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domenica 1 gennaio 2012
Il Presidente della Regione Toscana parla a sproposito dell'Autonomia Siciliana
di Fonso Genchi
Venerdì 30 dicembre alle 16,10 Enrico Rossi, Presidente della Regione Toscana, scriveva sulla propria pagina facebook un post dal seguente contenuto:
«"104" è una cifra magica per i dipendenti della Regione Sicilia. E' il numero della legge regionale che consente di andare in pensione con appena 25 anni di contributi per gli uomini e 20 per le donne, per assistere un familiare infermo. Nel 2011 sono già 275 i dipendenti andati in pensione e molti in questi giorni si stanno attivando... L'ho detto da tempo e lo dico ancora: le Regioni a statuto speciale vanno abolite!»
Nel post ci sono un paio di gaffe a dir poco clamorose. La prima di queste è senza dubbio quella con cui si definisce “regionale” la legge 104 che è, invece, una legge
nazionale (del 1992). E’ una legge-quadro per l'assistenza, l'integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate e che lascia alle regioni – tutte, non soltanto quelle a statuto speciale – la facoltà di programmare anche interventi di sostegno a un familiare della persona disabile. Ed è proprio in virtù di questa facoltà che la Regione Siciliana, nel 2003, decise di agevolare il pensionamento dei propri impiegati che avessero un loro familiare (si badi bene: soltanto coniuge, genitore o figlio) in gravi condizioni di disabilità.
E’ scandaloso tutto ciò? Non lo so; certamente c’è da dire che questa agevolazione - forse perché negli ultimi 3 anni ha interessato un numero più alto di casi ma, certamente, perché è stata fatta una certa campagna di stampa - è stata abolita dal Parlamento Siciliano proprio qualche giorno fa, il 28 dicembre.
Ma non è su questa gaffe - doppia, perché Rossi scrive due giorni dopo l’abolizione di tale agevolazione - che mi voglio soffermare, quanto sul combinato di affermazioni “Regione Sicilia” “le Regioni a statuto speciale vanno abolite!”. E qui trasformo le mie considerazioni in una vera e propria lettera di risposta a quanto scritto da Rossi (anche l'Assessore all'Economia della Regione Siciliana, Gaetano Armao, ha sentito il dovere di pubblicare un commento in risposta al post di Rossi).
Presidente Rossi lei forse non sa - dato che così la menziona - che la nostra regione non si chiama “Regione Sicilia” bensì “Regione siciliana”, unica tra le 20 regioni italiane ad essere appellata con l’aggettivo e non col sostantivo; e ciò non è una sottigliezza o un qualcosa di formale: è qualcosa che va alla sostanza, alla stessa natura dell’istituzione. In tale particolare denominazione sono racchiusi i motivi per cui è dotata di un proprio Statuto di Autonomia.
La Regione è Siciliana per un motivo storico preciso e per un preciso rapporto istituzionale che la lega all’Italia. La Regione è Siciliana – così come la Repubblica è Italiana e l’Unione è Europea – perché nasce come ente originariamente sovrano e legato all’Italia da un rapporto pattizio e potenzialmente paritetico. La Regione “Sicilia” sarebbe invece una regione “concessa” dal centro, un’articolazione amministrativa e burocratica dello Stato Italiano, così come lo sono le altre. Invece la Regione Siciliana è derivata da una comunità storica e geo-politica che le preesiste e che trova la propria prima legittimazione nel Popolo Siciliano e nella sua storia, prima ancora che nei decreti dello Stato Italiano.
La Regione Siciliana è l’unica regione della Repubblica Italiana a non essere stata istituita bensì riconosciuta da essa: infatti, la Regione Siciliana è pre-esistente (15 maggio 1946), anche come istituzione, alla Repubblica Italiana la quale, quando nacque (18 giugno 1946), non poté fare altro che prendere atto della sua esistenza.
Basterebbe già soltanto questo per cambiare la prospettiva con cui si guarda allo Statuto speciale di Autonomia della Regione Siciliana: uno Statuto ottenuto in un momento storico in cui la gran parte del popolo Siciliano chiedeva l’indipendenza, in cui il movimento politico con più tesserati in Sicilia era il Movimento per l’Indipendenza della Sicilia, in cui era operativo un esercito paramilitare chiamato E.V.I.S. (Esercito Volontario per l’Indipendenza della Sicilia).
