lunedì 18 marzo 2013

Papa Francesco, un nuovo Ratzinger o un nuovo Roncalli?


di Valentina Sechi

Il 13 marzo 2013, al quinto scrutinio, una fumata bianca ha annunciato l’accordo dei Cardinali elettori sulla nuova guida del popolo cattolico.
Il nuovo Papa è il Cardinale Jorge Mario Bergoglio, che ha scelto per sé il nome di Francesco per salire al soglio pontificio in onore del Santo di Assisi che abbandonò una vita di agiatezze per occuparsi dei poveri.

Nato a Buenos Aires nel 1936 da emigrati italiani, entrò nella Compagnia di Gesù, intraprese studi umanistici conseguendo una laurea in filosofia e teologia. Nel 1973 divenne Padre provinciale dei Gesuiti, nel 1992 Vescovo ausiliario di Buenos Aires e Arcivescovo nel 1998. Dal 2005 al 2011 è stato Presidente della conferenza dei vescovi argentini.
Vicinissimo all’elezione allo scorso conclave, questa volta sembrava escluso dalla rosa dei favoriti. La sua nomina è vista positivamente dai riformatori che cercano la purificazione della Chiesa dopo scandali legati a corruzione e casi di pedofilia poiché da Cardinale si è tenuto fuori dai giochi di potere all’interno della Curia
Ma Bergoglio non è primo soltanto nel nome ma anche il primo Papa gesuita,  il primo latinoamericano, il primo papa ordinato cardinale da Giovanni Paolo II.
Si presenta ai fedeli con un semplice abito bianco su cui spicca una croce di ferro che portava da vescovo, senza mozzetta (mantellina papale da poggiare sulle spalle). Timido e di poche parole si appresta a incentrare il suo pontificato su semplicità, fratellanza e attenzione verso i poveri in particolar modo quelli dell’America Latina. Quest’ultima si può rinvenire nell’appello ai connazionali di non recarsi a Roma per festeggiarlo e distribuire invece i soldi del biglietto ai poveri come aveva fatto in occasione della nomina a cardinale. Ma è la sua semplicità di vescovo “ preso quasi ai confini del mondo” come lui stesso ha detto a colpire, il suo desiderio di una “Chiesa povera e per i poveri”  e in questo senso i suoi primi gesti lo consegnano alla storia come un innovatore, almeno dal punto di vista dello stile, a partire dall’inchino davanti ai cattolici e richiesta a questi di pregare il Signore di benedirlo e dalla  ricezione dell’omaggio dei cardiali rimanendo in piedi.
Fresco di nomina, è tornato a Santa Marta non sulla Mercedes che gli era stata preparata, ma su un pullmann insieme agli altri cardinali Il giorno dopo l’elezione si è recato in preghiera nella Basilica di Santa Maria Maggiore su un’auto della gendarmeria vaticana. In seguito si è recato presso la Casa del clero, dove abitava prima del conclave per ritirare le sue cose e pagare il conto. La sua è la storia di un religioso che vive frugalmente tra la gente e per la gente, che parla cinque lingue (spagnolo, italiano, inglese, francese e tedesco), che si prepara la cena da solo.                         Secondo le sue parole “la Chiesa esiste per comunicare questo:la verità, la bontà e la bellezza in persona. Siamo chiamati tutti non a comunicare noi stessi ma questa triade esistenziale. La Chiesa, pur essendo un’istituzione storica non ha natura politica ma è spirituale”. Una frase in cui si sostanzia il suo modo di essere, una vita spesa per i poveri e per la fede in semplicità e sobrietà. Può essere dunque considerato un progressista destinato a segnare irrimediabilmente uno spartiacque nella storia della Chiesa cattolica? In realtà non è proprio così. Papa Bergoglio risente di un retaggio conservatore di fondo insito nella Chiesa.
Può essere considerato progressista a Roma perché lontano dal mondo del potere ecclesiastico ma non in Argentina in cui rappresenta la destra conservatrice in opposizione al governo di Cristina Kirchner, la nazione più socialmente progressista del Sudamerica.
Risoluto conservatore, è uno strenuo critico di tendenze sociali progressiste come i matrimoni tra omosessuali, in continuità con l’opera del suo predecessore, sebbene l’Argentina sia poi stata la prima nazione sudamericana a legalizzare le nozze tra omosessuali. Nel 2006 ha attaccato una proposta di legalizzare l’aborto accusando il governo di mancare di rispetto nei confronti della vita umana. Pochi giorni prima che la legge venisse approvata, l’aveva ritenuta “un tentativo di distruggere i piani di Dio”.
Nel 2012 durante un’intervista, ha parlato del desiderio di aumentare il coinvolgimento della Chiesa nel mondo.
In Vaticano si ritiene che manterrà la posizione saldamente conservatrice della Chiesa sui problemi relativi alla moralità sessuale aggiungendo una forte coscienza sociale.
In un contesto in cui il baricentro della Chiesa si sposta sempre più a sud mentre la Chiesa europea e nordamericana è in agonia, un papa latinoamericano apre scenari nuovi. Di fronte ai vari problemi che si troverà costretto ad affrontare nei mesi a venire, l’augurio è che il papa con sensibilità e intelligenza continui la sua opera come l’ha iniziata. Con semplicità e uno sguardo agli umili. Come Gesù stesso ha insegnato e la Chiesa ha talvolta dimenticato.

Palermo, 17 marzo 2013

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