di Roberto Cavaliere
Anche nei lontani anni '60 vi furono problemi d'integrazione razziale, dal momento che in qualche aula di scuola iniziò la presenza di qualche ragazzino di colore. Frequentavo a quei tempi le scuole medie. Nella mia classe (la seconda B) fece il suo inaspettato ingresso Mustafà (non ridete... si chiamava proprio così).
La prof. di lettere (l'indimenticabile R. Sucato) dopo qualche giorno ci invitò a scrivere qualcosa per accogliere nel migliore dei modi Mustafà, con dei pensierini di benvenuto.
Non ricordo assolutamente nulla di quei pensierini che tutti noi ragazzi scrivemmo sulla lavagna o sul quaderno e soprattutto il mio (qualcosa avrò pur scritto!). Ma oggi, pensando a tutti i profughi sbarcati sulle nostre isole, ossessionato dal demone della scrittura (credetemi cari amici, esiste... ti prende le mani, il cervello, il cuore, e non vorresti fermarti mai) e ispirandomi al nostro grande poeta G. Meli, avrei risposto all'invito della prof. Sucato con questa piccola poesia.
U' NIVURU
"Zizì, a la scola aiu un cumpagnu novu!
Sta sempri sulu e un parra mai.
E' scuru di peddi; veni di luntanu
e nuddu ci strinci la manu.
Pari un canuzzu spersu, abbannunatu,
cù l'occhi russi... comu si avissi chianciutu.
E sinceramenti mi pari piatusu,
assittatu all'urtimu bancu."
ACCUSSÌ M'ARRISPUNNIU ME' ZIA...
" Dumani, niputi, quannu vai a la scòla
assettati vicinu a stù cumpagnu,
pigghia lù pani di la sacchitedda
e daccini nà fedda.
Di poi parra da sò terra... cà è luntana.
Ci dici cà è nà terra tutta d'oro
e si tu viri nà lacrima spuntari,
allonga la manuzza e strinci la sua."
Spazio per mettere in circolo idee, discussioni, opinioni, prodotti letterari, riflessioni a voce alta riguardo alla cultura e alla storia contemporanea. Con un fortissimo richiamo alla realtà della città di Palermo.
venerdì 31 maggio 2013
giovedì 30 maggio 2013
Eravamo a Gerico
di Rosalba Morici
Eravamo a Gerico
camminavamo
e la folla stringeva
chi braccia
chi parole
chi urla
chi silenzio
Cieco Bertineo
perchè chiedi pietà?
Soffri
Immobile
Gemi
senza tempo
Non c'è pace
per quelli come te
Alzati
Guarda
Vedi
Vieni con me
il vento
asciuga la rugiada al mattino
il sole caldo scioglie il canto
la sera raccoglie le preghiere.
Vieni con me
martedì 21 maggio 2013
Come rugiada, le lacrime nel cielo
di Alessandro Mantia
Uno sguardo si china incredulo verso il suolo,
un altro si drizza verso il cielo chiedendosi perché.
Poi di nuovo scende verso l'abisso dei pensieri.
Cielo e pensieri, lacrime e vuoto.
guardando verso l'alto, non so più
se ho davanti il cielo o l'abisso.
Una lacrima cade verso il cielo mentre lo fisso,
fin quando non si schianta
nell'acqua che rifletteva l'azzurro.
Diventa tutto sfocato,
tutto pieno di cerchi,
e mi rendo conto che il cielo che guardavo
era soltanto un profondo pozzo,
e l'abisso era il cielo.
un altro si drizza verso il cielo chiedendosi perché.
Poi di nuovo scende verso l'abisso dei pensieri.
Cielo e pensieri, lacrime e vuoto.
guardando verso l'alto, non so più
se ho davanti il cielo o l'abisso.
Una lacrima cade verso il cielo mentre lo fisso,
fin quando non si schianta
nell'acqua che rifletteva l'azzurro.
Diventa tutto sfocato,
tutto pieno di cerchi,
e mi rendo conto che il cielo che guardavo
era soltanto un profondo pozzo,
e l'abisso era il cielo.
lunedì 20 maggio 2013
invocazione
by guido monte
a chi aiuta, al sogno del prigioniero, e al suo colloquio interiore senza fine, all’acqua perenne,
auxilium mentre tutto crolla, mentre tutto tace insensato…
quando mi sento abbandonato e perduto, impaurito dagli anni e dalla fine
e prego senza fine finché gli occhi si chiudono nel sonno:
allora cerco lo spirito di rigenerazione, soccorso di fronte al nulla di tutto,
così come cerco pietà da dare e ricevere…
martedì 14 maggio 2013
Tre
di Daniela Palumbo
Tre
sono tre i carri armati
lungo una ripida discesa
stamattina, come tre missili lanciati
dentro allo spazio blu e viola
blu come i tuoi occhi grandi accesi
(non più non più)
come una bocca spalancata
stretta in una morsa
stretta
io da sola
sola con queste tre frecce
scoccate …
Arriveranno
fin lassù in cima alla discesa
dove troveranno prati in fiore
trecce slegate al vento
e onde
e nubi e fumo
dove vedranno te ad aspettare …
Sarai un pescatore
addormentato in riva al tempo
sarai un bimbo scalzo
fuggito dalla propria casa.
Mentre sto qui a vegliarti
e a risvegliarti, sempre.
