by Marco Ferrante
Marzo,
la mente guarda oltre e ti chiede a cosa dare ascolto
alla pianta che cresce rigogliosa alla tua destra
al frullatore inutilizzato alla sua sinistra
al vino che viene dalla regione del Tokaji
al dente del giudizio,
che senza più ragione spinge e si affatica
per un inutile posto nel mondo.
Dovrei fare davvero dei figli
dopo aver letto quest'ultimo articolo sul riscaldamento globale?
Dovrei pensare che in fondo non c'è niente di nuovo
intensamente
vuol dire che siamo tutti diventati pazzi?
La mente mi dice che può guardare la pianta
ed essere la pianta
e non pensare al dolore del dente
la mente mi dice che posso essere il frullatore
e restare immobile
a marzo nei giorni di pioggia, e di sole,
la mente guarda oltre la finestra
e vede la notte
la notte brancolante
la notte brulicante
la notte che non ha più poesia
da quando la radio è morta
per mano del suo assassino, il computer
che senza poesia manda un vecchio disco jazz
col suo suono perfettamente senza emozioni, digitalizzato.
A marzo la disciplina la misuri con le birre che ti servono dopo,
la pianta che sfiorisce e la mente che guarda oltre e vede
qualcosa che era sfuggito per giorni
la mente guarda la mia faccia riflessa nel vetro del piccolo forno del davanzale
e mi chiede se va tutto bene
se mi sento meglio ora che sono invecchiato
se con il dente va meglio adesso
se ho scoperto una nuova formula magica
che ci salvi tutti dall'inferno di ogni giorno
e dal riscaldamento globale
se voglio ancora fare dei figli
se la musica jazz digitalizzata che arriva dal computer
è semplicemente bella
o manda ancora emozioni
che vengono prima di ogni bellezza
del brulicare e brancolare delle notti bastarde
lontane.
Se a marzo penso di essere impazzito,
è perché l'immagine riflessa ha sorriso con dolore
e la notte odora ovunque di pioggia.
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