Tratto dal blog "Penultima ora" per gentile concessione di Roberto Alajmo
(Dall'Unità)
Peccato per le ragazze, peccato per l’utilizzatore finale, peccato per gli intermediari a vario titolo: ma dai risvolti dell’inchiesta cosiddetta RubyGate emerge una sola, vera, colossale figura letteraria.
Il ragionier Spinelli. Colui che gestiva il conto da cui uscivano le cifre destinate al mantenimento dell’harem.
Ragionier Giuseppe Spinelli: l’uomo incaricato di fare da collettore delle esigenze delle ragazze e farle presente al Principale. Già dalle intercettazioni emergono tratti caratteriali interessanti, come la capacità di ascoltare e rassicurare (“Lo vedrò lunedì…”). Ma bisogna sforzarsi di immaginare la persona - Presidente della società editrice del Foglio, fra l’altro - che doveva smazzare decine e decine di telefonate, richieste che andavano dalla parcella del dentista fino all’affitto di casa, inoltrandole a chi di dovere. Se poi il Principale riteneva, il ragionier Spinelli predisponeva i pagamenti relativi, in contanti e busta chiusa.
Avrà conosciuto personalmente qualcuna di queste ragazze? Sicuramente Nicole Minetti. Ma per amore di letteratura bisogna immaginare il ragionier Spinelli come un uomo impassibile, impermeabile al fascino di tutto quel ben di dio che gli sfilava davanti e che era capace di gestire da un asettico punto di vista professionale. Immaginare il suo distacco, la deferenza con cui sempre chiedeva istruzioni superiori. Nelle intercettazioni non c’è, ma potrebbe esserci: “Cavaliere, ci sarebbe da saldare l’orgia della scorsa settimana; che faccio, dico di aspettare?”.
Se fosse il protagonista di un romanzo potrebbe possedere l’opacità di un Josef K oppure di un Bartleby addestrato a non proferire mai il suo “preferirei di no”. Se qualcuno volesse ispirarsi a lui per un film, il modello sarebbe Toni Servillo ne “Le conseguenze dell’amore”: un commercialista capace di mobilitare enormi risorse finanziarie della mafia conducendo un’esistenza del tutto grigia.
Ragionier Spinelli: un nome, una qualifica che ne fanno di per sé personaggio in cerca d’autore.
(Dall'Unità)
Peccato per le ragazze, peccato per l’utilizzatore finale, peccato per gli intermediari a vario titolo: ma dai risvolti dell’inchiesta cosiddetta RubyGate emerge una sola, vera, colossale figura letteraria.
Il ragionier Spinelli. Colui che gestiva il conto da cui uscivano le cifre destinate al mantenimento dell’harem.
Ragionier Giuseppe Spinelli: l’uomo incaricato di fare da collettore delle esigenze delle ragazze e farle presente al Principale. Già dalle intercettazioni emergono tratti caratteriali interessanti, come la capacità di ascoltare e rassicurare (“Lo vedrò lunedì…”). Ma bisogna sforzarsi di immaginare la persona - Presidente della società editrice del Foglio, fra l’altro - che doveva smazzare decine e decine di telefonate, richieste che andavano dalla parcella del dentista fino all’affitto di casa, inoltrandole a chi di dovere. Se poi il Principale riteneva, il ragionier Spinelli predisponeva i pagamenti relativi, in contanti e busta chiusa.
Avrà conosciuto personalmente qualcuna di queste ragazze? Sicuramente Nicole Minetti. Ma per amore di letteratura bisogna immaginare il ragionier Spinelli come un uomo impassibile, impermeabile al fascino di tutto quel ben di dio che gli sfilava davanti e che era capace di gestire da un asettico punto di vista professionale. Immaginare il suo distacco, la deferenza con cui sempre chiedeva istruzioni superiori. Nelle intercettazioni non c’è, ma potrebbe esserci: “Cavaliere, ci sarebbe da saldare l’orgia della scorsa settimana; che faccio, dico di aspettare?”.
Se fosse il protagonista di un romanzo potrebbe possedere l’opacità di un Josef K oppure di un Bartleby addestrato a non proferire mai il suo “preferirei di no”. Se qualcuno volesse ispirarsi a lui per un film, il modello sarebbe Toni Servillo ne “Le conseguenze dell’amore”: un commercialista capace di mobilitare enormi risorse finanziarie della mafia conducendo un’esistenza del tutto grigia.
Ragionier Spinelli: un nome, una qualifica che ne fanno di per sé personaggio in cerca d’autore.
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