di Francesca Saieva
Come può un movimento a-politico far 'politica'? o quanto meno cercare di modificare la politica? Forse un'onda anomala è capace di far questo. Così tra i tanti protagonisti di queste primavere delle piazze ci sono anche gli "indignados". Gli USA li hanno denominati "click activism" (una sorta di attivismo reticolare ne caratterizza il movimento). Uomini, donne, ragazzi non si appoggiano ad alcun partito, ma usano la rete come 'sede' trasversale che si adopera alla "co-produzione della cittadinanza", secondo pratiche attiviste al pronto click sul web.Un movimento dunque a tutti gli effetti, ma allo stesso tempo qualcosa di diverso. Negli anni '70 gli studenti, gli operai e le femministe portavano avanti insieme le loro idee misurando le rispettive esperienze; gli indignati, oggi, sono tanti, misurano ancora le loro esperienze, ma al di là di conflitti generazionali e lotte di classe, estranee a ideologie forti.
Un movimento 'leggero' (nonchè veloce, in merito ai suoi mezzi di diffusione) che accusa i partiti di pesantezza e lentezza, ma soprattutto d'incapacità a "sentire le vibrazioni dello Zeitgeist" (R.Simone, La Repubblica, 25 giugno 2011). Se da Madrid gli indignados chiedono trasparenza e minore corruzione politica oltre che garanzie per il futuro, le richieste di piazza Sintagma ad Atene non sono poi così differenti e così pure quelle delle piazze italiane, strapiene di precari, disoccupati, insomma, per intenderci, di quell'"Italia peggiore"!
Gli indignados continuano la loro protesta e la loro marcia. Da Valencia il movimento è già in cammino; giungerà a Madrid il 23 luglio (dopo un percorso di 800 Km e 29 città). Questa "marcia popolare indignata" fornirà forse un'idea più chiara del movimento in sè. Tante le iniziative, locali e non, in attesa dello sciopero generale previsto per il 15 ottobre. E se le piazze italiane fino a oggi hanno continuato a indignarsi, anche Palermo ha i suoi "indignados", le cosiddette "forchette rotte", "artefici di una nuova Estate siciliana", così si è espresso su di loro The Indipendent.
E se la corrente crea l'onda seguendone il movimento, così gli indignati sono ormai un fenomeno sociale. Gratificante l'affollata reazione al malgoverno, ai tagli della spesa pubblica; preoccupante, però, la diffusione del fenomeno a livello europeo-internazionale (il suo affermarsi non è forse infatti una reazione al malcontento generale di un intero mondo ‘piegato’?)
L'esigenza del nuovo, del cambiamento così fortemente sentito dalle piazze, promuove una democrazia 'diretta', un rinnovato senso 'politico' della politica. Connotare un'onda anomala è difficile, investirla di aspettative è una sfida (impossibile? forse no, tenendo conto della libertà di un movimento asistematico). L'onda travolge, modifica le strutture dando un nuovo assetto da equilibrare, ma soprattutto (se dà i suoi frutti) da mantenere. Possibile forse ancora una 'primavera' e un'altra estate così come "uno scoglio può arginare il mare".
Come può un movimento a-politico far 'politica'? o quanto meno cercare di modificare la politica? Forse un'onda anomala è capace di far questo. Così tra i tanti protagonisti di queste primavere delle piazze ci sono anche gli "indignados". Gli USA li hanno denominati "click activism" (una sorta di attivismo reticolare ne caratterizza il movimento). Uomini, donne, ragazzi non si appoggiano ad alcun partito, ma usano la rete come 'sede' trasversale che si adopera alla "co-produzione della cittadinanza", secondo pratiche attiviste al pronto click sul web.Un movimento dunque a tutti gli effetti, ma allo stesso tempo qualcosa di diverso. Negli anni '70 gli studenti, gli operai e le femministe portavano avanti insieme le loro idee misurando le rispettive esperienze; gli indignati, oggi, sono tanti, misurano ancora le loro esperienze, ma al di là di conflitti generazionali e lotte di classe, estranee a ideologie forti.
