mercoledì 29 aprile 2020

La risposta europea alla crisi economica: Eurobond, MES, Recovery Fund


di Valentina Sechi

La Pandemia di Coronavirus ha causato danni ingenti in ogni parte del mondo, mettendo a rischio la tenuta dei conti in vari Stati, tra quelli maggiormente colpiti spiccano alcuni Paesi come l’Italia. Come risponde l’Unione Europea?

Una prima proposta avanzata tra gli altri dall’Italia era stata il ricorso agli Eurobond. Si tratta di titoli obbligazionari emessi da un’agenzia o ente dell’UE garantiti da tutti i Paesi dell’Unione e ripagati da ognuno sulla base del suo contributo all’economia europea con il vantaggio che i tassi d’interesse da pagare agli investitori per l’acquisto dei titoli sarebbero più bassi di quelli che pagherebbero i singoli Paesi con elevato debito pubblico e crescita debole poiché il tasso d’interesse dipende dalla percezione dell’affidabilità dell’emittente: l’Italia paga agli acquirenti dei suoi Btp interessi dell’1,6% , la Germania ha un tasso di interessi negativo dello 0.3%. L a differenza nel rendimento dei titoli di Stato decennali tra un Paese e i corrispondenti bund tedeschi viene chiamato spread. Appare chiara a questo punto il motivo della ferma opposizione di alcuni Paesi come la già citata Germania ma anche l’Olanda e altri Paesi nordici i quali temono  che il denaro risparmiato dal pagamento degli interessi potrebbe essere impiegato per diminuire le tasse alle imprese e fare concorrenza sleale oppure ridurre l’età pensionabile mentre la destra radicale e conservatrice degli stessi ritiene i governi dei Paesi meridionali non determinati a varare le misure di austerity necessarie per la condivisione del debito pubblico.
Tra gli organismi che potrebbero emettere tali obbligazioni, il più celebre è il Meccanismo Europeo di stabilità (MES): si tratta di un’organizzazione intergovernativa europea attiva da luglio 2012 che fornisce assistenza finanziaria ai Paesi dell’Eurozona con problemi reali o potenziali nel reperimento di risorse sul mercato. Il MES può servirsi di vari strumenti come prestiti a singoli Paesi e linee di credito.
I prestiti sono concessi a seguito della sottoscrizione di una lettera di intenti o un protocollo d’intesa negoziato con la Commissione Europea che prevedano misure di consolidamento fiscale (tagli alla spesa pubblica o riforme fiscali), riforme strutturali o nel settore finanziario.
Le linee di credito possono essere precauzionali o rafforzate: le prime sono destinate ai Paesi più solidi, le seconde ai Paesi più deboli che saranno obbligate all’adozione di misure correttive per rientrare nei parametri non rispettati. Attualmente, tutti gli Stati dell’Eurozona possono accedere alle linee rafforzate con una condizionalità più leggera per un importo massimo pari al 2% del PIL nazionale da impiegare per assistenza sanitaria, cure e prevenzione fino alla fine dell’emergenza mentre in seguito gli Stati beneficiari dovranno rafforzare il proprio quadro economico e finanziario.
La strada degli Eurobond non appare tuttavia percorribile poiché le politiche fiscali sono di competenza dei singoli Stati mentre per l’emissione di Eurobond sarebbero necessari una politica fiscale comunitaria e la mutualizzazione del debito di tutti gli Stati ovvero metterne in comune le rispettive passività. In mancanza di debito comune e Tesoro Europeo per gestirlo, le risorse comuni sono quelle per la capitalizzazione di MES e BEI. Nemmeno il ricorso ai prestiti MES gode di particolare popolarità tanto per le condizioni da negoziare quanto per la restituzione del prestito.
Sfumata anche la possibilità di emissione di obbligazioni garantite dai Paesi mediterranei, un eurobond in versione regionale, nell’Eurogruppo del 23 aprile è stato approvato il Recovery Fund.
Il Recovery Fund è un fondo che emetterà Recovery Bond, obbligazioni garantite dal bilancio UE, evitando la mutualizzazione del debito che ha impedito l’emissione degli Eurobond. Si tratta di uno strumento a carattere immediato e urgente da realizzare per la ripresa economica dei Paesi più colpiti. Permangono diverse criticità in merito ad alcuni aspetti: Spagna e Italia con l’appoggio della Francia, avrebbero chiesto la mutualizzazione del pagamento del debito emesso in comune e dei suoi interessi che resterebbe nel bilancio UE senza gravare sul debito pubblico dei Paesi beneficiari. Germania e Olanda, invece, vorrebbero che la liquidità raccolta con l’emissione dei bond fosse distribuita fra gli Stati più colpiti mediante prestiti a lungo termine (25-30 anni) a interessi molto bassi. Non è ancora chiaro infatti se gli aiuti previsti saranno prestiti o contributi a fondo perduto.
La prossima data da attenzionare è quella del 6 maggio quando la Commissione Europea presenterà una proposta che sarà esaminata in occasione dell’Eurogruppo del 18 maggio mentre dal 1 giugno saranno attivi gli strumenti autorizzati dal Consiglio dell’UE: fondi BEI per le imprese, linee di credito MES senza condizionalità per le spese legate all’emergenza sanitaria e il meccanismo SURE per la cassa integrazione europea. Si spera che il Recovery Fund possa essere attivo dal 1 luglio quando inizierà il semestre tedesco di presidenza del Consiglio dell’UE.
Bisogna fare in fretta, c’è urgente bisogno di liquidità per il sostegno a famiglie e imprese poiché già si prospetta una situazione peggiore di quella scaturita dalla crisi finanziaria del 2009. Si auspica la collaborazione di tutti gli Stati europei a un disegno comune che non significa cancellare con un colpo di spugna le differenze nella struttura economica e finanziaria dei Paesi UE, significa piuttosto guardare al futuro in modo nuovo e regalare a un’Europa già fragile la possibilità di superare il banco di prova rappresentato dalla pandemia per essere più forte e unita di prima.  


1 commento:

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