domenica 9 marzo 2014

Unknown

By Gianluca Palacino

Dapprima vi è il buio. Uno strano torpore ti avvolge. Caldo. Accogliente.
A un tratto, senti qualcosa, la prima volta forse.
Ed ecco che qualcosa cambia. Luce. Dolore. Stai piangendo. Inconsapevolmente, vagito dopo vagito, ti lanci nella tua nuova esistenza.
I primi anni accade tutto così velocemente: ti insegnano a comportarti "come si deve". Ti parlano di libertà, di bellezza, di varietà. Concetti di cui la tua mente, sin troppo giovane, è all'oscuro, e allora ti fidi, e li prendi per veri. Ti dicono anche a quale dio votarti.



Arriva un momento della tua vita però, finiti gli studi, in cui vieni gettato nel mondo. Un mondo che credevi esserti familiare, un mondo che, purtroppo, non lo è. Allora, educato a credere in un destino che si può cambiare, non ti abbatti, resisti. Se non tu, chi altri potrebbe reggere tale peso? Ma gli anni passano e tutto ciò che credevi di sapere di te stesso e del mondo, come un castello di carte, crolla.
Arrivato al punto di rottura, non piangi nemmeno: il tempo, oltre che le forze, è riuscito a portarsi via anche la tua capacità di provare emozioni. Ti senti vuoto, ma libero. Libero di vivere come ti hanno insegnato a fare.
Sei a pochi attimi dalla fine, qualcosa nel tuo corpo lo avverte. Ecco di nuovo quel torpore. Stai per tornare a casa, ma vuoi comunque fare un breve riassunto della tua vita nella speranza, magari, di trovare qualcosa di bello da portare con te per il viaggio di ritorno. Giunto a destinazione però, la fitta nebbia della dimenticanza ti avrà già avvolto. Di nuovo.
Sarà per la prossima volta.


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