giovedì 27 febbraio 2014

Lui

by Marco Ferrante

Lei
Aveva una penna d’avorio
Dice che gliel’ha data un grande scrittore
Quand’era ancora giovane
Ora non scrive più
La penna,
del grande scrittore non se ne sa più niente
Lei dice
Che a quest’ora sarà in qualche locale
Ad ascoltare qualche vecchio blues
Sorride, è piccola e puzza di vita
Tantissima voglia di vita.
Dice
‘Palermo è secca
Eppure odora di pioggia’
Bisogna scappare da qui
Finché c’è ancora tempo
Bisogna mettere radici da un'altra parte
E ti guarda come a chiederti se verrai con lei
Ma io non ho neanche uno zaino
Una volta pensavo di avere un fuoco grande dentro,
lo sentivo bruciare,
mi sono detto:”e così farai lo scrittore, cazzo si sente,
questo fuoco grande, lo sentiranno anche gli altri
prima o poi”
Poi mi accorsi che avevo lasciato il forno acceso.
Per poco non ammazzavo tutti
Altro che scrittore
Non sapevo neanche usare un forno
Al massimo sarei riuscito a scrivere il primo
Manuale per analfabeti.
Quando si è giovani basta camminare sui propri fogli buttati a terra
E bruciarsi le dita da ubriachi con qualche sigaretta
Per essere convinti di essere un grande scrittore
Invece mi farebbe comodo pure a me una bella penna d’avorio
Per non vergognarmi a notte fonda del rumore dei tasti
Della macchina da scrivere,
che ha chiunque pensi di essere un grande scrittore, sicuro,
i primi cento fogli per capire come funziona a scrivere il proprio nome a ripetizione,
una grande soddisfazione quando alla prima idea che ha la parvenza di essere
decente, ti accorgi di aver sprecato più della metà dell’inchiostro.
Cazzo è davvero tutto così difficile?
Lei sorride
Ed è sicura che fuori c’è una terra che l’aspetta
Vogliosa di sentirsi calpestata dalle sue esili gambe lisce
E dal peso del suo mucchietto d’ossa.
Lei è sicura che non morirà stretta dall’aria secca di questa città
Che pare odorare di pioggia,
a metà ottobre magari,
Ma come fai a non crederci quando lei ti guarda e sorride
Ti prende la mano e ti dice che ha voglia di passeggiare sotto questo cielo
Perché sa che sarà una delle ultime volte che potrà farlo.
Cazzo magari è convinta di andare pure sulla luna,
vorrei dirle che questo cielo lo può vedere da tutte le parti,
anche nella sua nuova terra che non c’è
dove magari il sole brucia forte, più forte che a Palermo.
Ma mi sto zitto, perché lei è davvero bella
e io non sono neanche in grado di usare un cazzo di forno.
Non riuscirei mai a reggere un’immagine di lei che non porta quel sorriso,
pregherei in tutte le lingue tutti gli dei perché riesca a fare quello che vuole,
io che non so neanche come si giungono le mani a poco,
io, scrittore mancato,
ma un giorno
forse cuoco di fama internazionale,
uno che non riesce a distinguere la differenza tra quattro mura da nessuna parte.
Ho una puzza schifosa di sigaretta e sudore sui vestiti
Mentre lei scoppia di vita. È sconcertante,
non oso nemmeno abbracciarla per paura di sporcarla,
mi guardo le mani come se avessi appena commesso un omicidio
e mi accorgo che sono sporche del colore che ho usato questa mattina
e sono ancora sporco. È terribile, lei è così liscia e io non ricordo nemmeno
come si usa il sapone.
La mia bocca è arida come questa terra, eppure odora tutto di pioggia,
quando si farà notte ci saranno anche i tuoni e i lampi, magari.
Non riesco a chiudere occhio senza che mi vengano in mente mille immagini
Che non riesco a fissare,
sento solo il suo sorriso e la mia puzza di sigaretta e di secco.
‘Sai mi sarebbe piaciuto poter restare in questa terra,
però qui non c’è futuro per me e i miei figli’
Poi mi guarda con tristezza e mi chiede perché non l’abbraccio mai.
Ma lei non vede che io sono sporco e sterile
E la mia bocca è secca, come questa terra,
ancora non se n’è accorta
e mi cerca le labbra con le dita.
La trappola dell’amore.
Temo di poter essere solo un prigione per lei,
o un souvenir di questo luogo
da portare nella nuova sua amata terra.
Io, scrittore mancato,
che non sono in grado di usare neanche un cazzo di forno,
sterile, sporco
e dalla bocca secca.
Io, figlio della mia terra
E che ancora dubito di poter essere
Qualsiasi cosa.
E lei, il suo sorriso,
la sua voglia di vivere, tanta.
Viene da piangere,
ma non posso.
Quanto mi odio.
‘Non riesco neanche a trattenerti a me’.


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