Detto ciò, capirà che la sua proposta di abolizione delle regioni a statuto speciale, almeno per quanto riguarda la Regione Siciliana – perché solo di essa e del suo Popolo ne conosco bene la storia e posso, quindi, esprimermi con cognizione di causa - , è completamente fuori luogo e costituisce un atto arrogante così come lo è qualsiasi atto tendente alla cancellazione delle istituzioni di un Popolo e dei suoi diritti costituzionali.
Quindi mi verrebbe da dirle: “si faccia i fatti suoi” ma mi immagino che alla base della sua proposta ci sia quello che sarebbe un giusto fastidio, un risentimento per un utilizzo - grazie alla specialità statutaria - di soldi pubblici di tutti gli italiani per un privilegio riservato solo ai siciliani. Se così fosse, potrebbe avere ragione.
Ma così non è. Infatti, lo Statuto di Autonomia della Regione Siciliana prevede che la stessa si debba reggere sugli stessi propri redditi patrimoniali “e a mezzo di tributi, deliberati dalla medesima” (art.36) con l’eccezione di una sola entrata statale prevista dall’articolo 38 a titolo di “solidarietà nazionale” per bilanciare il minore ammontare dei redditi di lavoro in confronto della media nazionale (secondo il principio della perequazione, previsto anche nel Federalismo per tutte le regioni).
Altro che Regione assistita dallo Stato!
Tutto ciò, ahinoi (noi siciliani), solo sulla carta; perché, in effetti, lo Statuto di Autonomia non è mai stato attuato e lo Stato Italiano tiene con il laccio al collo dell’assistenzialismo l’istituzione siciliana (e, soprattutto, i suoi cittadini), complici i politici locali che hanno obbedito alle segreterie romane dei loro partiti nazionali in cambio di privilegi personali e di casta.
Presidente Rossi: si informi bene; al di là dei luoghi comuni e delle menzogne in merito della Gabanelli e di altri giornalisti disinformati o in mala fede, è questa la situazione reale della specialità statutaria della Sicilia.
Alla luce di ciò le consiglio, anziché chiedere l’abolizione dello Statuto Speciale della Regione Siciliana, di pretendere che tale Statuto venga attuato integralmente - i siciliani sarebbero ben lieti persino di rinunciare all’unica entrata statale, quella che oggi è un’elemosina di solidarietà nazionale - così la Sicilia sarebbe economicamente indipendente e non graverebbe più sulle casse dello Stato; e ogni eventuale suo privilegio o sperpero sarebbe perpetrato esclusivamente con il danaro degli stessi siciliani.
Si chieda perché lo Stato non consente da 64 anni che lo Statuto siciliano venga attuato. Sarà forse per quello che menziona il giornalista del profondo nord Franco Bechis in questo suo articolo apparso qualche mese fa su Libero?!?
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hai scritto tutto,non resta che gridarlo nelle piazze,imporlo con la nostra determinazione....
RispondiEliminaEgregio amico, sono un siciliano come lei. Ma non sono per niente fiero di esserlo. E' assolutamente ridicolo rivendicare anacronistiche posizioni storiche di nazionalismo siciliano alla luce di un recente passato vergognoso e, cosa ancor più angosciante, di un presente squallido e senza futuro. Noi non siamo stati mai una nazione ma un accozzaglia male assortita di individualisti ed egoisti senza alcun progetto collettivo. Quanto all'Autonomia Speciale a giudicare da i risultati e dal modo in cui l'abbiamo usata sarebbe stato meglio non averla, così come sarebbe stato meglio essere annessi ad uno Stato serio come l'inghilterra, la Francia o la Germania. Questo ci avrebbe consentito di crescere in senso civico come un vero Popolo attorno a valori di vera democrazia e di senso dell'appartenenza. Oggi non apparteniamo a nessuno, nemmeno a noi stessi, visto che delle nostre prerogative e dei nostri "vantaggi" abbiamo fatto un uso distorto e autolesionistico. Si legga questo articolo: http://palermo.repubblica.it/cronaca/2012/10/06/news/ruberie_sprechi_e_baronaggio_feudale_ecco_perch_lo_statuto_speciale_va_abolito-43993505/?ref=search Cordiali saluti da un siciliano come lei.
RispondiEliminaLei si legga questo: http://palingenesicom.blogspot.it/2014/04/il-siciliano-civile-ah-se-fossimo-tutti.html
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