di
guido monte
camminiamo per strada, ognuno solo nella sua notte, e il tempo ci cancella.
è inutile piangere se tutto è pesante, se tutto è grave…
sbarbaro parlava del peso dell’anima.
una radio risuona da lontano, poi cessa nel vento freddo.
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sentire il desiderio di riposare in silenzio, senza più passato o futuro,
solo il nunc, il nunc di un dormiveglia senza fine,
ma le cose non sono mai le stesse.
come vedere se stessi in un fitto buio.
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nel sogno si aboliscono tempi e distanze, dal sogno ci aspettiamo
quello che il giorno non può più darci; speriamo che così sia il prolungamento
dello intermediate state di bardo,
e si dovrebbe anche vivere come in apparenza di sogno,
per prepararsi a quel passaggio tra esistenze.
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molti di noi hanno visto le proprie radici spegnersi a poco a poco,
e si sono chiesti se un giorno verranno restituite,
se ci sarà un altro incontro,
o se invece non ci siamo mai lasciati
e il tempo non esiste.
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alcuni pagine di libri sono la ripetizione
di alcuni aspetti della tua vita più profonda…
mi commuovo accorgendomi della comunione
nelle parole di altri in gesti e sguardi quotidiani,
se raccontati in luoghi o tempi lontani,
da creature come me…