venerdì 31 maggio 2013

LA DIFFERENZA

di Roberto Cavaliere

Anche nei lontani anni '60 vi furono problemi d'integrazione razziale, dal momento che in qualche aula di scuola iniziò la presenza di qualche ragazzino di colore. Frequentavo a quei tempi le scuole medie. Nella mia classe (la seconda B)  fece il suo inaspettato ingresso Mustafà  (non ridete... si chiamava proprio così).
La prof. di lettere (l'indimenticabile R. Sucato) dopo qualche giorno ci invitò a scrivere qualcosa per accogliere nel migliore dei modi Mustafà, con dei pensierini di benvenuto.
Non ricordo assolutamente nulla di quei pensierini che tutti noi ragazzi scrivemmo sulla lavagna o sul quaderno e soprattutto il mio (qualcosa avrò pur scritto!). Ma oggi, pensando a tutti i profughi sbarcati sulle nostre isole, ossessionato dal demone della scrittura (credetemi cari amici, esiste... ti prende le mani, il cervello, il cuore, e non vorresti fermarti mai) e ispirandomi al nostro grande poeta G. Meli, avrei risposto all'invito della prof. Sucato con questa piccola poesia.

U' NIVURU
"Zizì, a la scola aiu un cumpagnu novu!
Sta sempri sulu e un parra mai.
E' scuru di peddi; veni di luntanu
e nuddu ci strinci la manu.
Pari un canuzzu spersu, abbannunatu,
cù l'occhi russi... comu si avissi chianciutu.
E sinceramenti mi pari piatusu,
assittatu all'urtimu bancu."
ACCUSSÌ M'ARRISPUNNIU ME' ZIA...
" Dumani, niputi, quannu vai a la scòla
assettati vicinu a stù cumpagnu,
pigghia lù pani di la sacchitedda
e daccini nà fedda.
Di poi parra da sò terra... cà è luntana.
Ci dici cà è nà terra tutta d'oro
e si tu viri nà lacrima spuntari,
allonga la manuzza e strinci la sua."

1 commento:

  1. "e si tu viri nà lacrima spuntari..." in fondo anche la commozione per il passato è "tutto"

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