giovedì 31 marzo 2011

cloudspotting


by guido monte


anch’io sono un cloudspotting, amo anche i frammenti di vetro del mondo rotto, le canzoni rap piene di versi antichi, le chiacchiere della gente come poemi dell’umanità!

resta solo questo, accogliamolo, nothing matters, poi sentiremo solo... "kol demamah dakkah" il lieve sussurro di silenzio divino, e ci copriremo anche noi il volto

la vergogna del cielo



di Maddalena Scannaliato
(photo by Francesca Saieva)

Vibra il gemito di un angelo.
Si mostra nudo
mentre il cielo lo guarda.
Un uomo sorride tra l'ira e l'invidia.
Sotto la dimora degli angeli
la terra si sporca
e le anime viaggiano tristi.
Angeli corrono e saltano
su letti di nuvole
si fondono e fuggono.
Dentro templi nascosti
nella veste del tempo
scompaiono.
Sulle cornici di un quadro
si adagiano.





martedì 29 marzo 2011

Se possiamo noi, anche gli altri possono...

di Enzo Barone 
E’ sabato mattina e all’interno di un evento culturale assisto ad un concerto di alcuni bimbi di una scuola elementare del centro.
Sono i figli di un quartiere difficile, socialmente, economicamente, culturalmente. Un quartiere ampiamente multietnico, dove un pugno di eccellenti maestre danno l’anima – e il corpo forse – per tirare su decentemente i ragazzini e tenerli occupati per la maggior parte del tempo possibile in attività educative.
Giacchè l’evento culturale cade nella ricorrenza dei 150 anni dell’Unità d’Italia, a coronamento di melodie a tema risorgimentale, i bimbi immancabilmente intonano l’inno nazionale.
Partono stentorei gli squilli di tromba e i rulli di tamburi: il piccolo pubblico di genitori, compagnetti e insegnanti, che gremisce fitto fitto i pochi posti del teatro, si alza uno dopo l’altro in piedi e canta con partecipazione e passione insieme ai bimbi. Anche i visitatori del teatro si fermano e prendono a cantare.
Non riesco a trattenere la commozione.

Un mondo in fiamme, un’altra storia?

di Francesca Saieva ......................................................
.Tra detto e non detto il caos regna sovrano e l’immaginario collettivo rimane impelagato nel ‘dubbio’ di ciò che si esplicita nel nascondere l’implicito. Da poco più di una settimana il cielo è in fiamme. Presto per tirare le somme e fare il punto della situazione (no di certo per le vittime di Misurata, Bengasi e Tripoli…), tardi per neutralizzare gli eventi. Così, tutti invitati al ‘gran ballo imperiale’ assistiamo alla parata di carri guidati da missionari armati e da cesari bonapartisti mentre intonano un ‘canto libero’ tra interferenze radiofoniche e velleità canore di un Robespierre (di turno): “la guerra è sempre il principale desiderio di un governo potente, che vuole divenire ancora più potente” (intervento di Robespierre alla Legislativa, 18 dicembre 1791).

domenica 27 marzo 2011

Anna di Vivaltrastoria



bozza di un racconto incompiuto, by guido monte & vittorio cozzo

(photo by guido monte)

Anna uscì fuori, era tanto che non lo faceva; pensava che i genitori le sconsigliassero di uscire per allontanarla dai potenziali pericoli della vita (e un po' se ne compiaceva). Ma quella sera era davvero stufa, e a loro insaputa andò in quel luccicante bar del centro sempre pieno di gente. Ecco, pensò tra sé, vediamo se c'è qualcuno in giro che... E qualcuno la guardò fissamente sbottando a bassa voce: "Mmm! Troppo piccola". Anche lei si accorse di lui, e rifletté: ma sì,o lui o un altro... Poi entrambi videro avvicinarsi una lussuosa macchina con targa diplomatica, e alla guida una signora distinta di mezza età, sua madre! Anna si allontanò in fretta lasciando solo quel qualcuno; i negozi erano ancora pieni di luci quando gli ultimi guidatori decisero di chiudere gli sportelli delle loro macchine. Lei vagò ancora un po' nei dintorni, poi scrollò le spalle e decise di tornare a casa.

