di Rosario Ales
Lo scenario nei giorni antecedenti le primarie del 4 marzo per la scelta del candidato sindaco della sinistra al comune di Palermo, appariva paradossale e per altro verso da finale carnevalesco.
Orlando, con Di Pietro e Bersani, aveva candidato da Roma Rita Borsellino; successivamente per accentuare la virata a sinistra si è aggiunto Vendola, che immaginavo accorresse in soccorso alla Monastra, unica candidata vicino a Rifondazione Comunista.
L’On.le Orlando aveva guardato oltre le previsioni: aveva prefigurato il fidato Giambrone vice-sindaco della città, peraltro pubblicamente designato con tempestività dalla stessa Borsellino.
Il giovane Ferrandelli, Capogruppo del gruppo consiliare di Italia dei Valori, sarebbe stato un ottimo candidato a sindaco, ma sicuramente per i filo-orlandiani alle successive consultazioni elettorali; infatti l’intenzione di Ferrandelli di candidarsi, sopra le righe del palinsesto politico già scritto, ha disturbato le segreterie politiche dei partiti regionali e nazionali, e chiaramente
è stato subito sconfessato come candidato di Italia dei Valori e considerato quasi un traditore, alla stessa stregua di uno Scilipoti. Il giovane Ferrandelli , oltre lo zoccolo duro di associazioni e movimenti civici e onesti intellettuali, aveva bisogno, per vincere questa competizione, di politici navigati, i quali avendo fiutato il vento sono andati in soccorso del navigante a vele spiegate (Lumia, Cracolici e... ).
Ed è a questo punto che lo scenario cambia, divenendo le primarie della sinistra a Palermo laboratorio per nuove alleanze.
Attendendo il cosiddetto centro-destra con disincanto l’implosione della sinistra, in questa occasione la realtà ha superato la potenza dell’immaginazione politica.
L’altro candidato a sindaco che non ho ancora citato è Faraone, l’unico iscritto al PD, paradossalmente appoggiato da coloro che lo apprezzano e dal cosiddetto rottamatore del PD, Matteo Renzi.
In questo scenario surreale le menti più raffinate nell’esercizio del sospetto, parlano di inquinamento della consultazione (trattandosi di episodi isolati, da segnalare alla Autorità giudiziaria) mancanza di legalità, di eticità e perfino di invalidazione dello strumento delle primarie.
Ad urne chiuse e proclamato il vincitore delle primarie, il dato politico non cambia, anzi si arroventa rapidamente, trasformando queste consultazioni in una resa dei conti, in un conflitto intestino nei partiti: il PD di Lumia e Cracolici contro la Segreteria regionale e nazionale; Orlando contro Ferrandelli, non perché abbia aspirato a candidarsi, ma perché era fuori dalle sue previsioni politiche.
In questo frangente On.le Orlando, compiendo un atto di umiltà, non dimenticando l’isolamento in cui era stato relegato dalla sinistra quando era deputato regionale, potrà certamente diventare il regista di una nuova terza Repubblica nel nostro bel Paese, oltre le etichette di destra e sinistra (come direbbe Giorgio Gaber) e le roventi polemiche siciliane di piccolo cabotaggio.
Oggi penso che si dovrebbero prendere come modello di riferimento politico città come Milano, Venezia, Torino, invece che Napoli.
Perché lasciare l’iniziativa ad altri attori politici? L’autentico centro-sinistra democratico vincerà le elezioni a Palermo se si presenterà unito, convergente e concordante, preparato a governare per l’interesse generale della città; dopo il deficit lasciato in consegna da Cammarata, occorre lavorare per governare questa città, ridotta in uno stato di emergenza economica, civile ed etica.
Lo scenario nei giorni antecedenti le primarie del 4 marzo per la scelta del candidato sindaco della sinistra al comune di Palermo, appariva paradossale e per altro verso da finale carnevalesco.
Orlando, con Di Pietro e Bersani, aveva candidato da Roma Rita Borsellino; successivamente per accentuare la virata a sinistra si è aggiunto Vendola, che immaginavo accorresse in soccorso alla Monastra, unica candidata vicino a Rifondazione Comunista.
L’On.le Orlando aveva guardato oltre le previsioni: aveva prefigurato il fidato Giambrone vice-sindaco della città, peraltro pubblicamente designato con tempestività dalla stessa Borsellino.
