Giotto, Fuga in Egitto
di Valentina Sechi
La
storia dell’umanità è sempre stata caratterizzata dalla migrazione. In modo
lecito o rischiando la vita, gli uomini si sono spostati per le ragioni più
disparate: fuggire da guerre, oppressione politica e povertà, ricongiungersi
alla propria famiglia, fare impresa, studiare, migliorare la propria
condizione. Nonostante alcuni focalizzino la propria attenzione su flussi
migratori di determinate categorie, il fenomeno è, in realtà, molto complesso,
comprendendo un caleidoscopio di situazioni e storie personali che suscitano
sentimenti di compassione e commozione ma pongono anche interrogativi
sull’adeguatezza delle politiche migratorie poste in essere dagli stati.
Concentrando
l’attenzione sull’Europa, e più specificamente sull’Italia, si può osservare che
da diverse parti vengono veicolati messaggi che fomentano una cultura della
diffidenza, del sospetto e dell’odio che portano a considerare gli stranieri in
prima battuta clandestini venuti a rubare lavoro e risorse che lo Stato
potrebbe impiegare per il benessere dei nostri connazionali. Questo clima è
sempre più pregiudizievole nei confronti di rifugiati politici e richiedenti
asilo, persone che per il loro delicato vissuto necessitano di protezione.
Prima di proseguire, è doveroso definire brevemente le varie tipologie di
migranti, in seguito si potrà seguire il loro percorso con particolare
attenzione a richiedenti e titolari di protezione internazionale.
Il
migrante è colui che si sposta per ragioni di convenienza personale in
prospettiva di avanzamento dello status sociale e materiale proprio e
familiare. Un migrante che entra in un Paese evitando i controlli alle
frontiere o rimanendo oltre la scadenza del visto è un clandestino.
Il
richiedente asilo è chi ha lasciato il proprio Paese e ha inoltrato o ha
manifestato volontà di inoltrare domanda di asilo in un Paese terzo ed è in
attesa di una decisione sull’eventuale riconoscimento dello status di
rifugiato. Colui che invece ha lasciato il proprio Paese ma non può chiedere
protezione internazionale è un profugo.
Il
rifugiato è, secondo la Convenzione di Ginevra, la persona che nel giustificato
timore di essere perseguitato per la sua razza, la sua religione, la sua
cittadinanza, la sua appartenenza a un determinato gruppo sociale o le sue
opinioni politiche, si trova fuori dallo Stato di cui ha la cittadinanza (o
residenza abituale in caso di apolide) e non può o, per tale motivo, non vuole
domandare la protezione di tale Stato.
Come
si ottiene lo status di rifugiato e cosa comporta? Innanzitutto è bene chiarire
che la domanda di protezione internazionale può essere presentata dal cittadino
straniero, anche clandestino e privo di documenti, in fuga da
persecuzioni,guerra o torture motivando nella domanda le ragioni della
richiesta. Tale domanda va presentata senza scadenze tassative presso la
Polizia di frontiera o la Questura che rilascerà un attestato nominativo in
attesa del permesso di soggiorno per richiedenti asilo a seguito della verifica
della competenza del nostro Paese a gestire l’istanza.
L’autorità
competente a decidere nel merito è la Commissione Territoriale per il
riconoscimento della protezione internazionale che esamina la documentazione e
la testimonianza addotte dal richiedente che può essere sottoposto ad
audizione.
Lo status di rifugiato viene riconosciuto in
caso di atti di persecuzione tali da rappresentare una violazione grave dei
diritti umani fondamentali; esso dà diritto al permesso di soggiorno per asilo
politico della durata di 5 anni, al titolo di viaggio per potersi recare
all'estero, alla possibilità richiedere la cittadinanza per naturalizzazione
dopo 5 anni, all’accesso all’occupazione, all’istruzione e all’assistenza
sanitaria e sociale. L’esito sarà negativo se il soggetto ha commesso un
crimine contro la pace, un crimine di guerra o contro l’umanità, un crimine
grave di diritto comune fuori dal Paese di accoglimento e prima del suo
ingresso, abbia compiuto azioni contrarie ai fini e ai principi delle Nazioni
Unite, sia considerato un pericolo per la sicurezza e l’ordine dello Stato, non
abbia i requisiti previsti dalla Legge o si serva della domanda per ritardare o
impedire l’esecuzione di un provvedimento di espulsione.
