Nell’indifferenza generale dei mezzi di informazione
nazionali si sta consumando l’ennesimo atto (non vorremmo apparire profeti di
sventura, ma potrebbe essere l’estremo) dello sfascio a cui la Regione Sicilia
rischia di essere spinta a grandi passi.
E’ di questi giorni, infatti, la notizia della solenne bocciatura inflitta dal Commissario dello Stato al piano finanziario proposto dalla Giunta Crocetta. Dei cinquanta punti previsti, infatti, ben trentacinque sono stati cassati dal commissario Aronica, un fatto senza precedenti che ha suscitato l’esacerbata indignazione del governatore siciliano, solitamente cauto nelle sue esternazioni, e l’inizio di una vera guerra diplomatica tra Regione e Stato i cui esiti appaiono al momento imprevedibili. Ma vediamo di capire meglio cosa sta succedendo. Di fronte al dissesto economico ereditato dalla Giunta Crocetta (un dissesto, ad onore del vero, non dissimile da quello di parecchie altre regioni), il Governatore ha tentato di varare un piano che fra tagli dolorosi ma necessari cercasse di salvare le priorità imprescindibili di natura sociale e culturale in una regione che forse più di altre ha fortemente avvertito gli effetti di una crisi a livello mondiale di rara gravità. E a proposito di tagli dolorosi, qui basterebbe citare la scelta di chiudere il parco ornitologico di villa d’Orleans, il secondo in Europa per numero ed importanza di specie ospitate, da parecchi decenni un autentico riferimento di crescita culturale per intere generazioni di bambini che, come il sottoscritto e i figli del sottoscritto, sono cresciuti imparando ad amarlo. E qui omettiamo di parlare della soppressione o dell’accorpamento dei tanti enti regionali o pararegionali cui Crocetta, non appena insediatosi, ha provveduto: enti che gravavano pesantemente sul bilancio regionale, la cui abolizione ha provocato non pochi risentimenti nei confronti del Governatore.
Il piano finanziario presentato, dunque, teneva conto di
quei principi di risanamento (economico, ma anche e forse soprattutto morale) a
cui l’azione politica di Crocetta ha cercato di volgersi sin dal primo momento,
tentando tuttavia di conciliare ciò con l’insopprimibile necessità di mantenere
in vita il soddisfacimento dei bisogni primari e dei servizi senza i quali una
comunità non può dichiararsi civile. Per comprendere meglio ciò di cui stiamo
parlando, l’iniziativa del Commissario dello Stato pregiudicherebbe, ad
esempio: a)la possibilità da parte delle università siciliane di erogare borse
di studio ai meritevoli; b) i servizi di giardinaggio e manutenzione negli
ospedali; c) gli interventi urgenti nelle aree caratterizzate da dissesto
idro-geologico. Si potrebbe andare avanti, ma penso sia superfluo. E’ di questi giorni, infatti, la notizia della solenne bocciatura inflitta dal Commissario dello Stato al piano finanziario proposto dalla Giunta Crocetta. Dei cinquanta punti previsti, infatti, ben trentacinque sono stati cassati dal commissario Aronica, un fatto senza precedenti che ha suscitato l’esacerbata indignazione del governatore siciliano, solitamente cauto nelle sue esternazioni, e l’inizio di una vera guerra diplomatica tra Regione e Stato i cui esiti appaiono al momento imprevedibili. Ma vediamo di capire meglio cosa sta succedendo. Di fronte al dissesto economico ereditato dalla Giunta Crocetta (un dissesto, ad onore del vero, non dissimile da quello di parecchie altre regioni), il Governatore ha tentato di varare un piano che fra tagli dolorosi ma necessari cercasse di salvare le priorità imprescindibili di natura sociale e culturale in una regione che forse più di altre ha fortemente avvertito gli effetti di una crisi a livello mondiale di rara gravità. E a proposito di tagli dolorosi, qui basterebbe citare la scelta di chiudere il parco ornitologico di villa d’Orleans, il secondo in Europa per numero ed importanza di specie ospitate, da parecchi decenni un autentico riferimento di crescita culturale per intere generazioni di bambini che, come il sottoscritto e i figli del sottoscritto, sono cresciuti imparando ad amarlo. E qui omettiamo di parlare della soppressione o dell’accorpamento dei tanti enti regionali o pararegionali cui Crocetta, non appena insediatosi, ha provveduto: enti che gravavano pesantemente sul bilancio regionale, la cui abolizione ha provocato non pochi risentimenti nei confronti del Governatore.
