di Raimondo Augello
Venerdì 15 febbraio, nei locali della facoltà di
Scienze Politiche dell’Università di Palermo, si è tenuta un’assemblea aperta
alla cittadinanza organizzata dal comitato no Muos. Molti sanno cosa si
nasconda dietro questa sigla, ma a beneficio di chi non sapesse di cosa si
tratti, diremo che nel territorio di Niscemi (Caltanissetta), in luoghi già dichiarati
di interesse comunitario, la Marina americana ha intrapreso la costruzione di
quattro enormi radar satellitari di straordinaria potenza utilizzati per i droni, i modernissimi velivoli senza
pilota, usati sia come aerei spia
che come caccia bombardieri, ultima frontiera della guerra infinita (per citare il titolo di un interessante
saggio di Giulietto Chiesa pubblicato qualche anno fa).
Soltanto altre tre stazioni in tutto il mondo ospitano questo sistema, e tutte localizzate in luoghi desertici: in Virginia, alle Hawaii e in Australia. La scelta di Niscemi, in un territorio abitato, rappresenta dunque una novità, aggravata dal fatto che da venti anni lì si trovano già quarantasei antenne ad alta frequenza. Il problema è che non sono state fatte valutazioni di rischio ambientale e tuttavia il governo Monti ha firmato la concessione, ratificata dal governo Lombardo nel giugno 2012. E’chiaro che il principio di precauzione avrebbe imposto ben altra condotta, anche in considerazione del fatto che proprio a Niscemi, ricerche epidemiologiche hanno messo in luce un notevole incremento dell’incidenza dei tumori da mettersi verosimilmente in relazione con il campo elettromagnetico prodotto dalle numerose antenne già presenti. Negli ultimi mesi la protesta popolare è andata crescendo, anche perché recenti studi pubblicati in questi giorni dal Politecnico di Torino hanno rivelato come già in questo momento l’inquinamento elettromagnetico presente nella zona sfori e di molto i limiti imposti dalla legge e dunque indicando nell’impianto Muos un grave e concreto pericolo per la salute pubblica. Dicevamo della protesta pubblica che ha portato alla nascita di un comitato e alla creazione permanente di presidi spontanei, con in testa le mamme di Niscemi, atti ad impedire la prosecuzione dei lavori. Di fronte a questa mobilitazione di massa, che passa anche attraverso una serie di iniziative volte a sensibilizzare l’opinione pubblica, il governo Crocetta ha portato in assemblea la discussione sulla questione, ottenendo all’unanimità di voti la richiesta che il governo americano desista dal continuare i lavori. “La Sicilia non è una colonia” ha affermato Rosario Crocetta. Di parere contrario appare il governo italiano, che esprimendosi attraverso il ministro Cancellieri ha fatto sapere che “non c'è alcun motivo per impedire l'installazione del Muos” e che “Niscemi rappresenta un punto strategico per la difesa nazionale ”aggiungendo di non ritenere accettabili “comportamenti che impediscano l’attuazione delle esigenze di difesa nazionale” . A parte la “difesa nazionale” su cui ci sarebbe molto da ridire, in considerazione del fatto che i droni sono veri e propri strumenti di distruzione di massa, con una capienza non indifferente di missili e bombe, ciò che qui appare notevole è lo scontro che si profila tra il governo siciliano da una parte, e il governo nazionale e la Marina americana dall’altra. Qualche giorno addietro il delegato regionale inviato alla base di Sigonella per notificare la scelta del governo regionale di far sospendere i lavori non è stato ricevuto dagli americani, con il pretesto formale che la prassi avrebbe richiesto che la notifica passasse attraverso il consolato statunitense di Napoli. Nel frattempo, però, i lavori sono andati avanti, nonostante gli scontri tra manifestanti e forze dell’ordine di alcuni giorni fa, e nonostante un gruppo di mamme sia riuscito ad impedire l’accesso alla base ad un pullmino di militari americani i quali, onde evitare di venire allo scontro aperto, hanno preferito desistere tornandosene indietro.
