by guido monte
photo by pippo zimmardi
I.
"Le
vide de chaque jour, vide de choses et de pensées pour ne pas se regarder au
dedans, la totale
absence de
clarté sur le destin qui se déploie devant nous, toupie aveugle qui tourne sur
des événements quotidiens et va te cogner exactement en face".
Inizio: Io, Guido, pensoso nella gioia e nella
preoccupazione, mi ritrovo in una delle tante sedi dei morti-viventi; qui sono
nato e mi è stranamente capitato di continuare a viverci.
Immerso come al solito nei miei doveri giornalieri di un
mattino qualunque, ho sentito un sussurro flebile, una ragazzina. Era magra, i
capelli biondo-pallido; era una bimba che parlava come una vecchia, veniva
fuori dalle pieghe dell’asfalto di via Roma, mi disse che era venuta a portarmi
in viaggio, per vedere ciò che sarebbe accaduto nel 2025.
.Cercai di osservare la ragazzina; sembrava una mia
allieva, tratti comuni, tremava – spesso non riuscivo a sentirla. Parlava a casaccio, in francese,
mescolando le parole... gridò: n'as-tu pas peur de moi? moi, je n'existe
pas, je suis morte probablement… je suis venue seulement te montrer quelques
choses.
Come ti chiami, domandai alla ragazzina.
Appelle-moi Dantina, mi rispose sbadatamente. Si chiamava Dantina.
II.
Dantina mi indicò poi una porta aperta - dentro, un’enorme
assemblea regionale del 2025, e i seggi pieni di onorevoli deputati
sempre-vecchi sempre-giovani, avvolti in tutto il corpo da tanti telefonini,
dentro e fuori dagli abiti – dal seggio centrale IL PRESIDENTE
DELL’ASSEMBLEA, in diretta e costante
comunicazione con il dio della capitale, il Presidente del Consiglio dei
Ministri, quest’ultimo per loro quasi onnipotente .
Sul muro era incorniciata la scritta : "Das Macht
macht frei".
Intorno al capo c’erano 4 questori, uno simile a un
diavolo, uno simile ad un porco, uno simile a un serpente, uno come una
sanguisuga . Anche loro in giacca e pantaloni neri, cravatta firmata, almeno
sei telefonini ciascuno, che suonavano alternativamente.
E i questori, osservandomi bene, mi dissero:
SE SEI UN ELETTORE, PROSTRATI CON RISPETTO AGLI STIPENDI,
AI RIMBORSI, AI VITALIZI, ALLE AUTO BLU AGLI STRUMENTI E ALLE PROFESSIONALI
COMPETENZE
DELLE ALTE CARICHE DELLO STATO!
E tutta l’assemblea ripeteva: sì, amen.
Intorno al Presidente
lavoravano instancabili quattro solenni commissioni: una sulla lotta
permanente contro il pericolo psicologico
per la popolazione dei biechi complotti internazionali europei orditi
contro il governo; una sui danni della falsa cultura nei soliti covi
universitari; una per l’abolizione dell’ultima riserva marina che si nascondeva
nell’isola, rinnegando le prerogative di necessario sviluppo economico del
territorio; la quarta commissione stabiliva i validi motivi per giustificare
l’aumento del mensile dei deputati ad un milione di euro.
E il Presidente aprì il libro dell’ “abominio della
desolazione", e canticchiò: “Ogni
perfetto deputato apra una pagina di gloria” (c'est seulement infamie et
corruption, commentò la mia guida , Dantina).
Restavano 7 pagine, e 7 onorevoli fremevano, erano gli
assessori regionali.
Quando il primo assessore aprì la pagina, con sollievo il
capo dei questori comunicò ai giornali: ”Ecco, la Regione s’impegna...”, ma si
vide solo una spider rossa con dentro un fucile mitragliatore, forse un dono di
elettori eccellenti.
Il successivo assessore aprì la seconda pagina, e venne a
galla il sangue di chi era stato sgozzato o strangolato per mafia in città in
quel giorno feriale, il sangue di buoni
e cattivi senza distinzioni.
Alla terza pagina il capo-questori comunicò di nuovo alla
stampa:
“Ecco la Regione s’impegna...”, e uscirono fuori
tonnellate di quintali di scorie radiattive illegalmente nascoste fino ad
allora nei fiumi, nei bacini, nei mari, nel sottosuolo dell’isola, scorie da
tutte le nazioni, che continuavano ad affluire come un oceano sterminato.
Quando il quarto assessore aprì il foglio, furono emanati
altri dieci comunicati; allora si materializzarono eserciti di poliziotti e
magistrati morti ammazzati nei cento anni precedenti.
Al quinto assessore, si mescolarono a caso armi
convenzionali, frutta e verdura al
pesticida, bustine di cocaina, miliardi di pratiche inevase, baby-pensioni
miliardarie, diplomi falsi, appalti gonfiati,
virus per la guerra batteriologica, tangenti,
quindicesime, sedicesime, bombette atomiche e
mucchi di dollari.