Purtroppo questo non è stato capito dal governo nazionale, o forse (vorrei insinuare) è stato compreso troppo bene. Intendo dire che in un panorama geo-politico in cui alla Sicilia e al Meridione in generale è stato assegnato un ruolo coloniale, in cui la politica locale si è sempre configurata come estensione di interessi concepiti e stabiliti altrove, Crocetta e la sua scelta di “tagliare” con il sistema clientelare su cui quegli equilibri si reggevano appare come un corpo estraneo, una monade impazzita, un eretico da fare affondare insieme a tutta la Sicilia, caso mai ciò fosse necessario. E attenzione, proprio di default dell’isola si parla da parte di molti esperti, se la scelta del Commissario dello Stato dovesse essere confermata, poiché si stima che ciò porterebbe alla perdita di ben 40000 posti di lavoro, alla negazione dei servizi sociali minimi, alla scomparsa di qualsiasi forma di finanziamento per il settore della cultura, con l’immediata soppressione, ad esempio, dell’Orchestra Sinfonica Siciliana. Lo SVIMEZ, l’istituto altamente qualificato di studi e ricerca sul Meridione, ha parlato di iniziativa da parte del Commissario dello Stato che nei modi e nelle proporzioni non ha precedenti nella storia d’Italia, i cui effetti sull’economia e sulla vita sociale dell’isola sarebbero disastrosi. E come se non bastasse, quasi a voler fare Crocetta oggetto di una sorta di risolutivo attacco concentrico, proprio in questi giorni il Sole 24 Ore ha pubblicato una delle sue famigerate classifiche in cui il Governatore siciliano appare l’ultimo in Italia per gradimento. Ma come, verrebbe da chiedersi, giusto in un’Italia che nella fauna dei Presidenti di Regione, volendo tacere di altri, annovera la triade leghista Cota, Maroni e Zaia? Forse è un po’troppo. Forse sarebbe il caso di ricordare, a chi non lo ricordasse, oltre che il presente anche il passato di Crocetta, quando sindaco di una Gela devastata dal petrolchimico e dall’efferata criminalità che si era diffusa contestualmente a quel distorto modello di sviluppo industriale, era l’unico ad avere il coraggio di gridare in piazza durante i suoi comizi i nomi e i cognomi dei mafiosi e dei politici collusi, forse sarebbe il caso di ricordare come tale azione antimafia in quello scenario di guerra sia valsa a Crocetta un numero imprecisato di minacce e parecchi tentativi da parte della “stidda” di passare alle vie di fatto per eliminarlo fisicamente. Ma poiché tale eliminazione fisica non è riuscita, sotto dunque con l’eliminazione politica e mediatica e dunque ben vengano anche le classifiche del Sole 24 Ore, tutto concorre alla causa. Che caso mai ci fosse bisogno di essere espliciti, è la causa di un’Italia corrotta e non equilibrata nelle sue componenti geo-politiche, in cui per i poteri forti, inclusi quelli della sedicente informazione, non ci può essere spazio per una Sicilia o un Meridione che cerchi di rialzare la testa, né per quelle figure politiche che ne incarnano tale ansia.
E dunque che la Sicilia
continui pure ad essere la terra delle trivellazioni, in cui si succhia e si
raffina il petrolio dove si può, ben vengano Gela, Melilli, Milazzo, Pace del
Mela, Augusta e Priolo, ben venga il MUOS*, ben vengano le armi chimiche
siriane nel porto calabro di Gioia Tauro e lo scandalo lucano (ma quante vite
ci vorrebbero per raccontare in breve tutto quello che ci stanno facendo?), ben
vengano i vari Cuffaro, i Lombardo e anche i Cosentino, se necessario, ma che
non si nomini più l’eretico Crocetta: si rischierebbe che altri, al Sud, ne
traessero motivo di emulazione e di esortazione alla ribellione morale.
Raimondo Augello
*A proposito del MUOS, è
proprio di questi giorni la notizia dell’inizio dei lavori di costruzione della
prima antenna e della conseguente recrudescenza della protesta popolare,
guidata come già in passato dalle mamme di Niscemi, che ha portato a rafforzare
i presìdi civili che 24 ore su 24 circondano la base americana. Ma di quanto
spazio l’informazione nazionale riservi a questa vicenda fa fede l’articolo da
me pubblicato nel Febbraio dello scorso anno, dedicato a Mamma Rai e
sarcasticamente intitolato “Ma quanto mi pensi?”. Ed è sempre di questi giorni
una chicca: Matteo Salvini (sì, proprio lui, quello che, giova ricordarlo, ama
farsi riprendere su You Tube mentre ubriaco insieme ad alcuni compari, boccale
di birra alla mano, intona cori ingiuriosi nei confronti dei Napoletani), in
visita per motivi non meglio precisati nel catanese, si è fatto intervistare
dichiarando al TG 3 Regione che alle prossime elezioni regionali siciliane
(quando avranno venduto la pelle dell’orso Crocetta, insomma) la Lega Nord si
presenterà con un programma politico foriero di una vera autonomia per la
Sicilia: insomma, come dire che non c’è limite all’impudenza. E neppure alla
stupidità.
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