di Tiziana Cannavò
(del Liceo classico G.Meli di Palermo)
(del Liceo classico G.Meli di Palermo)
Egregio signor Ministro,
non abbiamo studiato e speso la miglior parte della nostra vita sulle "sudate carte" per fare i supplenti a vita. Perchè è a ciò che degraderebbe il nostro lavoro, la sua Riforma. Anzi. Non saremmo dei supplenti. Saremmo ancor meno di questo, dei semplici tappabuchi! Un'ora qui. Un'ora là. Non possiamo accettare un simile svilimento professionale. Per giunta senza un'adeguata gratificazione economica.
Finora ci è stato tolto tutto. I tanti governi che si sono succeduti non hanno fatto nulla per risollevare le condizioni della scuola italiana, nè per migliorare la qualità dell'istruzione. Siamo stati lasciati in balia di noi stessi, spinti ad agire più dal sentimentalismo e dal senso del dovere che da altro. Una volta il Professore era degno di considerazione; oggi la "morale comune" grazie alla denigrazione politica e collettiva ci etichetta come "fannulloni", "scansafatiche" "quelli che lavorano soltanto mezza giornata" e che si ritrovano in estate con tre lunghi mesi di ferie pagate! Tutte bugie e lei lo sa bene. Che fine hanno fatto le ore infinite dedicate ai consigli di classe,agli scrutini, alle riunioni di dipartimento, ai collegi dei docenti, alle riunioni con i genitori, alla programmazione, alla preparazione dei compiti, alla loro correzione, all'aggiornamento e all'auto aggiornamento? Perchè di tutto questo non si parla? Perchè non si dice che siamo l'unica categoria che "porta sistematicamente e ogni giorno il lavoro a casa"? Perchè, caro Ministro, sa qual è la verità? Che noi, le nostre lezioni, NON LE IMPROVVISIAMO. Che se anche l'attore più consumato ha necessità di ripassare la sua parte prima di andare in scena, beh, le sembrerà strano ma noi sentiamo il bisogno di "andare ben oltre". Ogni lezione è un ulteriore approfondimento, un arricchimento e uno scambio con una componente mutevole quali sono gli alunni delle nostre scuole. La lezione deve necessariamente essere "calibrata" secondo le reali esigenze di una determinata classe e di quei determinati alunni.
Perchè non si parla del fatto che siamo la classe lavoratrice più tartassata dalle riforme e "in perpetuo divenire"? Perchè non si dice che a un docente non è permesso "dormire sugli allori" perchè i programmi scolastici e la scuola variano al minimo soffio di vento? Tramontana, scirocco, libeccio... dipende da dove soffia da Est o da Ovest, da Destra o da Sinistra e a volte anche dal Centro... basta quel "venticello" perchè il docente debba "reinventarsi" e "resettarsi", quasi fosse una macchina. E il guaio è, Egregio Signore, che macchine non siamo. Che siamo esseri umani cui il cervello, ahimè,dopo 4/5 giorni di duro lavoro cerebrale si affatica. Non siamo robot nè macchine programmate per parlare-spiegare-leggere-commentare-ascoltare-valutare... E' mai stato in un'aula? Ha mai assistito a una lezione? E' mai stato in quelle che vengono definite "scuole di frontiera"? La invito a fare una gita "fuori porta" ed a vedere quanto sia difficile, oggi, il mestiere di "Insegnare". Mentre si parla di tecnologia e di Internet noi siamo ancora con le mani imbrattate di gesso davanti a una lavagna di ardesia. Su sedie sgangherate, con edifici spesso fatiscenti. Le scuole italiane sono dei colabrodi in cui manca tutto, dalla carta per le fotocopie alla carta igienica! Ci siamo solo noi. A resistere in trincea. Ad inventarci ogni giorno. Ad arrampicarci sugli specchi delle vostre idiosincrasie e dei vostri interessi. A cercare di fare in modo che la scuola sia ancora e sempre un punto di riferimento per una società deragliata e intristita. Per amore dei nostri ragazzi. Quegli stessi che qualcuno osa etichettare come bamboccioni. Quegli stessi a cui state togliendo tutto, proprio come noi. E' ormai ovvio che il vostro interesse non coincide col nostro. La cultura è un'arma letale se ben adoperata, l'ignoranza è l'unico terreno in cui la gramigna può attecchire. E dal momento che "il futuro è dei nostri figli", e che oltre che insegnanti siamo anche genitori, zii, nonni... egregio Signor Ministro, sa qual è la novità?
NOI NON CI STIAMO.
Non staremo a guardare il vostro scempio e il degrado di un mondo a cui ancora e nonostante tutto crediamo. Forse non vedremo mai la vecchia lavagna in ardesia andare in pensione, proprio come noi. Ma lotteremo per una scuola realmente Europea.
Le lasciamo le carote. I bastoni, in questo momento, servono a noi.
Penso che mondo è paese, Guido. I problemi si infrangono come maroso contro alte guglie che svettano troppo in alto...
RispondiEliminaFintanto che regnerà questo egocentrismo che solo verte a venerare un Dio dell'Olimpo economico, temo sia una guerra persa. Anche qui da noi ci sono problemi analoghi, tagli di salario agli impiegati statali, blocco del carovita nonché blocco delle classi salariali poiché "lo Stato va male" (e a questa categoria appartengono i docenti d'ogni livello).
Comprendo che si possa affermare "non ci sto" ma questo purtroppo non modifica nulla. Solo si tramuta in un ostentato e profondo malessere soggettivo, che poi dilaga a macchia d’olio.
È insito nel gene umano, un paradigma che si ripete nei secoli, era dopo era…
Scusa, sono la solita eretica blasfema ma ho paura che solo qualcosa di veramente grande e pauroso potrà riportarci ad un livello, come dire, ordinario, dove con umiltà sapremo guardare a noi stessi con occhi nuovi. Per questo, iniziando da me stessa, cerco di “meditare”… non cambierò il mondo, è vero, ma forse il concetto primigenio che ho di esso: spero di uscire quanto prima dal samsara!
:-)claudine giovannoni