Un giorno, una bimbetta
Giocava nel giardino.
Portava un cappuccetto
Ed una mantellina.
Si avvicinò la mamma,
Che aveva preparato
Un panierino pieno
Di cibi profumati.
“Ci sono uova fresche,
Primizie di stagione,
Crostate e focaccine
Ed un bel polpettone.”
“Andrai dalla nonnina,
Che si rallegrerà.
E con queste delizie,
Ben presto guarirà.”
“Ma se attraversi i boschi,
Attenta sai, perché
Ci sono mille rischi
Nascosti lì per te.”
“Te lo prometto mamma,
Non dubitar di me!
Io seguirò il sentiero,
Pericolo non c’è.”
Un bacio sulle guance,
E lei s’incamminò.
E poi trotterellando,
Nel folto s’inoltrò.
Rincorse le farfalle,
Gustando fragoline.
Raccolse margherite
Per farne un mazzolino.
“Lo porterò alla nonna,
Che mi ringrazierà.
Non vedo più il sentiero,
Ma dove sono qua?”
Due brutti occhiacci neri,
Da dietro un grosso pino,
Spiavano nell’ombra
L’ignara fanciullina.
“Cosa fai qui nel bosco?”
Il lupo chiese a lei.
“Sto andando dalla nonna.
Ma dimmi, tu chi sei?”
Così quel furbacchione
Le venne più vicino.
E salutò gentile
Facendo un bell’inchino.
Si allontanò di corsa.
E proprio in quel momento,
Pensando allo spuntino
Correva più contento.
Raggiunse la casetta,
Aprì grande il portone,
E si mangiò la nonna
Con un solo boccone.
Poi, per metà satollo,
S’intrufolò nel letto.
Gli occhiali sopra il naso,
E in testa la cuffietta.
Ma era un vecchio lupo,
Avvolto nello scialle.
E sotto le lenzuola
Di mussola e percalle.
“Su, aprimi nonnina!
Son qui dietro la porta.
Ho corso e ho camminato,
E sono stanca morta.”
“Oh cara nipotina,
Mia dolce Cappuccetto!
La porta è sempre aperta,
È tanto che ti aspetto.”
“Che occhioni e che nasone,
Che lunghe orecchie nere!
E poi, che mani grandi!
Nonnina, sono vere?”
Si avvicinò la bimba,
Vide la bocca enorme.
E quello fece un balzo
Sul corpicino inerme.
Mangiata Cappuccetto,
Con tutto il panierino,
Lui sprofondò nel letto
Per fare un sonnellino.
Il bravo cacciatore,
Tornando al focolare,
Passò dalla casetta
E si volle fermare.
Non c’era la vecchietta,
Non c’era la bambina.
Ma un lupo che russava
Per tutta la mattina.
“Ma guarda che furfante,
Ma che lupo birbone!”
E gli puntò il fucile
Dritto contro il pancione.
Un colpo di coltello
E uscì la nipotina.
Un altro colpo ancora,
E fuori la nonnina!
S’abbracciano felici,
Si scambiano bacetti.
E piangono di gioia,
La nonna e Cappuccetto.
E tutti fanno festa,
Tranne quel lupo morto.
Che resta lì stecchito
E con la pancia aperta.
***
Però che colpe aveva?
Quel povero bestione.
Era soltanto un altro
Che aveva troppa fame.
Bentornata Daniela, preziosa come sempre. Devo però dire che ancora non capisco perché non chiedi a me di pubblicare le tue cose.
RispondiEliminaEnzo
Complimenti per i settenari e le rime. Molta gente legge e non comprende quanto sia difficile.
RispondiEliminaAlcuni versi sono un pò forzati, ad esempio 'Aprì grande il portone': avrei preferito vedere 'il portone grande' a scapito della rima di fine-verso.
Bella l'idea di rendere la favola di cappuccetto rosso così cantabile, bella nel complesso la realizzazione; personalissimo il finale che mostra il punto di vista del povero lupo! ;)