by guido monte
lascio ogni contatto importante,
resto nell’ombra oscura
che mi permetta però
di lasciar crescere altri,
svanisco tranquillo senza conoscenze
o ricordi… e quando proprio voglio
lasciare qualcosa, la scrivo sul foglietto
di un notes e lo consegno a una sola
persona, insieme a qualche frammento
di pietra nera lavica, mentre qoelet da
lontano c’invita ancora a far festa.
è stato già detto tutto,
anche se possiamo ripeterlo
e disperderlo di nuovo, spostandolo
tra vento e rugiada per ricordare ad altri
l’essenziale, oltre i muri interiori
che di solito ci chiudono; un cenno
(il balbettio di un barbone)
che ci porti a turno
sul fondale basso e trasparente
di questo enigma che viviamo,
tenebroso luminoso indecifrabile
pneuma returning home
mescolo e sfoglio a casaccio pile
di libri (leggerli davvero
è solo dei giovani),
poi mi distendo per lo
ỳpnos in cui
rientriamo finalmente per un po’
nel gran mare dell’essere…
ma
nel dormiveglia, con un occhio solo,
ecco ancora un pensiero prima
del sonno, tra i rumors dei tanti
che ti scaldano dal freddo
della dimenticanza e ti richiamano
all’origine primeva di tutto,
pensiero-piuma
che domani mi rimodulerà
con il nuovo giorno e con le origini
della creazione, eccolo:
nel labirinto frantumato del mondo
non cercare più teorie, ma accetta
il semplice ascolto
delle parole emergenti dal caos;
non serve cercare parole come
un collezionista di libri, la verità
è già lì, davanti agli occhi,
sul balcone, in un volto
o sul bordo del marciapiede.