giovedì 17 novembre 2011

Lettere parmigiane ---- rubrica letteraria da Parma a cura di Silvia Dello Russo


Recensione di un famoso romanzo di John Steinbeck
By Silvia Dello Russo
(disegno by Elena Belvedere)

“La valle dell’Eden”
(prima ed. 1952 edizioni Medusa, titolo originale dell’opera “East of Eden” the Viking Press New York 1952)

Perché rispolverare un romanzo quasi epico come “La valle dell’Eden”, di cui James Dean fu interprete nella stessa riedizione cinematografica, in un epoca in cui sbancano i libri fantasy, dalle saghe di Twilight ai vari Harry Potter del momento, è presto detto.
Come i libri “da banco” o da “sbanco cinematografico” appunto, la valle dell’Eden è la ricerca di qualche cosa, qualche cosa che salva, nell’infinita diatriba del bene contro il male.

La valle, nella quale si svolgono le vicende, è una valle di morte e di vita insieme, una valle fatta prima di tutto di Terra, la nostra terra, la terra che ci appartiene dentro all’anima, NOI. Ciò che differisce questo romanzo dalle fantastiche saghe moderne, è appunto la sua duplice, a volte triplice interpretazione, in un avvicendarsi di situazioni che tumultuosamente si inseriscono sulla linea della storia narrata. La valle, scenario che comprende le vicende umane e vere delle famiglie protagoniste, nella loro fatica e disperazione che a volte si fa speranza, nella quotidiana lotta per un futuro migliore per una casa più sicura in cui albergare con tutte le nostre intimità che quasi escono dalle pagine del libro e ci raggiungono qui oggi, è la nostra valle interiore, la potente valle della nostra storia e del nostro linguaggio che ne è il portatore.
La storia, l’intreccio, è nuda, scarna, semplice, dura, a volte sconvolgente, erotica e improvvisamente sacra e paterna, è la storia di due fratelli che, come Caino e Abele, sono predestinati a due destini completamente diversi, perché già annunciati alla loro nascita, nelle radici dei loro stessi nomi, piantati nella terra della valle che li accoglierà di generazioni in generazioni.
Benché figli degli stessi genitori, di cui uno è la rappresentazione umana del demone che insinuoso si nasconde e si cela tra le pareti della psiche, mentre l’altro è quasi l’arcangelo Gabriele, portatore di un verbo e di una parola potente e creatrice di riscatto, questi due fratelli sono testimoni di uno scontro umano e disumano insieme, tra la razionalità e le potenti forze irrazionali dell’anima, tra l’uomo la divinità, tra la carne ed un essenza ad essa sovrastante, tra Dio distruttore e creatore allo stesso momento, in una lotta spietata, disperata in un ritmo serrato di infernalità e massimi orizzonti paradisiaci.
Sarà la parola che diverrà il veicolo sul quale i protagonisti potranno viaggiare all’interno di loro stessi, tra i demoni e gli angeli delle loro radici, sarà la parola che avrà la potenza bonificatrice di rendere una valle di morte paradiso di nuova vita.
Timshel, disse Dio a Caino una volta scoperto l’assassinio di Abele,
Timsheltu puoi.
La vita è aperta nell’infinita lotta tra bene e male, lo scontro finale è rimesso all’uomo, perché se è vero che “l’uomo può”, è anche vero che l’uomo “non può”. Leggetelo!
SDR
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Silvia Dello Russo è nata a Parma nel 1974, dove vive e opera. Ha realizzato studi specialistici di linguistica a Halle an der Saale, alla "Marthin Luther Universitaet", e a Londra alla University College of London, in particolare traducendo i Zettels Traum di Arno Schmidt.

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