Soltanto altre tre stazioni in tutto il mondo ospitano questo sistema, e tutte localizzate in luoghi desertici: in Virginia, alle Hawaii e in Australia. La scelta di Niscemi, in un territorio abitato, rappresenta dunque una novità, aggravata dal fatto che da venti anni lì si trovano già quarantasei antenne ad alta frequenza. Il problema è che non sono state fatte valutazioni di rischio ambientale e tuttavia il governo Monti ha firmato la concessione, ratificata dal governo Lombardo nel giugno 2012. E’chiaro che il principio di precauzione avrebbe imposto ben altra condotta, anche in considerazione del fatto che proprio a Niscemi, ricerche epidemiologiche hanno messo in luce un notevole incremento dell’incidenza dei tumori da mettersi verosimilmente in relazione con il campo elettromagnetico prodotto dalle numerose antenne già presenti. Negli ultimi mesi la protesta popolare è andata crescendo, anche perché recenti studi pubblicati in questi giorni dal Politecnico di Torino hanno rivelato come già in questo momento l’inquinamento elettromagnetico presente nella zona sfori e di molto i limiti imposti dalla legge e dunque indicando nell’impianto Muos un grave e concreto pericolo per la salute pubblica. Dicevamo della protesta pubblica che ha portato alla nascita di un comitato e alla creazione permanente di presidi spontanei, con in testa le mamme di Niscemi, atti ad impedire la prosecuzione dei lavori. Di fronte a questa mobilitazione di massa, che passa anche attraverso una serie di iniziative volte a sensibilizzare l’opinione pubblica, il governo Crocetta ha portato in assemblea la discussione sulla questione, ottenendo all’unanimità di voti la richiesta che il governo americano desista dal continuare i lavori. “La Sicilia non è una colonia” ha affermato Rosario Crocetta. Di parere contrario appare il governo italiano, che esprimendosi attraverso il ministro Cancellieri ha fatto sapere che “non c'è alcun motivo per impedire l'installazione del Muos” e che “Niscemi rappresenta un punto strategico per la difesa nazionale ”aggiungendo di non ritenere accettabili “comportamenti che impediscano l’attuazione delle esigenze di difesa nazionale” . A parte la “difesa nazionale” su cui ci sarebbe molto da ridire, in considerazione del fatto che i droni sono veri e propri strumenti di distruzione di massa, con una capienza non indifferente di missili e bombe, ciò che qui appare notevole è lo scontro che si profila tra il governo siciliano da una parte, e il governo nazionale e la Marina americana dall’altra. Qualche giorno addietro il delegato regionale inviato alla base di Sigonella per notificare la scelta del governo regionale di far sospendere i lavori non è stato ricevuto dagli americani, con il pretesto formale che la prassi avrebbe richiesto che la notifica passasse attraverso il consolato statunitense di Napoli. Nel frattempo, però, i lavori sono andati avanti, nonostante gli scontri tra manifestanti e forze dell’ordine di alcuni giorni fa, e nonostante un gruppo di mamme sia riuscito ad impedire l’accesso alla base ad un pullmino di militari americani i quali, onde evitare di venire allo scontro aperto, hanno preferito desistere tornandosene indietro.
Dunque, se abbiamo ben capito, siamo di fronte ad un
governo regionale che, in piena attuazione dei diritti sanciti dal proprio
Statuto autonomistico, facendosi interprete della volontà popolare, ingaggia
uno scontro diplomatico che oserei definire epico con il governo nazionale e
con i vertici militari della più grande potenza mondiale: insomma, David contro
Golia. Comunque la si pensi, ce ne sarebbe abbastanza perché i mezzi di
informazione, così proni quotidianamente a dare risonanza ad un batter di
ciglio di (che ne so?) un Maroni, mettessero al centro delle proprie notizie un
fatto di portata a mio avviso storica, ma nei telegiornali nazionali non c’è
traccia di quanto sta accadendo a Niscemi: l’informazione è confinata ai
notiziari locali, quasi si trattasse di cronachetta di provincia, e per i più
volenterosi è affidata all’affannosa ricerca su internet. Forse ha ragione Pino
Aprile a scrivere che ciò che avviene al Sud non fa notizia, a meno che “non si tratti di mafia o monnezza” e viene in mente quanto il cantautore Mimmo
Cavallo dice in un suo brano dedicato alla Salerno-Reggio Calabria (“la Salerno-Reggio ti può illuminare, ti
dice quanto qualcuno pensa a te!”). Verrebbe naturale chiedere a mamma Rai, parafrasando un
noto spot pubblicitario di qualche anno fa: “Ma tu, quanto mi pensi?”
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