In caso di danno grave ossia condanna a morte,
tortura o trattamenti inumani e degradanti, minaccia grave e individuale alla
vita o persona di un civile derivante dalla violenza indiscriminata in
situazioni di conflitto armato, la Commissione può riconoscere la titolarità
della protezione sussidiaria per un periodo di 5 anni consentendo l’accesso all’occupazione,
l’istruzione e l’assistenza sanitaria e sociale. Se il soggetto non avesse i
requisiti per tale forma di protezione ma motivi umanitari (età, salute,
instabilità politica o violenza) imponessero il rispetto del principio non
refoulement, in virtù del quale nessuno può essere allontanato verso un Paese
in cui la sua vita o la sua libertà sarebbero minacciate, la Commissione
potrebbe raccomandare alla Questura il rilascio di un permesso per motivi
umanitari della durata di due anni rinnovabile.
Il
sistema dell’accoglienza opera su due livelli: la prima e la seconda
accoglienza. La prima accoglienza
include hot spot e centri di prima accoglienza mentre la seconda lo SPRAR
(Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati).
Gli
hot spot sono centri sulle frontiere esterne dell’Unione Europea in cui i
migranti giungono al loro arrivo in Italia. Qui essi vengono registrati,
identificati, fotosegnalati, sottoposti a screening sanitario e raccolta delle
impronte digitali entro 48 ore e possono manifestare la volontà di richiedere
asilo. Chi rifiuta l’identificazione o da clandestino non presenta domanda di
protezione internazionale, viene inviato nei nuovi Centri di Permanenza per i
Rimpatri (ex CIE) per l’espulsione e il rimpatrio.
I
richiedenti asilo vengono assegnati ai centri di prima accoglienza dove
permangono il tempo necessario a trovare una soluzione di seconda accoglienza
adeguata.
Con
riguardo al secondo livello, i programmi SPRAR sono gestiti da enti non profit
su affidamento dei Comuni e garantiscono un’integrazione profonda nel
territorio perché oltre a vitto ed alloggio, vengono forniti servizi come
schede telefoniche o ricariche, lezioni di lingua italiana, assistenza legale,
percorsi di formazione e orientamento professionale. Del programma possono
usufruire i richiedenti asilo fino alla definizione della propria pratica in
primo grado, rifugiati, titolari di protezione sussidiaria o umanitaria per sei
mesi prorogabili di altri sei.
Poiché
il sistema riesce ad assorbire solo il 20% delle richieste, in caso di arrivi
consistenti e ravvicinati, possono essere attivate strutture temporanee dette
CAS (Centri di Accoglienza Straordinaria) gestiti da enti profit o non profit
sulla base di gare d’appalto bandite dalle Prefetture. E’ opportuno
sottolineare che il programma SPRAR funziona ma necessita della disponibilità
dei Comuni ad aderire e ciò non sempre accade nonostante finanziamenti del
Fondo Nazionale per le Politiche e i Servizi dell’Asilo che prevedono una spesa
massima di 35 euro per richiedente asilo (45 per i minori), ivi comprese le
spese per il personale e i servizi da devolvere agli Enti Locali. Ai
richiedenti spetta soltanto un pocket money giornaliero di circa 2,50 euro al
giorno. Un’ulteriore differenza risiede nella mancanza di linee guida per tali
strutture che offrono una qualità migliore o peggiore sulla base del singolo
gestore.
Un’ulteriore
possibilità è quella di ricollocazione: i migranti richiedenti protezione
arrivati in Italia, Grecia e Ungheria possono essere trasferiti in altri Paesi
UE se appartengono a nazionalità il cui tasso di riconoscimento
di protezione internazionale sia superiore al 75% (sostanzialmente siriani,
eritrei e iracheni) e sono compatibili con le disponibilità di accoglienza dei
singoli Paesi.
L’Europa
dopo gli orrori della Seconda Guerra Mondiale è stata rifugio per i
perseguitati che in essa vedono la speranza di un futuro migliore ma anche casa
per il talento e l’intraprendenza di lavoratori e studenti. Portare avanti i
valori dell’Unione creando condizioni per la prosperità economica e la coesione
sociale significa trovare un difficile equilibrio tra la fiducia e solidarietà
reciproca e la difesa del territorio.
E’
fondamentale promuovere una cultura dell’accoglienza tesa a riportare al centro
la persona in quanto essere umano e la sua dignità, soprattutto quando essa è
stata calpestata recuperando la dimensione comunitaria della quotidianità in
vista del bene di tutti. Solo così si potrà superare quella coltre di
diffidenza nei confronti di chi preferisce affrontare viaggi lunghi e
pericolosi, mettendo a rischio la propria vita alla prospettiva di rimanere in
patria. Se quello che emerge è la condotta criminale di alcuni, è soltanto
perché il male fa più rumore del bene.
Nessun commento:
Posta un commento
Questo blog consente a chiunque di lasciare commenti. Si invitano però gli autori a lasciare commenti firmati.
Grazie