di Augusto Modolo
Chi ama la PACE potrebbe leggere la seguente pagina sulla prima guerra mondiale. L’autore è Curzio Malaparte e il brano è tratto dalla sua prefazione a “DUE ANNI DI BATTIBECCO”, Garzanti, Milano 1955.
“Le decimazioni, le fucilazioni, erano poi all'ordine del giorno. Se un'azione andava male, erano i soldati a pagare, non i generali. E i soldati pagavano a contanti.
Ogni ritardo di più di ventiquattr'ore nel ritorno dalla licenza era punito come reato di diserzione di fronte al nemico.
Nell'agosto del 1917, sentendo avvicinarsi la tempesta, Cadorna diventò feroce. A Santa Giustina, presso Belluno, mentre tornavo in linea dalla scuola militare di Caserta con la stelletta di aspirante, fui obbligato, con molti altri giovani ufficiali, ad assistere alla fucilazione di alcuni soldati calabresi, che tornavano dalla licenza con ventiquattr'ore di ritardo non per colpa loro, ma per colpa della tradotta, (quella stessa sulla quale avevamo viaggiato, i miei compagni ed io), che nel lungo, interminabile viaggio da Catanzaro a Belluno aveva perso tempo per la strada.
Furono ammazzati come cani arrabbiati, nonostante le loro grida, le loro proteste, le loro lacrime. Due soldati del plotone di esecuzione spararono in aria: vennero immediatamente afferrati e passati per le armi. Benchè due anni di trincea mi avessero indurito il cuore, non riuscii a sopportare quell'atroce spettacolo: e chiusi gli occhi. Quando a me, e agli altri spettatori obbligati, fu permesso di allontanarci dal luogo del massacro, (un prato dietro la stazione ferroviaria di Santa Giustina), mi ritrovai tutto imbrattato di vomito.
A rafforzare nell'animo dei soldati di fanteria la persuasione di essere considerati dagli Alti Comandi come i «paria» della guerra, contribuiva (oltre la vergognosa abitudine di legare i soldati ai pali dei reticolati, fuori delle trincee, per la più futile mancanza disciplinare), anche l'umiliante trattamento cui eravamo sottoposti durante i rari e brevi turni di riposo nelle seconde linee, o nelle retrovie, e durante i quindici giorni di licenza invernale”.
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Curzio MALAPARTE: pseudonimo dello scrittore italiano Kurt Erick Suckert (Prato 1898 - Roma 1957), volontario nella prima guerra mondiale.
“Le decimazioni, le fucilazioni, erano poi all'ordine del giorno. Se un'azione andava male, erano i soldati a pagare, non i generali. E i soldati pagavano a contanti.
Ogni ritardo di più di ventiquattr'ore nel ritorno dalla licenza era punito come reato di diserzione di fronte al nemico.
Nell'agosto del 1917, sentendo avvicinarsi la tempesta, Cadorna diventò feroce. A Santa Giustina, presso Belluno, mentre tornavo in linea dalla scuola militare di Caserta con la stelletta di aspirante, fui obbligato, con molti altri giovani ufficiali, ad assistere alla fucilazione di alcuni soldati calabresi, che tornavano dalla licenza con ventiquattr'ore di ritardo non per colpa loro, ma per colpa della tradotta, (quella stessa sulla quale avevamo viaggiato, i miei compagni ed io), che nel lungo, interminabile viaggio da Catanzaro a Belluno aveva perso tempo per la strada.
Furono ammazzati come cani arrabbiati, nonostante le loro grida, le loro proteste, le loro lacrime. Due soldati del plotone di esecuzione spararono in aria: vennero immediatamente afferrati e passati per le armi. Benchè due anni di trincea mi avessero indurito il cuore, non riuscii a sopportare quell'atroce spettacolo: e chiusi gli occhi. Quando a me, e agli altri spettatori obbligati, fu permesso di allontanarci dal luogo del massacro, (un prato dietro la stazione ferroviaria di Santa Giustina), mi ritrovai tutto imbrattato di vomito.
A rafforzare nell'animo dei soldati di fanteria la persuasione di essere considerati dagli Alti Comandi come i «paria» della guerra, contribuiva (oltre la vergognosa abitudine di legare i soldati ai pali dei reticolati, fuori delle trincee, per la più futile mancanza disciplinare), anche l'umiliante trattamento cui eravamo sottoposti durante i rari e brevi turni di riposo nelle seconde linee, o nelle retrovie, e durante i quindici giorni di licenza invernale”.
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Curzio MALAPARTE: pseudonimo dello scrittore italiano Kurt Erick Suckert (Prato 1898 - Roma 1957), volontario nella prima guerra mondiale.
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