da secoli l'erba riposa
il suo cuore con me."
(Salvatore Quasimodo, "Riposo dell'erba", "Oboe sommerso")
di Salvo Balsano
Un cieco chitarrista graffia note sepolte. Il violoncello secco inchioda corde sanguinanti. La marcia funebre dell'inerte delirio brucia la nenia della voce morta. Alle fiamme le parole - uccidetele! - questa pelle decrepita, melma ubriaca di vermi, macchia opaca di veleno, ragnatela, vertebra, neve paralizzata di gelo. "Non c'è niente, è come la luna" (Cesare Pavese, "La luna e i falò").
Il deserto del sottosuolo affogato da una mesta marea di memoria, il silenzio di orrore che grida la guerra di miti appassiti, la quiete strangolante di questo tormentoso martellio di riflessi : la notte è ormai nera.
Una statua di cenere, aggrappata alla morte assonnata, dimentica il suo lento pianto: "Così me ne vado lontano lontano, / e sopra il mio berretto ci sono solo le stelle" (Johann Wolfgang Goethe, "West-Ostlicher Divan").
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