Il giovane Ferrandelli, Capogruppo del gruppo consiliare di Italia dei Valori, sarebbe stato un ottimo candidato a sindaco, ma sicuramente per i filo-orlandiani alle successive consultazioni elettorali; infatti l’intenzione di Ferrandelli di candidarsi, sopra le righe del palinsesto politico già scritto, ha disturbato le segreterie politiche dei partiti regionali e nazionali, e chiaramente
è stato subito sconfessato come candidato di Italia dei Valori e considerato quasi un traditore, alla stessa stregua di uno Scilipoti. Il giovane Ferrandelli , oltre lo zoccolo duro di associazioni e movimenti civici e onesti intellettuali, aveva bisogno, per vincere questa competizione, di politici navigati, i quali avendo fiutato il vento sono andati in soccorso del navigante a vele spiegate (Lumia, Cracolici e... ).
Ed è a questo punto che lo scenario cambia, divenendo le primarie della sinistra a Palermo laboratorio per nuove alleanze.
Attendendo il cosiddetto centro-destra con disincanto l’implosione della sinistra, in questa occasione la realtà ha superato la potenza dell’immaginazione politica.
L’altro candidato a sindaco che non ho ancora citato è Faraone, l’unico iscritto al PD, paradossalmente appoggiato da coloro che lo apprezzano e dal cosiddetto rottamatore del PD, Matteo Renzi.
In questo scenario surreale le menti più raffinate nell’esercizio del sospetto, parlano di inquinamento della consultazione (trattandosi di episodi isolati, da segnalare alla Autorità giudiziaria) mancanza di legalità, di eticità e perfino di invalidazione dello strumento delle primarie.
Ad urne chiuse e proclamato il vincitore delle primarie, il dato politico non cambia, anzi si arroventa rapidamente, trasformando queste consultazioni in una resa dei conti, in un conflitto intestino nei partiti: il PD di Lumia e Cracolici contro la Segreteria regionale e nazionale; Orlando contro Ferrandelli, non perché abbia aspirato a candidarsi, ma perché era fuori dalle sue previsioni politiche.
In questo frangente On.le Orlando, compiendo un atto di umiltà, non dimenticando l’isolamento in cui era stato relegato dalla sinistra quando era deputato regionale, potrà certamente diventare il regista di una nuova terza Repubblica nel nostro bel Paese, oltre le etichette di destra e sinistra (come direbbe Giorgio Gaber) e le roventi polemiche siciliane di piccolo cabotaggio.
Oggi penso che si dovrebbero prendere come modello di riferimento politico città come Milano, Venezia, Torino, invece che Napoli.
Perché lasciare l’iniziativa ad altri attori politici? L’autentico centro-sinistra democratico vincerà le elezioni a Palermo se si presenterà unito, convergente e concordante, preparato a governare per l’interesse generale della città; dopo il deficit lasciato in consegna da Cammarata, occorre lavorare per governare questa città, ridotta in uno stato di emergenza economica, civile ed etica.
Interessante il tuo pezzo, pregno di intelligenza politica e ben scritto.
RispondiEliminaVorrei però farti solo un'appunto (non avertela a male): ad un certo si perde di vista la direzione in cui va l'articolo, cioè non sembra più chiaro a cosa esso tenda.
Comunque complimenti. Speriamo di riaverti tra i nostri autori.
Per rispondere al tuo rilievo e chiarire la mia opinione,ritengo che il centro-sinistra potrà risultare vincente se si presenterà con un unico candidato, come scrivevo nell'articolo, su cui convergano e concordino i partiti di centro- sinistra. Anche la Giunta Comunale dovrà essere espressione di alto profilo tecnico e morale, per governare l'emergenza,non è sufficiente il volontariato. Pertanto, ritengo che la cooperazione integrativa e costruttiva tra Orlando, la Borsellino e Ferrandelli sia auspicabile,superando risentimenti personali per il bene comune di questa città, non perdere questa occasione elettorale irripetibile. Fermo restando la mia convinzione che un programma strategico condiviso per la città, preceda le decisioni operative del candidato che si assumerà di fronte all'elettorato la responsabilità di realizzarlo. Rosario Ales
EliminaAdesso sei stato chiarissimo ed esaustivo.
RispondiEliminaMagari era meglio dirlo anche nel pezzo.
Grazie comunque e, come dicevo, spero di riaverti tra i nostri articolisti.
Enzo Barone