di Valentina Sechi
Il 13 marzo 2013, al quinto scrutinio, una fumata bianca ha
annunciato l’accordo dei Cardinali elettori sulla nuova guida del popolo
cattolico.
Il nuovo Papa è il Cardinale Jorge Mario Bergoglio, che ha
scelto per sé il nome di Francesco per salire al soglio pontificio in onore del
Santo di Assisi che abbandonò una vita di agiatezze per occuparsi dei poveri.
Nato a Buenos Aires nel 1936 da emigrati italiani, entrò nella
Compagnia di Gesù, intraprese studi umanistici conseguendo una laurea in
filosofia e teologia. Nel 1973 divenne Padre provinciale dei Gesuiti, nel 1992
Vescovo ausiliario di Buenos Aires e Arcivescovo nel 1998. Dal 2005 al 2011 è
stato Presidente della conferenza dei vescovi argentini.
Vicinissimo all’elezione allo scorso conclave, questa volta
sembrava escluso dalla rosa dei favoriti. La sua nomina è vista positivamente
dai riformatori che cercano la purificazione della Chiesa dopo scandali legati
a corruzione e casi di pedofilia poiché da Cardinale si è tenuto fuori dai
giochi di potere all’interno della CuriaMa Bergoglio non è primo soltanto nel nome ma anche il primo Papa gesuita, il primo latinoamericano, il primo papa ordinato cardinale da Giovanni Paolo II.
Si presenta ai fedeli con un semplice abito bianco su cui
spicca una croce di ferro che portava da vescovo, senza mozzetta (mantellina papale
da poggiare sulle spalle). Timido e di poche parole si appresta a incentrare il
suo pontificato su semplicità, fratellanza e attenzione verso i poveri in particolar
modo quelli dell’America Latina. Quest’ultima si può rinvenire nell’appello ai
connazionali di non recarsi a Roma per festeggiarlo e distribuire invece i
soldi del biglietto ai poveri come aveva fatto in occasione della nomina a cardinale.
Ma è la sua semplicità di vescovo “ preso quasi ai confini del mondo” come lui
stesso ha detto a colpire, il suo desiderio di una “Chiesa povera e per i
poveri” e in questo senso i suoi primi
gesti lo consegnano alla storia come un innovatore, almeno dal punto di vista
dello stile, a partire dall’inchino davanti ai cattolici e richiesta a questi
di pregare il Signore di benedirlo e dalla
ricezione dell’omaggio dei cardiali rimanendo in piedi.
Fresco di nomina, è tornato a Santa Marta non sulla Mercedes
che gli era stata preparata, ma su un pullmann insieme agli altri cardinali Il
giorno dopo l’elezione si è recato in preghiera nella Basilica di Santa Maria
Maggiore su un’auto della gendarmeria vaticana. In seguito si è recato presso
Può essere considerato progressista a Roma perché lontano
dal mondo del potere ecclesiastico ma non in Argentina in cui rappresenta la
destra conservatrice in opposizione al governo di Cristina Kirchner, la nazione
più socialmente progressista del Sudamerica.
Risoluto conservatore, è uno strenuo critico di tendenze
sociali progressiste come i matrimoni tra omosessuali, in continuità con
l’opera del suo predecessore, sebbene l’Argentina sia poi stata la prima nazione
sudamericana a legalizzare le nozze tra omosessuali. Nel 2006 ha attaccato una
proposta di legalizzare l’aborto accusando il governo di mancare di rispetto
nei confronti della vita umana. Pochi giorni prima che la legge venisse
approvata, l’aveva ritenuta “un tentativo di distruggere i piani di Dio”.
Nel 2012 durante un’intervista, ha parlato del desiderio di
aumentare il coinvolgimento della Chiesa nel mondo.
In Vaticano si ritiene che manterrà la posizione saldamente
conservatrice della Chiesa sui problemi relativi alla moralità sessuale
aggiungendo una forte coscienza sociale.
In un contesto in cui il baricentro della Chiesa si sposta
sempre più a sud mentre la
Chiesa europea e nordamericana è in agonia, un papa
latinoamericano apre scenari nuovi. Di fronte ai vari problemi che si troverà
costretto ad affrontare nei mesi a venire, l’augurio è che il papa con
sensibilità e intelligenza continui la sua opera come l’ha iniziata. Con
semplicità e uno sguardo agli umili. Come Gesù stesso ha insegnato e la Chiesa ha talvolta
dimenticato.
Palermo, 17 marzo 2013
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