by Giulia Greco
Vivo immersa nel fango,
glorificandomi di banali adulatori senza gloria;
smercio senza indugi la mia vanità
con qualche lode a buon mercato,
apro varchi nella sabbia per seppellirmi di bocche compiacenti
e le mie labbra avvizziscono, mentre il mio ego si sdillabra
indefinitamente – smagliature sui miei flaccidi sogni.
Edifico un tumulo di roccia grezza
alla mia innocenza perduta
Della fame di oggi dietro l’impotenza di domani,
sputo sul piatto del perdono, che mia madre mi offre
per dispetto sulla tavola imbandita
di imbalsamati sguardi, di strani e muti gesti.
In quale angolo buio ho nascosto
i resti delle vittime dei miei perversi slanci?
Non ho più memoria dello spazio,
ed il tempo scorre tra le dita inerte,
se non in quelle notti fredde in cui sproloquio senza pace
con questo stanco mucchio di disinibite meschinità
che mi ostino a chiamare
me stessa.
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