sabato 14 aprile 2012

In ricordo di un amore

di Mariagrazia Cardinale

Si dice che far passare il tempo possa aiutare nel provare meno dolore e possa servire a dimenticare… Marzo 1940. Avevo diciotto anni e vivevo a Roma con la mia famiglia… Trascorrevo le mie giornate aiutando mia madre nelle faccende domestiche, leggendo libri e uscendo con i miei fratelli e i nostri amici… La mia vita cominciò a prendere una piega diversa quando incontrai Alexander… era tedesco sì, ma ebreo… Le difficoltà aumentavano anche per noi, gente comune, in Italia… Noi donne eravamo costrette a lavorare per cercare di non morire di fame e per mandare avanti l’economia del nostro paese… ormai non avevamo più niente e la nostra bella casa era semidistrutta.




Marzo 1940. Avevo diciotto anni e vivevo a Roma con la mia famiglia. Ero una ragazza alta, magra, con dei lunghi capelli ricci color rame e gli occhi verdi; avevo molte lentiggini sul viso e una voglia matta di vivere la mia vita in maniera del tutto spensierata. Avevo due fratelli che erano più grandi di me, Antonio e Giovanni, belli anche loro, ma non quanto me, ma tutti e tre avevamo un legame molto speciale, che superava il semplice amore fraterno. Trascorrevo le mie giornate aiutando mia madre nelle faccende domestiche, leggendo libri e uscendo con i miei fratelli e i nostri amici. Avevo l’impressione che nulla mi mancasse e, da eterna sognatrice quale io ero, immaginavo che, un giorno, avrei avuto una famiglia felice come quella in cui vivevo.


Decisi di chiamare il nostro primogenito Alessandro, e dopo nacquero anche Paolo e Luigi. Oggi sono tre uomini bellissimi sposati che mi hanno regalato nove nipoti che amo con tutta me stessa. La mia vita, in fondo, è andata avanti. Oggi posso dire di aver realizzato il mio sogno più grande, avere una famiglia felice e trascorrere una vecchiaia serena accanto alle persone alle quali voglio bene. Non dico di avere rimpianti perché so che anche lui avrebbe voluto che io superassi tutto e che voltassi pagina per ritornare a essere felice, ma una parte di me ancora spera che, da qualche parte, lui sia ancora vivo e che non mi abbia mai dimenticata, come io non dimenticherò mai lui.

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