d i Rosario Ales
In questo periodo di emergenza sanitaria a causa della
minaccia pandemica del Covid-19, una riflessione più approfondita sul rapporto
tra fragilità e responsabilità mi sembra necessaria, anche nella prospettiva
dei radicali cambiamenti di abitudini individuali e degli inquietanti scenari
politici ed economici che ci attendono nel prossimo futuro.
Del rapporto tra fragilità e responsabilità, tratterò sotto
il profilo psicologico e socio-politico.
Per fragilità intendo nella connotazione semantica i
significati di vulnerabilità, sensibilità, debolezza, indifesa ed inerme
umanità, sprofondare nella malattia estrema (per esempio la malattia di Alzheimer,
la demenza senile). La fragilità lambisce aree tematiche diverse ed a livello
globale: i diritti di libertà, il limite del potere politico in periodi
emergenziali di tutela della salute pubblica, l’adeguatezza delle misure giuridiche
nel contemperare la tutela dei diritti del cittadino, l’esercizio della laica
virtù della prudenza, con il conforto competente della comunità scientifica.
Quindi intendo parlare della fragilità e della
responsabilità politica nella visione più ampia della condizione umana, nella cui vicenda storica ci troviamo a
vivere.
In questo periodo sia a livello individuale, collettivo e
anche nella dimensione più alta della politica si sta sperimentando proprio
alla luce del legame tra fragilità e responsabilità la nostra capacità di resistenza, dal termine resilience, ricerca della forza di
resistenza psicologica, etica, politica ed economica contro la minaccia della
epidemia del Coronavirus (resilienza
tecnicamente è la proprietà di un materiale di assorbire un urto senza
rompersi).
La resilienza “non è solo capacità di resistere, ma
soprattutto di ricostruire la propria
dimensione, il proprio percorso di vita” (R. Sennett, L’uomo flessibile, 2000
Feltrinelli).
Evocare nuove fragilità a fronte dell’epidemia, non
significa che la fragilità umana sul piano psicologico presenti delle novità,
ma in relazione alla invisibilità del
virus, la percezione soggettiva di potersi infettare ed ammalare, alimenta
ansia, preoccupazione per il futuro che può trasformarsi in stati e tonalità
emotive più intense: angoscia, disperazione, depressione. Mentre la paura fa riferimento ad un evento di
pericolo determinato, l’ansia ha relazione con una condizione indeterminata,
con la probabilità nel caso del Covid-19 di essere vulnerabili al virus,
persino in forma asintomatica. In gioco è il bene prezioso della salute, non solo sul piano fisico, ma
anche psicologico. In questo periodo ci rendiamo conto della stretta
correlazione e corrispondenza tra coscienza del proprio “Io” e del proprio “corpo”;
lo stato di malattia può riguardare al contempo un organo del corpo, come anche
un’alterazione dello stato psicologico, comunque sperimentiamo in noi stessi
che sia il corpo che la psiche si condizionano reciprocamente, anche senza
esserne consapevoli. Sarà compito degli psicologi, per chi ne avverte la
necessità, aiutare a fronteggiare questo disagio collettivo e individuale per
imparare a gestire l’ansia e resistere nell’accettare una vita sospesa, che nel
periodo più critico ci ha fatto sentire quasi agli “arresti domiciliari”.
A questa insorgenza di fragilità psicologica dobbiamo
aggiungere antiche dipendenze categorizzate nel sistema di classificazione
delle malattie mentali (DSM): dipendenze da alcol, droga, gioco e nuove
dipendenze come l’attaccamento al cellulare, ai video-game, l’impulso ad una
iperstimolazione sensoriale che generano distrazione e superficialità
contrastando in tal modo l’indifferenza e la noia, a cui apparentemente ci si
sottrae.
Ampliando la prospettiva del rapporto tra fragilità e responsabilità,
in ambito sociale pare opportuno evidenziare come la precarietà del lavoro di molti cittadini che non
riescono a vivere decorosamente, soprattutto in questo periodo emergenziale,
genera difficoltà a programmare il futuro, disadattamento, diffidenza verso il
diverso, marginalità.
L’impegno dello Stato e delle istituzioni nei prossimi
giorni dovrà essere indirizzato oltre che alla sanità, lavoro, istruzione di
ogni ordine e grado, alla cura delle fragilità più evidenti: anziani, invalidi,
bambini, senza lavoro e senza tetto.
Agli effetti negativi di uno stato di precarietà, protratto nel tempo, occorre cogliere l’opportunità di
riscoprire principi e valori collegati con la partecipazione, la solidarietà,
la rivalutazione dei legami affettivi, la consapevolezza di Sé e delle proprie
risorse e competenze, la ricerca di nuovi interessi, progettare il futuro e
l’impegno della volontà.
Sotto il profilo politico, lo Stato e le Istituzioni
dovranno assumersi la responsabilità di proteggere e tutelare la salute dei
cittadini, commisurando la proporzionalità delle misure normative adottate in
questo periodo emergenziale con la tutela dei principi fondamentali,
riconosciuti dalla nostra Costituzione come il diritto al lavoro e le libertà sentite
più pressanti: circolazione, associazione, istruzione, iniziativa economica e
libertà di culto.
Più in generale questo periodo può essere un’ occasione per
ripensare concretamente la politica nei suoi obiettivi strategici, riconducendo
le innovazioni telematiche in politiche
pubbliche del Welfare State che perseguino il benessere dei cittadini in una
società capitalistica, per migliorare la qualità dei servizi al cittadino di
cui ho già accennato e la riaffermazione della responsabilità, intesa in senso
giuridico come capacità di imputazione dell’azione al suo agente e come retribuzione
con l’obbligo di riparare il danno o di subire la pena (o sanzione), ma anche
in senso di etica della responsabilità.
Concludo affermando che al rischio della conflittualità
sociale, di rifiuto del diverso, dell’egoismo interessato, dell’autoritarismo dovremmo
impegnarci a costruire rapporti sociali fondati sulla solidarietà,
cooperazione, fiducia, onestà e leale collaborazione, trasformando con atti di
responsabilità queste qualità di etica individuale in azioni concrete che
producano i suoi effetti nella società, con la promozione dell’etica della
responsabilità.
Eccellente riflessione di alto valore etico e intellettuale
RispondiEliminaConsiderazioni che rivelano una profonda capacità di discernimento tra le distorsioni tipiche dei periodi di maggiore fragilità umana, che solo un animo sensibile e attrezzato culturalmente può cogliere
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