di
Francesco Scrima
“Oggi è proprio finita”
– mi dicevo – “è finita…”
(e già nel vortice
inghiottivo le parole
e non la sentivo più mia
chissà com’era, dov’era, cosa era)
di colpo tornavo a
bastare a me stesso
nel gioco dell’esistenza
(se l’essere non basta)
e freddo e vento erano
freddo e vento
e la pioggia una cosa
inerte che bagna
tutto – improvvisamente
spietatamente banale.
Raggiungere l’ubi consistam
desiderio carnale
e quello stupido bisogno
di felicità
(cos’è “felicità”?)
ma già i pensieri
s’assommano ai pensieri
no, non c’è più un ieri
- mai più dovrà esserci
nella mia vita un ieri –
e saperti appagata forse
è il meglio
che possa chiedere –
eccome! – e, potessi,
lo chiederei
per sorriderne con chi
ti sta vicino.
Ecco, torna il tarlo a
rodere il cervello.
Ma: che importa?
(IT
DOESN’T MATTER !!!)
l’intelletto si ciba del
suo cibo
quello che non si
corrompe
ed è vivo – capite? – è
vivo come mai
pronto al decollo, al
volo interminabile,
a imboccare le correnti
giuste
(habet non habetur)
unico vero trionfatore!
È un rullo compressore
che ci
sovrasta
e le parole sono le sue
dita
taglienti dita a
carezzare…
Per questo – mi senti?
puoi più sentire? –
per questo
“Non c’è vita mai / che al suo sogno basti”
(sii realista,
una volta almeno,
hai preteso da te stesso
l’impossibile…)
e allora basta (basta
prendere botte):
“O tu,
Edipo,
perché indugi ad andare?
Da troppo
tempo indugi:
è ora, ormai che tu vada…”
Ma dove andare quando
a mezza via
il compagno di viaggio
si è fermato
pavida preda di presagi
infausti
e parole impietose e di
certezze…?
Eppure questo è tutto:
non c’è mezzo né fine
nel turpe guazzabuglio
ch’è la vita,
e se meno capisco meno
voglio capire.
Tutto qui.
Tutto in una lettera.
E stavolta – ci credi? –
è proprio l’ultima.
Originale miscuglio di Eliot, Pascoli, e tanto, ma davvero tanto dell'Autore, perduto nei meandri dell'esistenza. Bellissima
RispondiEliminaBlack Swan
Perdersi a volte è doloroso a volte no. L'esistere, al contrario, è sempre banale. Grazie per il giudizio.
EliminaF.