclesiaste domandando: “ o Ecclesiaste, che cosa intendi scrivere, di nuovo sotto il sole. Qualcosa con cui contemplerai ancora i Tuoi pensieri, o non sei forse tentato di smentirne qualcuno? Nel Tuo poema precedente hai intravisto la gioia- che importa se passeggera? “ (Vista con granello di sabbia, Adelphi 1998, pag.18).
L’ispirazione poetica – afferma Wislawa Szymborska – nasce da un incessante “non so”, l’ istanza di una mancanza che chiede riempimento, è il suo affermare “non so”; accettazione di una risposta provvisoria e del tutto insufficiente, di un animo inquieto ed eternamente alla ricerca. La sazietà è la morte dell’ispirazione poetica, la chiusura ad una domanda di senso.
Il mondo, questo smisurato teatro, per cui abbiamo sì il biglietto d’ingresso, ma con validità ridicolmente breve, limitata dalle due date categoriche. ( ibidem, pag. 18 )
Il vivere nel mondo, genera di per sé, ad uno sguardo attento e consapevole, stupore; dopotutto ci stupisce ciò che si discosta da una qualche norma nota e generalmente accettata. (ibidem, pag. 19)
Per un miracolo - intona la poetessa – “ basta guardarsi intorno: il mondo onnipresente ” ( La fiera dei miracoli - La gioia di scrivere, 2009, pag. 483), la pietra, la nuvola svolazzante, il frutteto, la mucca, la concreta esistenza di ogni cosa e di ciascuno di questo mondo reale, genera stupore e le parole del poeta, rigenerate dall’uso ordinario del parlare comune, acquistano una profondità illuminante.
I temi di riflessione delle sue poesie, prendono spunto dal quotidiano, per trasformarsi in uno stile alto ma colloquiale, come nei versi conclusivi della poesia, Amore a prima vista (ibidem, pag. 537 ): “ Ogni inizio infatti / è solo un seguito / e il libro degli eventi / è sempre aperto a metà.”
Effettivamente Wislawa lo meritava :)
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