mercoledì 18 aprile 2012

Frammenti n.2



di Francesca Saieva

photo by Maria Venere Licciardi


Dalla falconiera, fra pareti rocciose di pietra lavica osservi il trascorrere dell' 'ora', su per una discesa di terra, e le zolle giù fino al mare dei ricordi. Non è la tua terra, non parla, e qui afone sono le tue radici, soltanto l'odore del fieno rovente tra covoni assolati ti seduce, al suo nascere e morire nelle tinte della tramontana. Mentre le parole, stilo chiaro d’anima (Celan) bagnano stropicciate lenzuola di carta, bianchi lembi tergono il filamento deserto-cielo (Celan). In questo esistere l'adesso è un muto ricordo? Ma io ne ascolto ancora la voce, parola purpurea (Celan) come bella sintassi del mio corpo (Sanguineti).


Anche questa giornata viene di là (Hikmet), ne hai certezza da quando hai visto sorridere la luna; guardava giochi acquatici tra le spume. Di là, grosse gocce di miele (Hikmet), come grappoli sui tralci, sono braccia avviluppate sulla soglia dell'Assenza; la stretta è ormai morsa sempre più forte nel nitido levarsi del Desiderio e tendere del Bisogno (Ruysbroeck).

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