Come un soldato.
lunedì 13 maggio 2013
sfogo
by guido monte
periferia: vecchie roulotte abitate,
baraccopoli di zingari
a ridosso dei palazzi,
gatti soli, cani solitari,
alcuni ammazzati e annegati
nel rivolo delle fogne.
immondizia ovunque,
puzza, discariche a cielo aperto.
e tu, cane scannato?
tu sei stato gettato via,
la tua vita non contava.
hai gridato al mondo,
latrato all’infinito
ma nessuno ti ha ascoltato.
sei invisibile,
il tuo dolore è invisibile.
voglio dimenticare gli occhi
degli animali torturati,
i volti di donne sfigurate dall’acido,
i corpi dei bambini focomelici,
i corpi amputati nei campi-profughi,
vorrei dimenticare
ma non posso,
e i versi non servono a niente.
ne siamo indifferenti.
il dolore è ancora reale
se non lo sentiamo nella nostra pelle?
l’orrore è ancora orrore
se non viaggia nella nostra carne?
venerdì 10 maggio 2013
il geranio di luigi
di guido monte
(ispirato alla novella "di sera, un geranio" di luigi pirandello)
l’anima esce fuori
dal corpo spento,
durante il sonno,
e galleggia nella stanza
senza riconoscersi.
ricorda, sente, vede luci,
vede il suo corpo immobile;
ricorda le ultime parole,
dette o sentite, di paura
o speranza in un intervento.
resta solitaria
una lampada inutilmente accesa.
ora è davvero se stesso,
palazzi, vie, orizzonti: l’universo.
l’orologio, la lampada
della vita di prima
non sono più nulla per lui.
sotto
c’è il muro della villa, il giardino,
la vasca grezza, verde per i rampicanti,
l'acqua chiara che cola nella vasca,
e foglioline bianche e verdi,
che intasano la bocca
del tubo dello scarico.
verde, radici, terra nera.
il respiro della terra!
lui e l’erba si sciolgono
in quel respiro eterno,
nel vapore senza fine.
lui consiste ancora
in piccole cose,
in una pietra, in un fiore,
in quel geranio...
altri guardano il geranio rosso
che a un tratto si accende,
e non sanno il perché.
giovedì 9 maggio 2013
Metamorfosi
by Silvia Dello Russo
Meta
Metà di me
Che cerca di liberare
Dalla corazza di protezione
Ma di prigionia
Il cuore.
Un piede livido
Per la strada camminata
Una schiena curva
Gli occhi...
Di che colore sono?
Le mani piccole
Secche
Bambine.
Forma
Sete di spiegazione
Big Bang del corpo
Riconoscere
Riunire e compiere
Il miracolo della rinascita
Che brulica
Da anni
Dentro.
Mente e pensieri
Confinati in un benefico oppio
Trascendenti al corpo
Fino ad avere fisicità e muscoli
Come buchi neri
E l’esplosione di mille stelle
Che bruciano se stesse
Che bruciano...
me
Dasein
di Alice d'Alessandro e Guido Monte
Adesso che non sono in nessun posto
mi dici che il viaggio finisce qui
dove tutto svanisce, labile come la spuma del mare
Ma io non posso non ritornare
perché c'è un silenzio più grande di me
che si annida dentro
e un errore più grande di me
che si annida dentro
Andare e venire a queste prode
Per non essere più alla fine
mi dici che il viaggio finisce qui
dove tutto svanisce, labile come la spuma del mare
Ma io non posso non ritornare
perché c'è un silenzio più grande di me
che si annida dentro
e un errore più grande di me
che si annida dentro
Andare e venire a queste prode
Per non essere più alla fine
dentro: un fiume sotterraneo,
fiume che comunque va al mare…
sopra: un cielo di stelle chiuse,
infinite volte chiuse a noi umani
le radici sono estinte, resta
solo il nunc del dormiveglia
senza fine
Ora che so quello che non sono
torno indietro
fino alla radice
pezzo di legno che tentano i flussi
su quella spiaggia dove finisce il viaggio
e non c'è altro
venerdì 3 maggio 2013
Lisbona
di Pippo Zimmardi
davanti al peep show polveroso dimesso disorlato scolorato vuoto
nel locale delle sardine fritte ottime per famiglie di buon appetito e muratori
le ombre del mondo, lo splendore delle storie ricadute nel sogno
innocente, come un pesce spada sbagliato e/o l’acqua del baccalà
un signore maturo paffuto gira tra i tavoli e canta versi suadenti rassegnato, ammiccante, risoluto
compiaciuto tostato a punto: siamo, finisce e un altro gentiluomo si alza dai tavoli e continua riflesso
e gli avventori lo guardano ammirati di fumo sull’acqua
e ancora l’uomo vorrebbe raccontarci la sua storia portoghese
e ci consegna una striscia di carta con un link per conoscere
le geografie rotte dell’atlante
la pietra delle vele, delle croci e la folla impietrita.
Da che parte sta l’oceano?
al limite della luce il lampione si accende
tra Trieste e San Francisco
la signorina che conduce il tram ci porta al deposito ridendo
mercoledì 1 maggio 2013
frammenti dal silenzio
by guido monte
(frammenti di discorso “rubati” per strada,
o che mi risuonavano in mente)
… “chi insieme a me?”
***
… nel cielo rosso-azzurro: scintille, il tempo corre
***
… e alla figlia di giairo: “fanciulla, alzati”
***
il mondo è dimenticanza, “la nebbia di sempre”, il nonsenso di tutto
***
“… ho paura di non arrivare a fine-mese”
***
… sommersi da un grande inverno interiore, dal vento freddo dentro l’anima
***
voci di silenzio, come “la pioggia sul muschio”
***
… non curarsi troppo delle cose umane
***
toccare l’erba, i fiori, nient’altro
***
“… come bambini, come malati d’ospedale”
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