lunedì 14 maggio 2012

Frammenti n.3

di Francesca Saieva

photo by Maria Venere Licciardi

Da uno scoglio piatto ali salmastre planano su tavole di cielo, rossore del perfetto cerchio, mentre lapilli si spengono sull'acqua esigente di sole. Soltanto sensibilità (Woolf) di terra e argilla, es brauchet aber Stiche der Fels und Furchen di Erd' (Hölderlin), perché l’anima senta germinare le ali (Platone), ora che nel Silenzio niemand bespricht unsern Staub (Celan). Forse… s'indugia restando sull'orma del proprio passo.
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Voisins du Méandre (Rimbaud), vicino al Labirinto un Tempo altro, la stessa Origine. Ora unica al cadere dello sguardo (Heidegger). Il possesso non ti appartiene, eppure ne custodisci la 'presenza' nel suo farsi incontro. Entgegen-weilen (Heidegger). Da quando il falò si è spento, la grigia cenere (Bulgakov) ne ha bruciato i contorni. L'isolotto è ormai deserto, fin quasi alla luna (Bulgakov). Ascolta i notturni di rumori e visioni. Sono les arrêts de la vie (Rimbaud).

Nur zwei Dingen (Benn), immobile il soppesare, wesan, così come les feuilles mortes se ramassent à la pelle (Prévert). Non oblio ma nascosta rapidità dell'assenza (Heidegger), possibilità della 'visione', scolpita con foglie d'acanto... tra reticenze a forma di frontoni spaccati (Dalì), perchè così ti piace immaginare. Nel frastuono metropolitano, ti perdi nel brusio del quotidiano volere, all'ombra di un rifugio roccioso dove ti accoglievano, rotondi come balaustre, calmi sorrisi (Dalì). E' amore nuovo. Ma alla porta del desiderio solo la presenza di un'idea (Schopenhauer). Allora cosa resta? Die Leere und das gezeichnete Ich (Benn).

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