Non
invoco dio né i sapienti della terra
ma
parlo di te, creatura mortale,
mentre,
per un miracolo,
i
tuoi pensieri e le tue emozioni
s’affacciano
dentro di me
come
piccole rose bianche sbocciate
nonostante
l’afa abbia disseccato la pianta
Oggi
eri con me seduta sulle piatte rocce
scaldate
dal sole, sulla collina ventosa
dove
solo un anno fa percepimmo i nostri corpi
nella
luce trasparente dell’ estate
Non
invoco dio né spiriti eletti
ma
lascio che riccioli d’incenso profumato
mi
tocchino come piccole dita
per
ricordarmi di te
Sono
viva, di una vita orfana
come
se una madre avesse sciolto
la
sua mano da quella della sua bambina
e
l’abbia lasciata andare
Ogni
vita è un segreto
segreta
la tua vita prima di me
segreta
la mia dopo di te
non
saprai verso dove volgerà .
Cosa
sperare, cosa immaginare, dopo?
Eppure
granelli di zucchero sul tavolo
riflettono
la luce dell’alba come diamanti
eppure
le montagne, spogliate dall’incoscienza
sono
rivestite dal sapiente viola del crepuscolo
ma
la casa, trapassata da mille voci straniere,
non
riesce a trovare la sua voce.
Respiro
e respiro
istantanee
rondini sfarfallano sul mio capo
così
prossime alla mia malinconia
mi
commuovo,
vedo
perfino il loro piccolo corpo vibrare
quand’esse
sono sempre così lontane negli azzurri dei cieli
Tutto
è così presente
tutto
è così oscuro
non
riesco a pensare nessuna lontananza
nessun
luogo al di là di ciò che calpesto
nessun
bisogno metafisico che mi trasporti
dall’infinita
serie delle cause alla causa prima
non
ci sono scenari paralleli
oltre
il melo dal ramo spaccato
corroso
dai vermi che tuttavia
sostiene
una cascata di fronde verdeggianti
dove,
ancora una volta, amorevolmente
stanno
maturando frutti,
nel
silenzio.
(23
agosto 2015)
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