by Marco Ferrante
photo by Pippo Zimmardi
Era un notte buia e tempestosa
perché il principio è nella ripetizione delle forme
ogni cosa che ci sta intorno è fatta
la materia di cui è, lotta per conservarsi
e ripetersi
un crampo al polpaccio sinistro mi ha svegliato l'altra notte
lo fa da sempre
mi fa contorcere
a volte gridare
sempre con lo stesso movimento senza eleganza
la stessa espressione d'orrore
C'era una volta in un paese molto lontano
la melodia che si ripete
cambiando parole
non cambiando niente
perché nel principio nasce l'istinto di sopravvivenza
cosa è rimasto del mondo che non sia
quello che la gente conosce già
come si fa a spiegare qualcosa
che non è lì già da prima
con tutti i presupposti evoluzionistici
di cui non sappiamo niente
e che ce lo fanno capire
non c'è più nulla di originale
neanche il peccato
oramai è tutto made in China
e ombre di uomini nudi che digrignano i denti con in mano alti bicchieri di vino
nei brindisi delle loro bocche sporche
la prigionia della nostra anima ubriaca
quello che faccio nei miei momenti di ubriachezza molesta
riguarda me
e non c'è niente da dire
niente che non si sappia già
che qualcuno non abbia pensato di sapere
almeno una volta nella vita
Fu vera gloria?
La mia assoluta voglia di mediocrità
la volontà di mescolarmi senza sapore
agli altri ingredienti di un piatto riuscito male
insipido, pieno di colori
senza la sacralità schietta del tozzo di pane
E poi il disperato scontro ad alta velocità
gli occhi contro le pareti di ogni stanza
di tutte le stanze del mondo
riassunte in una
i colori smorti dell'arcobaleno sbiadito
Dopo la fuga
La ricerca della cima del monte innevato
del vento freddo sulla pelle nuda
della barca nel mezzo del mare sotto il raggio di sole
delle caviglie accaldate sepolte sotto la sabbia
e gli occhi chiusi
la mente offuscata
l'anima che mima il movimento incessante
che spinge e strattona eternamente
nel mezzo dell'immensità del vuoto
di chi conosce il bicchiere di vino
Dopo il ritorno
tra la gente
supponendo la cura del sesso
suscitando miracoli
decantando l'elisir di giovinezza
nello schifoso intreccio di due corpi
brutti di una umanità marcia
che sorridente mi regala l'impotenza nell'azione
dell'unica cosa finta degli uomini
dove ci si possa almeno addormentare su due seni
una volta finita
Dopo è finita
per poi scoprire che
il matrimonio è la bella bugia che ci ha salvato
per poi scoprire che
non c'è più bisogno di fuggire, che i mostri siamo noi
per poi scoprire che
non c'è più bisogno di ritornare, che in fondo è lo stesso
per poi scoprire che
la musica classica usata massivamente ha effetti afrodisiaci
per poi scoprire che
apparteniamo all'esercito di quelli che cento volte hanno smesso
e che continuamente lo fanno
Audaces fortuna iuvat
perché nel principio vive la legge del più forte
anche se non è scrittura o parola
anche se poi siamo tutti soli a guardarci sgomenti
con le facce brutte di bambini abbandonati
nel parco giochi del mondo
da genitori dei che non esistono
su altalene altari su cui facciamo sacrifici umani
nelle notti stupide di luna piena
girando attorno ad un fuoco come animali impazziti
Dove vanno a dormire le anatre di Central Park d'inverno?
Ripetono il volo antico
perché il principio si conserva nella ripetizione del gesto
la tradizione
che non voglio tramandare più
ai posteri disperati
dell'oggi domani
e il sentimento della conversione
un Cristo ignudo crocifisso nell'insegna di Mc Donald
dallo sguardo invidioso che aleggia
mentre me ne vado a spasso
per questa città che non ha un'anima
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