venerdì 25 marzo 2011

I Plebisciti per l'annessione al Regno Sabaudo

di Fonso Genchi


In questo periodo in cui si celebra il 150° anniversario dell'Unità d'Italia - non so se ci avete fatto caso - non si menzionano mai, o quasi, i famosi "plebisciti". Eppure l'unificazione italiana è stata legittimata e sancita proprio in seguito a questi plebisciti che si sono susseguiti dal 1859 al 1870.
Allora, come mai vengono praticamente ignorati?

lunedì 21 marzo 2011

Italianità, il vincolo delle nostre radici


di Francesca Saieva
(photo by Francesca Saieva)
Chi, almeno una volta nella vita, non ha attraversato in auto tutto lo Stivale? Paesaggi e immagini si susseguono nell’alternanza di elementi geofisici che ne determinano i suoi ‘particolarismi’. E sì! Perché proprio da lì, nel suddetto particolarismo, va ritrovata la controversa nonché ambigua nazionalità italiana. A distanza di pochi giorni dai festeggiamenti per i 150 anni dell’unità d’Italia, la ‘sbornia’ non è stata ancora del tutto smaltita; sembrano confermarcelo le ultime polemiche in merito alla questione libica sempre più ‘cogente’.
In questi giorni, “E’ GUERRA” su tutte le testate giornalistiche e sui media, e l’Italia (giovane nazione per antonomasia, e per tradizione storica passiva nelle ‘pratiche colonialiste’) si accinge ancora una volta a fare da fanalino di coda all’Inghilterra e alla Francia. Certo per la nostra nazione, i corsi e i ricorsi della storia non mancano: ‘interventisti e non’, seppure sotto differenti forme e altre bandiere di partito, dicono la loro. C’è chi sostiene che la cautela possa essere strategica per la questione petrolifera, c’è chi ritiene che la cautela non porti petrolio, sottintendendo quanto la cautela consista in ben altro. Mi chiedo però: quanto incide la questione libica sulla presunta italianità e soprattutto sulla nostra consapevolezza d’italiani? Quanto la fragilità identitaria del Belpaese è imputabile al Risorgimento (perlopiù a un post-risorgimento) tanto da dover auspicare, senza alcuna retorica a un “nuovo Risorgimento” e alla sua ‘partigianeria’?

domenica 20 marzo 2011

lettere alfabetiche


by guido monte
(foto by simona paterna)

.
in principio era il principio,
aria, acqua, fuoco: insomma, un bue.
poi venne il vero principio di tutto:
la casa,
beit, la parola mi sfiora ancora le labbra.
dalla casa venne fuori un cammello,
di lunedì,
il cammello venne fuori da una porta
ma non si sa chi l’ha fatta.
poi venne fuori un respiro, un alito,
forse era marzo…
ad aprile invece venne fuori un gancio,
e stava piuttosto dritto, per appendere.
poi si vide un’arma sibilante, un coltello
o una parola, come dissero dopo.
l’arma era gettata in uno spazio chiuso,
e faceva freddo.
da un vaso venne fuori un serpente,
o da una mano;
la mano era piccola,
non si vedeva bene.
nella palma si vedevano le nubi,
e una coppa nel segno della luna;
di fronte c’era una torre appuntita,
e un fallo che penetrava nella vagina.
allora si mise a scorrere il fiume sotterraneo,
segno della madre e della morte insieme.
il figlio era un pesce maggiordomo
che entrava nel mare,
nel sonno una linea vuota
e un arco scoccava la freccia,
un orecchio ascoltava rumori confusi,
l’occhio vedeva e basta.
la bocca invece diceva parole
e mostrava un dente bianco
e la scala del capodanno degli alberi,
dove finisce tutto,
e un taglio sulla nuca
oltre palazzi, mari e porte.
poi un altro vecchio curvo
con una lanterna, che aspetta;
e un ultimo sibilo,
l’ultimo scoccare dell’arco
prima di vedere le impronte
di vite passate,
era la lettera ultima.

sabato 19 marzo 2011

Rimpianto

di Daniela Palumbo

Si può morire?
Di rimpianto.

Spegnersi
come fiamma che muore bruciando
come fumo si dirada come aria si esaurisce
nel nero di una stanza, non segreta
chiusa
silenziosa.

Si può guarire
svuotare i sensi fermare i pensieri
e il male della notte rubato al tuo respiro
ombra sul muro divorata dalla luce
finta verità
che somiglia alla vita.

