by guido monte
(foto by simona paterna)
.in principio era il principio,
aria, acqua, fuoco: insomma, un bue.
poi venne il vero principio di tutto:
la casa,
beit, la parola mi sfiora ancora le labbra.
dalla casa venne fuori un cammello,
di lunedì,
il cammello venne fuori da una porta
ma non si sa chi l’ha fatta.
poi venne fuori un respiro, un alito,
forse era marzo…
ad aprile invece venne fuori un gancio,
e stava piuttosto dritto, per appendere.
poi si vide un’arma sibilante, un coltello
o una parola, come dissero dopo.
l’arma era gettata in uno spazio chiuso,
e faceva freddo.
da un vaso venne fuori un serpente,
o da una mano;
la mano era piccola,
non si vedeva bene.
nella palma si vedevano le nubi,
e una coppa nel segno della luna;
di fronte c’era una torre appuntita,
e un fallo che penetrava nella vagina.
allora si mise a scorrere il fiume sotterraneo,
segno della madre e della morte insieme.
il figlio era un pesce maggiordomo
che entrava nel mare,
nel sonno una linea vuota
e un arco scoccava la freccia,
un orecchio ascoltava rumori confusi,
l’occhio vedeva e basta.
la bocca invece diceva parole
e mostrava un dente bianco
e la scala del capodanno degli alberi,
dove finisce tutto,
e un taglio sulla nuca
oltre palazzi, mari e porte.
poi un altro vecchio curvo
con una lanterna, che aspetta;
e un ultimo sibilo,
l’ultimo scoccare dell’arco
prima di vedere le impronte
di vite passate,
era la lettera ultima.