mercoledì 30 maggio 2012

Frammenti n.4

di francesca saieva

photo by maria venere licciardi

Un muro bianco di musica (Pessoa) come partitura d'addio (Mercier). Con lo sguardo cerchi il 'nuovo' Orizzonte, come ciò che anela la Cura. La muraille en face du veilleur (Rimbaud), il muro di fronte a chi veglia, silenzioso tra corde risonanti e pagine ingiallite. Ma l'occhio, volontà, mostra la tua Natura, vagito e rantolo di quell'idea, ombra sulla parete. Ora, in sordina, l'armonia trova gli accordi. Sono virtuosismi dell'animo, gli inganni dell'uggioso giorno (Shakespeare). E nel respiro della musica, ti sembra di udire: "je n'ai pas oublié la chanson que tu me chantais" (Prévert)

Tracce come templi costruiti con le mani (Wilde). Piacevole fatica... al tatto, solo pioggia sottile tra le pieghe dell'Essere. Toni oscuri, nottambuli diurni (Nietzsche) per nitide complicità. Da sempre la nostalgia e malinconiche le nere Kere di Mimnermo ti seguono. Da sempre rumori, aggrappati all'amore per l'Oggi, condivisa Passione per ciò che si cela in un prato adorno di fiori (Jung). Elettive affinità nell'ingorgo caotico di esseri sempre bisognosi (Schopenhauer). Scrivere del Tempo, la sua traccia, mentre qualcuno ode la pioggia (Pessoa).
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Il deserto scorre lentamente negli occhi (Bachmann) mentre dài 'forma' all'assenza, misurando il succedersi delle orme. La pulsazione persiste al tempo (Schopenhauer) e tu, natura naturans, non chiedi ma esigi il tuo 'volere'. Pensieri di sabbia odorano di una primavera che accenna il suo nascere, nei chiaroscuri di ciò che non è più. Réverie per i vostri pensieri, lungo la via della Seta; per queste ‘mie’ parole, se anche parlassi la lingua degli angeli, ma non avessi amore, sarei solo un bronzo risonante (Paolo).

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