di
Alessandro Mantia
A te amico mio, che sempre con il sorriso sulle labbra hai affrontato i giorni peggiori.
A te, che tutte le volte che ti vedevo sembravi stare sempre meglio, ma con qualche cicatrice in più.
A te caro Dario, che quando ti eri ripreso dicesti: "Ogni cicatrice è un autografo di Dio".
Non hai mai ceduto, non hai mai mostrato segni di stanchezza, hai combattuto come un guerriero, caduto in battaglia nel campo della vita. La malattia non ha mai spento il tuo sorriso che, ogni volta che vedevi noi, la tua squadra, si accendeva come un raggio di sole.
La poesia che segue, la scrissi il giorno in cui te ne sei andato, e adesso voglio che ti si ricordi così, come un giovane che finalmente pieno di forze sale la scala per la vita.
Ciao Dario.
.
Voli...
Voli tu che puoi,
esci da quelle scarpe, ti giri
e guardi i passi che hanno percorso.
Ti levi quel sassolino che da tempo ti dannava,
ma non scagliandolo contro qualcuno,
semplicemente poggiandolo a terra.
Adesso alzi lo sguardo
e a piedi nudi sali una scala luminosa,
guardi ciò che è stata la tua vita dall'alto,
e vedi quanto la gente ti voglia bene.
Voli, sì voli, amico mio adesso che puoi,
le scarpe restano giù,
immobili,
lontane...
vorresti scendere e indossarle una seconda volta,
ma ogni gradino che sali scompare dietro di te.
Allora guardi avanti, vedi una giardino in cima alla scala,
sorridi,
e non senti più il dolore,
le tue gambe sono più forti che mai
e sorridendo,
senti che vai verso la vita.