camminiamo per strada, ognuno solo nella sua notte, e il tempo ci cancella.
è inutile piangere se tutto è pesante, se tutto è grave…
sbarbaro parlava del peso dell’anima.
una radio risuona da lontano, poi cessa nel vento freddo.
sentire il desiderio di riposare in silenzio, senza più passato o futuro,
solo il nunc, il nunc di un dormiveglia senza fine,
ma le cose non sono mai le stesse.
come vedere se stessi in un fitto buio.
nel sogno si aboliscono tempi e distanze, dal sogno ci aspettiamo
quello che il giorno non può più darci; speriamo che così sia il prolungamento
dello intermediate state di bardo,
e si dovrebbe anche vivere come in apparenza di sogno,
per prepararsi a quel passaggio tra esistenze.
molti di noi hanno visto le proprie radici spegnersi a poco a poco,
e si sono chiesti se un giorno verranno restituite,
se ci sarà un altro incontro,
o se invece non ci siamo mai lasciati
e il tempo non esiste.
alcuni pagine di libri sono la ripetizione
di alcuni aspetti della tua vita più profonda…
mi commuovo accorgendomi della comunione
nelle parole di altri in gesti e sguardi quotidiani,
se raccontati in luoghi o tempi lontani,
da creature come me…
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