Poi svegliarsi, senza armi né difese
sola
a dover scegliere
se
vivere, e non curare le ferite
o guarire morendo.

LEZIONE DI ILLEGALITA'


Di Roberto Alajmo
(Dall'Unità)
pubblichiamo dal blog "Penultima ora" per gentile concessione dell'autore
Quando alla prossima occasione si tratterà di calcolare la superficie dello Stato italiano, bisognerà ricordarsi di sottrarre almeno una piccola area di giurisdizione. L’enclave extraterritoriale si trova a Palermo. Si chiama Palazzo Rappa. È in via Brigata Aosta, a nemmeno cinque minuti di macchina dalla zona più elegante della città. È una costruzione di edilizia popolare dove da anni si consuma una guerra fra due fazioni contrapposte. Da una parte trenta assegnatari legittimamente designati da una graduatoria comunale. Dall’altra una settantina di famiglie cosiddette abusive, che stringono d’assedio i residenti per costringerli a scappare lasciando liberi gli appartamenti. Dopodiché “rumpuno” e si installano.
Di recente il fronte degli abusivi ha segnato un punto importante. La signora Rosaria Leto, che assieme al figlio abitava in un bivani al quinto piano, ha deciso di arrendersi. Un esemplare di femmina col suo cucciolo è il classico soggetto debole che i coyote individuano e isolano dal branco per poterlo divorare più facilmente. Per anni l’hanno chiamata “sbirra”. L’hanno aspettata sul pianerottolo per insultarla e minacciarla. Gli ultimi atti di guerra sono stati l’incendio della porta di casa e la distruzione dell’automobile. La signora Leto ha sporto ogni volta regolari denunce, denunce circostanziate. Finché qualcuno alla polizia le ha suggerito - informalmente, per carità - di sgomberare per evitare guai peggiori. A quel punto voi che avreste fatto? La signora Leto ha affrontato per l’ultima volta gli assedianti, è riuscita a rientrare in casa per recuperare gli oggetti indispensabili e ha abbandonato il resto assieme all’appartamento che deteneva legalmente da dodici anni.
In fondo, per gli abusivi è solo una piccola vittoria. Molto più grande è la sconfitta di chiunque creda che nelle regioni del sud possa esistere un’idea di legalità.

venerdì 18 marzo 2011

Senza titolo


di Maddalena Scannaliato
(photo by Francesca Saieva)

La notte è andata via.
E’ pallida la mia città
con i suoi sogni spezzati.
Stanca vacilla la memoria
fra anime vietate.
L’alba, oggi distratta,
cerca luce.

martedì 15 marzo 2011

"tolle, lege" n.1 (appunti sparsi)


by guido monte
(picture by viviana di miceli)

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ecco negli occhi di un asino (l’asino più dolce di luigi), il peso assurdo di ogni gesto o parola privi di senso e movimento − giorni che si ripetono e si consumano di nostalgia… e allo stesso modo m’addormento, giocattolo stanco che sogna per sapere qualcosa, e che non sa cos’è la vita... né se esiste più nulla.
annodo i miei discorsi quasi sempre a quelli di qualcun altro, parlo ma non ho nulla da dire, leggo per sprofondare nell’oscurità trasparente, faccio piccoli schizzi, con matite o penne colorate, di paesaggi e pupi che si guardano sotto la luna che li guarda, scrivo nel dormiveglia tra i vetanda, l’eneide e le cisterne vuote di geremia, ricordo persone estati calde monti islandesi e namibiani, poche righe di qualche libro, come se tutto questo mi fosse sempre stato vicino...

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lunedì 14 marzo 2011

Da Gramsci a Sanguineti: riflessione sull'impegno nel 'collettivo'


di Francesca Saieva
(foto by Francesca Saieva)
Era il 29 gennaio 1916 quando ne “Il Grido del Popolo” Antonio Gramsci scriveva: “[...] distinguersi, uscire fuori dal caos, essere un elemento di ordine, ma del proprio ordine e della propria disciplina a un ideale.” (A. Gramsci, Scritti scelti, BUR, 2007). Niente di più anacronistico, diremmo, per questa nostra epoca così disattenta agli ideali, alla collettività, svuotata di senso storico e ideologico. Eppure già ai tempi di Solone (secondo lettura vichiana) sembra che, sollecitati dallo stesso, i plebei avessero compreso di essere d’ugual natura coi nobili e uguagliati in civil diritto. Viene da chiedersi, cos’è successo allora nel corso di questi secoli? La storia sembra dunque aver fallito il suo compito? Quale il contributo della cultura?

domenica 13 marzo 2011

L'incontro anteriore

di Daniela Palumbo


Dove ti ho mai smarrito.
In quale corso della mente.

