mercoledì 13 maggio 2020

La fragilità e la responsabilità




Perché in questi giorni "si sta come d?autunno sugli alberi le foglie"

di  Rosario  Ales

In questo periodo di emergenza sanitaria a causa della minaccia pandemica del Covid-19, una riflessione più approfondita sul rapporto tra fragilità e responsabilità mi sembra necessaria, anche nella prospettiva dei radicali cambiamenti di abitudini individuali e degli inquietanti scenari politici ed economici che ci attendono nel prossimo futuro.


Del rapporto tra fragilità e responsabilità, tratterò sotto il profilo psicologico e socio-politico.
Per fragilità intendo nella connotazione semantica i significati di vulnerabilità, sensibilità, debolezza, indifesa ed inerme umanità, sprofondare nella malattia estrema (per esempio la malattia di Alzheimer, la demenza senile). La fragilità lambisce aree tematiche diverse ed a livello globale: i diritti di libertà, il limite del potere politico in periodi emergenziali di tutela della salute pubblica, l’adeguatezza delle misure giuridiche nel contemperare la tutela dei diritti del cittadino, l’esercizio della laica virtù della prudenza, con il conforto competente della comunità scientifica.
Quindi intendo parlare della fragilità e della responsabilità politica nella visione più ampia della condizione umana, nella cui vicenda storica ci troviamo a vivere. 
In questo periodo sia a livello individuale, collettivo e anche nella dimensione più alta della politica si sta sperimentando proprio alla luce del legame tra fragilità e responsabilità la nostra capacità di resistenza, dal termine resilience, ricerca della forza di resistenza psicologica, etica, politica ed economica contro la minaccia della epidemia del Coronavirus (resilienza tecnicamente è la proprietà di un materiale di assorbire un urto senza rompersi).
La resilienza “non è solo capacità di resistere, ma soprattutto di ricostruire la propria dimensione, il proprio percorso di vita” (R. Sennett, L’uomo flessibile, 2000 Feltrinelli).
Evocare nuove fragilità a fronte dell’epidemia, non significa che la fragilità umana sul piano psicologico presenti delle novità, ma in relazione alla invisibilità del virus, la percezione soggettiva di potersi infettare ed ammalare, alimenta ansia, preoccupazione per il futuro che può trasformarsi in stati e tonalità emotive più intense: angoscia, disperazione, depressione. Mentre  la paura fa riferimento ad un evento di pericolo determinato, l’ansia ha relazione con una condizione indeterminata, con la probabilità nel caso del Covid-19 di essere vulnerabili al virus, persino in forma asintomatica. In gioco è il bene prezioso della salute, non solo sul piano fisico, ma anche psicologico. In questo periodo ci rendiamo conto della stretta correlazione e corrispondenza tra coscienza del proprio “Io” e del proprio “corpo”; lo stato di malattia può riguardare al contempo un organo del corpo, come anche un’alterazione dello stato psicologico, comunque sperimentiamo in noi stessi che sia il corpo che la psiche si condizionano reciprocamente, anche senza esserne consapevoli. Sarà compito degli psicologi, per chi ne avverte la necessità, aiutare a fronteggiare questo disagio collettivo e individuale per imparare a gestire l’ansia e resistere nell’accettare una vita sospesa, che nel periodo più critico ci ha fatto sentire quasi agli “arresti domiciliari”.
A questa insorgenza di fragilità psicologica dobbiamo aggiungere antiche dipendenze categorizzate nel sistema di classificazione delle malattie mentali (DSM): dipendenze da alcol, droga, gioco e nuove dipendenze come l’attaccamento al cellulare, ai video-game, l’impulso ad una iperstimolazione sensoriale che generano distrazione e superficialità contrastando in tal modo l’indifferenza e la noia, a cui apparentemente ci si sottrae.
Ampliando la prospettiva del rapporto tra fragilità e responsabilità, in ambito sociale pare opportuno evidenziare come la precarietà del lavoro di molti cittadini che non riescono a vivere decorosamente, soprattutto in questo periodo emergenziale, genera difficoltà a programmare il futuro, disadattamento, diffidenza verso il diverso, marginalità.
L’impegno dello Stato e delle istituzioni nei prossimi giorni dovrà essere indirizzato oltre che alla sanità, lavoro, istruzione di ogni ordine e grado, alla cura delle fragilità più evidenti: anziani, invalidi, bambini, senza lavoro e senza tetto.
Agli effetti negativi di uno stato di precarietà, protratto nel tempo, occorre cogliere l’opportunità di riscoprire principi e valori collegati con la partecipazione, la solidarietà, la rivalutazione dei legami affettivi, la consapevolezza di Sé e delle proprie risorse e competenze, la ricerca di nuovi interessi, progettare il futuro e l’impegno della volontà.
Sotto il profilo politico, lo Stato e le Istituzioni dovranno assumersi la responsabilità di proteggere e tutelare la salute dei cittadini, commisurando la proporzionalità delle misure normative adottate in questo periodo emergenziale con la tutela dei principi fondamentali, riconosciuti dalla nostra Costituzione come il diritto al lavoro e le libertà sentite più pressanti: circolazione, associazione, istruzione, iniziativa economica e libertà di culto.
Più in generale questo periodo può essere un’ occasione per ripensare concretamente la politica nei suoi obiettivi strategici, riconducendo le innovazioni telematiche in  politiche pubbliche del Welfare State che perseguino il benessere dei cittadini in una società capitalistica, per migliorare la qualità dei servizi al cittadino di cui ho già accennato e la riaffermazione della responsabilità, intesa in senso giuridico come capacità di imputazione dell’azione al suo agente e come retribuzione con l’obbligo di riparare il danno o di subire la pena (o sanzione), ma anche in senso di etica della responsabilità.
Concludo affermando che al rischio della conflittualità sociale, di rifiuto del diverso, dell’egoismo interessato, dell’autoritarismo dovremmo impegnarci a costruire rapporti sociali fondati sulla solidarietà, cooperazione, fiducia, onestà e leale collaborazione, trasformando con atti di responsabilità queste qualità di etica individuale in azioni concrete che producano i suoi effetti nella società, con la promozione dell’etica della responsabilità.


2 commenti:

  1. Eccellente riflessione di alto valore etico e intellettuale

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  2. Considerazioni che rivelano una profonda capacità di discernimento tra le distorsioni tipiche dei periodi di maggiore fragilità umana, che solo un animo sensibile e attrezzato culturalmente può cogliere

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