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domenica 5 giugno 2011
Veri e falsi indignati
di Fonso Genchi
Già da qualche tempo una parte di Sicilia, quella parte più attenta, si è indignata.
Da qualche annetto alcuni siciliani si aggregano al di fuori dei partiti tradizionali - perché in essi non credono più - in movimenti e liste civiche (con le stelle e senza stelle). Dall'anno scorso alcuni siciliani indignati per come viene disatteso e travisato lo Statuto di Autonomia della nostra regione sono scesi già due volte, numerosi, in piazza con le bandiere siciliane come non si vedeva da tempo quasi immemorabile. Da pochi giorni altri giovani siciliani, assieme ad alcuni spagnoli, bivaccano a piazza Verdi quasi ogni sera esponendo cartelli con la scritta "Democracia Real, Ya", "Los Indignados - Gli schifiati".
Ma di tutti questi siciliani, che sono migliaia e migliaia, i media non si accorgono; le loro manifestazioni non trovano spazio alcuno su giornali e televisioni (e, a volte, neppure in alcuni giornali online).
L'altro giorno alcuni altri giovani siciliani hanno avuto una idea: il primo giugno hanno fatto recapitare in diverse città dell'Isola a politici, sindacati, mezzi di comunicazione eccetera, una busta contenente una cartolina (visibile sopra) e una forchetta rotta di colore rosso; “le buste anonime a Palermo - han fatto sapere – le abbiamo inviate al presidente della Regione, ai gruppi politici all'Ars, al sindaco di Palermo e ai consiglieri comunali, al presidente della Provincia di Palermo, a Confindustria e ai sindacati, al rettore dell'ateneo palermitano e a diversi quotidiani e televisioni”. A ciò ha fatto seguito una email, recapitata sempre a politici, sindacati e redazioni dei mezzi di comunicazione, dall'oggetto: “In Spagna gli indignados e in Sicilia arrivano le forchette rotte”. Geniale, no?
Sì, geniale; così geniale che tutti i mezzi di informazione hanno subito passato la notizia. Persino RAI regione e Repubblica.
Oppure no? Oppure puzza un po' questa immediata disponibilità dei media a dare risalto a qualcosa realizzata da quattro gatti (il giorno dopo, il profilo facebook Forchette Rotte aveva poco più di 100 amici, molti dei quali spinti a richiedere l'amicizia proprio a causa del risalto mediatico dato all'iniziativa...)?
Il mistero è presto svelato; basta leggere questo articolo di Repubblica: http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2011/06/03/forchette-rotte-inviate-alla-casta.html
In esso si legge una dichiarazione:
«Questa iniziativa è nata perché abbiamo ricevuto sollecitazioni enormi, e diffusissime», racconta il consigliere comunale del Pd Davide Faraone.
Che però avverte: «È una protesta della gente, molto trasversale e per nulla ideologica. Nessuno deve metterci il cappello».
Il consigliere comunale Faraone?!? Ma come? Questi giovani non si presentavano essi stessi come gli imitatori de "Los Indignados" spagnoli? Quindi, indignati di tutti i politici?!? E, invece, un politico racconta addirittura come è nata l'iniziativa... Sì, però, precisa, nessuno deve metterci il cappello... Verrebbe da dire: solo lui può farlo... visto che ha intenzione di candidarsi alla poltrona di sindaco a Palermo?
Beh! Adesso è tutto molto più chiaro! Si spiega così l'ampia disponibilità dei media!!! Ed anche l'inusuale colore delle forchette recapitate (sarebbe stato più adatto scegliere, però, un colore rosso un po' più sbiadito...).
Questa operazione di marketing e di riciclaggio fa molto pensare: i politici hanno compreso che il "sistema" ha i giorni contati, la gente non ne può più; la casta teme che la rivolta spagnola e greca possa arrivare anche in Italia con effetti - per essa - deleteri; alcuni di loro - magari i più presentabili (?) - hanno pensato che si devono dedicare già seriamente a trovare strategie adatte al proprio riciclaggio, per non essere travolti. Era già accaduto al termine del Fascismo. Accade sempre così quando un regime volge al suo termine.
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