Forse in quel canto
lieto, inatteso
sul davanzale del nuovo giorno.

Che allontanai, verso l'inverno.
Volendo trattenerlo.

venerdì 11 marzo 2011

Quando la tua fuga


di Maddalena Scannaliato
(foto by Francesca Saieva)

Quando la tua fuga
mi congedava con un vuoto saluto
non ti accorgevi mai
che nel teatro dove avevi recitato,
nulla svaniva
e ancora ti cercavo
in silenzio…
Quando il dubbio alzava il suo dito
non ti accorgevi mai
di cercare rifugio

laddove io potevo trovarti...

martedì 8 marzo 2011

opposite poles


(C.Giovannoni, P. Handke, T. Bernhard, me)

blending and photo by guido monte

Die einzige Wahrheit the only truth l’unica verità
ist Schlachthauswahrheit, is the truth
of the slaughterhouse è quella del massacro
das die Welt ist...

but then also
the astounding opposite of it, like a
Traum vom Haus im Haus
dream of home inside home
of skies animals oceans pastelcolours
ma c’è anche il sogno
dei colori del mondo

Ikafika sauti ya usiku
Mlio mtamu wa ardhi kachipuka
Mwanga wa mchana unakuchwa
Nakimya, nainama, nasikia.
here’s the voice of night,
sigh of an awakening earth,
soft lighting on the horizon…
silently I lean and listen
.
.
commento di francesca saieva
Da un cannocchiale una scatola di vetro come "albero rifugio"... Una stanza dalle porte di neve ghiacciata (P. Handke), fioca luce su pensieri di ogni giorno; sulle facce di un cubo, giocolieri e funamboli si alternano al ritmo di una stanca clessidra. Ma già sul grigio asfalto una pioggia di coriandoli asciuga il pianto.

lunedì 7 marzo 2011

Emma Dante, tre occhiali da lontano



di Francesca Saieva
.
Coppola aveva messo da parte i suoi barometri e affondando tutte e due le mani nelle tasche capaci del cappotto aveva incominciato a tirare fuori occhiali e occhialetti, disponendoli sul tavolo. «Sì, sì – occhiali – lenti mettere sul naso, ecco mii oci – bei oci!!» (E. T. A. Hoffmann, L’Orco insabbia in Romanzi e racconti, a cura di Carlo Pinelli, Einaudi, 1969)
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Ho appena letto Trilogia degli occhiali (Rizzoli 2011, e già sul palcoscenico) della giovane ed emergente regista e scrittrice palermitana Emma Dante. Nei tre spettacoli (Acquasanta; Il castello della Zisa e Ballarini), apparentemente slegati tra loro ma dall’unico filo rosso, ho colto alcune sfumature tematiche, incentrate sulla metafora degli occhiali, dell’Orco insabbia di un grande come Hoffmann, su una possibile chiave di lettura dell’unheimliche, il perturbante, presente e assente a un tempo in ciò che siamo soliti intendere come ‘visibile’, e su un legame (freudianamente inteso) tra la vista e la sessualità, qui sviscerato nell’interezza del testo.

martedì 1 marzo 2011

La migrazione e lo "straniero"


Lo Straniero
di Francesca Saieva
(foto by Francesca Saieva).
Riconosco la difficoltà di pensare a un pinguino come nuovo arrivante, se non in termini di “associazione psichica delle idee”. Già Platone ne faceva uso, e, anche se è improbabile l’esistenza di un Iperuranio in sé, meno inconciliabile è la sua teoria. Cose rimandano a cose e ancor di più a idee di cose; forse che l’idea si ponga come “rito di passaggio” tra una cosa e l’altra? Un filo conduttore che attraversa la soglia, sostanziando il ‘migrare’ della cosa in qualcosa d’altro.
A questo punto ci vorrà un esempio, per evitare che il dire sia soltanto un farneticare. Proprio oggi, infatti, ho scritto su un foglio bianco la parola 'migrazione', da cui adesso partono i miei pensieri associativi.