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martedì 10 aprile 2012
Roma vuole commissariare la Sicilia
di Marcello Russo
(fonte: http://www.ilmoderatore.it/)
È una di quelle notizie che fanno venire i brividi a coloro a cui sta a cuore la sorte di questa terra. In un precedente articolo avevo scritto che con l'arrivo del governo Monti lo Stato italiano veniva commissariato, ma che all'interno della Repubblica italiana vi era un altro Stato che aveva ancora un Governo politico, ovvero la Regione siciliana. Sono passati pochi mesi ed eccoci qua a vedere, sotto la scure dell'oligarchia finanziaria, cadere, probabilmente, questo ulteriore baluardo democratico, tra l'altro il più antico del mondo.
L'accusa è tra le più bizzarre che potessero essere elaborate, ossia che la Regione Siciliana abbia violato lo Statuto autonomo in quanto il suo bilancio non sarebbe in regola essendoci delle voci senza copertura finanziaria. La Regione ha violato lo Statuto? Questa accusa è un'offesa all'intelligenza dei siciliani. Con quale coraggio lo Stato italiano minaccia di commissariare la Sicilia, tra l'altro solo con l'accusa di non avere i conti in regola, quando le più grandi violazioni nei confronti dello Statuto provengono proprio dallo Stato italiano? Quanti soldi ha rubato lo Stato italiano ai siciliani con la non applicazione dell'articolo 36, dove il numero ed il tipo di tasse da far pagare nella Regione Siciliana sono di competenza della Regione?
E con l'articolo 37, dove viene indicato che le imprese che hanno sede legale fuori dalla Sicilia, ma che operano all'interno di essa dove pagare le tasse alla Regione? Vogliamo parlare di come la Corte Costituzionale, in maniera incostituzionale, si sia sostituita all'Alta Corte, unico organo delegato a dirimere le controversie tra Stato e Regione, e i cui componenti sono eletti da entrambi gli enti a differenza della Consulta che sono eletti esclusivamente dallo Stato? Oppure della presenza dei prefetti che stando all'articolo 15, in Sicilia, non devono esistere, così come le province?
Potrei continuare per ore, ma credo che già questo basti per far capire chi sia a non rispettare la legge, e proprio come ebbe a dire Giuseppe Alessi, il primo Presidente della Regione Siciliana, in una conferenza su Mafia e potere politico tenutasi a Catania nel 1968: "Io ritengo responsabile primario del mondo mafioso lo Stato, quello stesso che in Italia, dai giorni dell'Unità ad oggi, ha dato la dimostrazione legislativa ed amministrativa dello spregio della legge. Se mafia vuol dire extralegalità, rifiuto della legge, sostituzione del fatto imperioso e prepotente alla norma e al rapporto giuridico, se la mafia vuol dire tutto questo, e contemporaneamente si considera la storia della nostra Isola dal plebiscito ad oggi, ci accorgiamo che si tratta di una sequela di sopraffazioni in cui lo Stato è il primo ad affermare l'inutilità della legge, l'offesa alla legge." Se lo Stato italiano si sente in dovere di commissariarci solo per un bilancio non a posto, allora noi, in virtù di tutte le sopraffazioni dello Stato, possiamo sentirci in dovere di dichiararci indipendenti.
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