di Vito Imburgia
Quando ero bambino, mi compiacevo di chiamarmi Vito come il nonno e mi consideravo fortunato. Crescevo in un piccolo paese di campagna. Un borgo, vicino a Palermo, adagiato sopra una collina, che domina un largo golfo il quale si stende fra monti, colline e case variopinte…
Vicino al nonno, fra la gente, mi sentivo osservato e mi ritenevo importante. Subivo il suo carisma… affascinato, pensavo che, in un confronto, “il… mio nonno battesse Napoleone e persino Garibaldi, l’eroe dei due mondi”…. Avendo visto solo il vicino porticciolo di Solanto… Nella mia fantasiosa storiella, io pensavo che “quei barconi fossero come quelli che, salpando da Quarto l’hanno portato a Marsala, per compiere la spedizione detta “dei Mille”, alla quale si era unito l’altro mio nonno Nino, per combattere i Borboni, assieme a molti altri patrioti siciliani” mi domandavo: “cosa avrebbe potuto fare… il generale con i suoi mille uomini, anche se valorosi, senza l’aiuto dei nostri Picciotti”?...
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