mercoledì 22 febbraio 2012

Quando Zenobia abitava a Palmira



di Francesca Saieva
photo by Maria Venere Licciardi

Quando la regina Zenobia viveva a Palmira era il III sec. d.C. e la Siria, l’Asia Minore, l’Arabia e l’Egitto sognavano autonomia culturale ed economica. La “signora d’Oriente”, grande stratega, apriva, infatti, le porte ai carovanieri sulla ‘via della seta’, rendendo Palmira (patrimonio archeologico) città ricca e cosmopolita (al seguito di una potente e rigogliosa Damasco).
Che il sogno di Zenobia si sia infranto? Di certo, ciò è a noi noto da tempo, ma mai come in questi ultimi giorni sembra ‘rinverdirsi’ il suo ricordo e il suo ‘tempo’.
Il “Patrimonio dell’Umanità” (così Palmira è stata denominata dall’Unesco) è da giorni assediato e ciò che fa ancora più pensare, si legge ripetutamente, su più testate giornalistiche, “sparano su tutto ciò che si muove”.


Forse l’intraprendente Zenobia non aveva dimestichezza e di certo lungimiranza tale da poter pensare a sistemi bipolari e future “guerre fredde”, credendo invece possibile realizzare una vera e propria osmosi culturale.
Che dire, dunque, se non che qualcosa non ha funzionato, considerato l’odierno ed elevato numero di vittime siriane (in undici mesi più di 8.000) e gli ultimi bilanci politico-militari.
Un possibile collasso delle truppe di Al Assad, e il “cessate il fuoco”, infatti, non basterebbe a ‘lavare i panni sporchi in famiglia’. La saggezza proverbiale, in questo caso, non aiuta.
Stati Uniti, Russia, Cina, Israele si fanno strateghi (nuovi ma non troppo) del Medio Oriente, all’ombra di una risoluzione che tarda ad arrivare.
“Amici della Siria”, dunque? Controversa la questione, ma comunque il vertice (a cui parteciperanno le potenze favorevoli alla non-belligeranza) è già organizzato per il 24 febbraio.
Nel frattempo Barak Obama cerca di attenuare la sua delusione nei confronti della Cina e della Russia per il loro “veto opposto alla risoluzione del Consiglio”, e Washington controlla il cielo siriano (da eventuali attacchi del regime di Al Assad contro i civili); troppi sono, infatti, i conflitti d’interesse, supportati da ‘nostalgiche’ super-potenze e da ‘depistaggi’ terroristici.
Cosicché mentre incalzano (per mare e cielo) tentativi di missioni umanitarie, da lunghi mesi si ha l’impressione che quel ‘motivo originario’ del conflitto siriano sia andato perduto.
Un giro di boa e si ritorna al patrimonio umano? Peccato che l’umano non abbia più molto a che fare con la connivenza dei popoli, con il rispetto di culture, religioni, arti diverse, di un’antica ‘civiltà’ estinta, perché oltraggiati i suoi diritti, estinta la sua ideologia e il suo credo.
E tra navi iraniane e “droni” (aerei senza pilota) americani, ci s’interroga ancora su “chi uccide chi?”.

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