Un movimento 'leggero' (nonchè veloce, in merito ai suoi mezzi di diffusione) che accusa i partiti di pesantezza e lentezza, ma soprattutto d'incapacità a "sentire le vibrazioni dello Zeitgeist" (R.Simone, La Repubblica, 25 giugno 2011). Se da Madrid gli indignados chiedono trasparenza e minore corruzione politica oltre che garanzie per il futuro, le richieste di piazza Sintagma ad Atene non sono poi così differenti e così pure quelle delle piazze italiane, strapiene di precari, disoccupati, insomma, per intenderci, di quell'"Italia peggiore"!
Gli indignados continuano la loro protesta e la loro marcia. Da Valencia il movimento è già in cammino; giungerà a Madrid il 23 luglio (dopo un percorso di 800 Km e 29 città). Questa "marcia popolare indignata" fornirà forse un'idea più chiara del movimento in sè. Tante le iniziative, locali e non, in attesa dello sciopero generale previsto per il 15 ottobre. E se le piazze italiane fino a oggi hanno continuato a indignarsi, anche Palermo ha i suoi "indignados", le cosiddette "forchette rotte", "artefici di una nuova Estate siciliana", così si è espresso su di loro The Indipendent.
E se la corrente crea l'onda seguendone il movimento, così gli indignati sono ormai un fenomeno sociale. Gratificante l'affollata reazione al malgoverno, ai tagli della spesa pubblica; preoccupante, però, la diffusione del fenomeno a livello europeo-internazionale (il suo affermarsi non è forse infatti una reazione al malcontento generale di un intero mondo ‘piegato’?)
L'esigenza del nuovo, del cambiamento così fortemente sentito dalle piazze, promuove una democrazia 'diretta', un rinnovato senso 'politico' della politica. Connotare un'onda anomala è difficile, investirla di aspettative è una sfida (impossibile? forse no, tenendo conto della libertà di un movimento asistematico). L'onda travolge, modifica le strutture dando un nuovo assetto da equilibrare, ma soprattutto (se dà i suoi frutti) da mantenere. Possibile forse ancora una 'primavera' e un'altra estate così come "uno scoglio può arginare il mare".
Volevo precisare che le Forchette Rotte è un "fenomeno" che non ha nulla a che vedere con gli indignados spagnoli perché non nasce nelle piazze e per tanti altri motivi. Sono esse stesse a non gradire di essere denominate "indignados", come si può evincere da questo articolo: http://www.lasicilia.it/index.php?id=60098/lavoro/trentenni-precari-e-disoccupati-forchette-rotte-non-indignados
RispondiEliminaIn tutta Italia, così come in Sicilia, esiste un movimento nato sull'onda degli Indignados spagnoli (proprio per iniziativa di alcuni ragazzi spagnoli residenti da noi), e che è in stretto contatto con essi; il nome, seguendo quello di Spanish Revolution - Democracia Real Ya, è Italian Revolution - Denocrazia Reale Ora, presente in rete su facebook (https://www.facebook.com/italianrevolution più di 27.000 gli iscritti) e, da poco, anche con un sito internet: http://www.italianrevolution.org/
Il mio breve pezzo è sugli indignados , sulle ripercussioni e il seguito che tale fenomeno sociale può avere e sta già avendo.
RispondiEliminahttp://tg24.sky.it/tg24/politica/2011/06/09/movimento_giovani_siciliani_forchette_rotte_contro_casta_potenti.html
http://palermo.blogsicilia.it/indignados-sabato-happening-a-palermo/47826/
http://www.iljournal.it/2011/i-giovani-spagnoli-contestano-leuropa/242568
Mi concederai inoltre che, quando le 'forchette si rompono', esprimono pur sempre una forma di “indignazione”: giornalisticamente (vedi i links) sono in genere considerate “cugine” naturali degli indignados.
una buona giornata!
Francesca Saieva