di Gerita Tiranno
Nella spirale di una
vertigine non più brumosa,
nel rapimento
improvviso che, foglia ingiallita
dal dolore, ti ha
staccato e ti ha immerso
nel chiarimento del tuo
senso,
mi piace immaginarti
di nuovo ridente.
Ridente e stupito.
In un’alba nitida
si slanci
il tuo sguardo da
fanciullo.
Ad accoglierti non sia
una gelida vacuità,
ma l’abbraccio caldo
della Luce senza tempo.
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