di Alice Petruzzella
C’era qualcosa di sorprendentemente unico quella sera nella luna: sembrava più grande, più vicina, più alla portata dell’uomo, come se semplicemente tendendo un po’ la mano verso il cielo la si potesse toccare.
C’era qualcosa di sorprendentemente unico quella sera nella luna: sembrava più grande, più vicina, più alla portata dell’uomo, come se semplicemente tendendo un po’ la mano verso il cielo la si potesse toccare.
Ilenia era rimasta a lungo a guardarla, rapita dallo splendore di quello spettacolo notturno, sognando, lasciando la propria mente vagare tra pensieri, ricordi, preoccupazioni, desideri, aspettative,progetti futuri.
I suoi piedi affondavano nella sabbia umida e fredda, mentre le dita giocherellavano con i granelli che rimanevano attaccati alla pelle; le onde del mare si infrangevano sulla battigia creando una sinfonia di suoni monotona, rilassante, rassicurante.
Gli amici di Ilenia erano andati a cena già da qualche ora, ma lei aveva declinato l’invito, rimanendo sola con quella meravigliosa luna pallida color latte, che sembrava continuasse a fissarla, non permettendole di distogliere a sua volta lo sguardo dalle ombre e dai punti più oscuri della sua candida superficie, che donavano a quell’immagine un che di misterioso, di inquietante.
Ilenia si chiedeva come potesse un astro tanto lontano risplendere con tanto ardore fino ai suoi occhi e nello stesso tempo essere tanto bello, apparendo così innocente e timido.
La luna proiettava riflessi bianchi sulla superficie oscura del mare e quel chiarore sembrava creare tanti frammenti di luna, bianchi e languidi, che vagavano come fantasmi spinti dalle onde blu di un mare di anime.
Ilenia distolse lo sguardo dal cielo per posarlo sul mare davanti a lei.
D’un tratto uno di quei frammenti lucenti sembrò prendere vita, forma: dalle tenebre dell’acqua emerse una figura di donna, pallida, dritta, con passo sicuro e perfettamente asciutta.
Avanzò verso Ilenia, ancora seduta sulla sabbia della battigia, calma e in osservazione, senza ombra di sorpresa negli occhi, per nulla spaventata, anzi incuriosita.
La donna aveva i capelli raccolti e lo sguardo fisso in quello di Ilenia e, non appena le fu arrivata accanto, la superò, e si sedette accanto a lei.
“Come si fa a non amare la natura in questi momenti?” cominciò con una voce calma e morbida, che poco si intonava al suo aspetto freddo e distante “Ci regala degli spettacoli a dir poco magici e non ci chiede nulla in cambio, ci permette di vivere qui sulla sua Terra e goderci le bellezze che lei ha creato per noi.
Ci portano a riflettere, però, certi paesaggi, non è così? Ci portano a pensare, a ricordare: ricordiamo il passato, i momenti vissuti, le persone conosciute, amate, ricordiamo le esperienze, i momenti belli e quelli tristi, ricordiamo il dolore, le gioie, la sofferenza. E in certi momenti ci portano a domandarci i perché, i come, i quando. Ed esigiamo delle risposte, quando, spesso, una risposta non c’è.
Esigiamo di tornare al passato, di riviverlo, di cambiare ciò che è stato.”
Ilenia ascoltava rapita la voce della donna seduta dietro di lei, che le intrecciava i capelli con mani esperte e lente, mentre lei continuava a fissare la luna.
“E ci lamentiamo di quello che ci accade, credendo di non meritare certi trattamenti da parte della vita. Ci chiediamo perché sia dovuto capitare proprio a noi. Ma ci domandiamo mai il perché delle cose belle? Siamo capaci di guardare oltre il dolore per vedere la gioia? Riusciamo ad aggrapparci alla luce e ad attraversare l’oscurità, consapevoli di dover affrontare i fantasmi delle nostre paure?”
La donna accarezzò con dolcezza i capelli di Ilenia e, alzatasi, tornò da dove era venuta, allontanandosi tra le onde, inghiottita dalle tenebre del mare.
Ilenia rimase ancora a lungo ad osservare i flutti e, quando decise di tornare a casa che era già notte fonda, si voltò un’ultima volta a guardare quel blu intenso e disse sottovoce: ”Ciao mamma…”
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