Quando il sesto assessore sfiorò la sua pagina , i
deputati telefonarono per ordinare autobotti d’acqua dalla capitale... il capo
dei questori denunciò con indignazione agli inquirenti e al corpo forestale
l’incendio dell’ultimo albero isolano, l’ultimo in
assoluto, era stato nascosto in segreto all’orto botanico… in aggiunta a
questo, tra i pianti degli speculatori mafiosi, non c’era più una sola goccia
d’acqua naturale in tutta la regione; il governo di Roma doveva emanare un
decreto d’urgenza per riempire almeno i recipienti delle ville degli onorevoli
ancora residenti nell’isola.
E 4 giornalisti corsero alle sedi televisive, e avvisarono
che, per ricevere un bicchiere di minerale al giorno, i siciliani dovevano
inoltrare relativa documentazione presso gli uffici competenti… questi entro 40
giorni avrebbero rilasciato un tesserino rinnovabile annualmente agli aventi
diritto.
I deputati
ripeterono infuriati: amen!
Ma ormai era mezzogiorno, io e Dantina non avevamo fatto
neanche colazione. Tanto sarebbe stato inutile restare ancora nella sala: non
avevamo cravatta o carte di credito, la fame si faceva sentire,
il mio telefonino era scarico… e poi c’era un baccano d’inferno,
gli onorevoli si pestavano tra loro per chi doveva entrare prima alla sala dei
rinfreschi , il settimo assessore aveva
macchiato di brillantina
la settima pagina
dell’abominio-desolazione . Quando uscimmo, l’assemblea dietro di noi era un terremoto di bestemmie e
grida in dialetto.
III.
Di fronte ai nostri occhi l’ingorgo e i clacson, i 40
gradi di un normale gennaio del capoluogo, code sterminate per fare benzina,
code ai sylos riempiti con acqua reflua dei villini residenziali, l’unico
liquido che non si vendeva a peso d’oro, dato che era fognante, e che i
quartieri si dividevano come se fosse
prezioso, tra risse furibonde.
La solita puzza intensa di smog, benzene, nessuno che ci
facesse caso, tracce di cenere nell’aria, tanfo di plastica che bruciava;
alberi non ce n’erano più, almeno i piromani urbani si consolavano dando fuoco
alla plastica. Le automobili riempivano a tappeto ogni minuscolo tassello di strada,
e si muovevano impercettibilmente mentre i conduttori, congelati dai
climatizzatori al massimo, imprecavano dai loro telefonini.
Completamente unti di sudore e soffocati dall’aria
congestionata, ci trascinammo verso il
porto.
Il mare non era mutato neanche, rispetto al mio tempo, era
nero- pece; i mozzi dei panfili, delusi, scaricavano nafta e liquami a ridosso
del molo (non c’erano più spiagge o riserve naturali
dove gli inquattrinati potessero insozzare i bagnanti
invidiosi con i loro scarichi, perciò bisognava accontentarsi di sporcare il
porto) . Gli ultimi pesci morti galleggiavano per essere raccolti dagli
archeologi come reperti del passato… il
desalinatore, finalmente acquistato con più di vent’anni di ritardo, era di
nuovo rotto, non riusciva a pompare fluidi quasi solidi.
Diedi a Dantina 20 euro per comprare mezza minerale:
l'assaggiammo tappandoci il naso, così si riusciva a non vomitare… l'acqua
ASSENSIO era del resto la sola disponibile nel territorio per i non
parlamentari, che non potevano accedere ai
negozi per turisti.
Mentre un'aereo militare faceva esercitazioni a bassissima
quota a pochi metri dalle nostre teste, ci spostammo verso il centro. Andai a
prendere qualcosa al panificio, ma quando tornai
trovai Dantina addormentata sul marciapiede. Il viale era
pieno pieno di gente di colore, come noi distesa a terra a consumare il pasto.
"Az codam chescvar
hastid, baradaran?",chiese un padre di famiglia iraniano vicino a
me."Non faccia domande proprio a noi; non siamo di nessun posto, non
esistiamo," gli accennai, uniformandomi a ciò che Dantina mi aveva
spiegato. L'uomo sorrise: "Sciaiad ta ciand vaghte digar ensani dar
ruie coreie zamin vugiud nadaschte basciad..." e si girò dall'altra
parte. A quanto pare, mi spiegarono, dubitava che tra poco sarebbe esistito più
nessuno.
Preso il mio posto, provai a sfogliare i titoli di un
giornale abbandonato lì vicino, non era diverso dai nostri foglietti di
propaganda alternativa.
MILIONI DI LEUCEMIE E TUMORI DA SCORIE DI ARMI RADIATTIVE
IN AFGHANISTAN – 100.000 MORTI DI FAME AL GIORNO IN AFRICA.
AUMENTATE DEL 110% LE PENSIONI REGIONALI.
Alzando lo sguardo, non mi parve in effetti che queste
notizie dell’altro ieri avrebbero potuto interessare qualcuno, se fossero state
vere.
Addentai il pane; nella bocca il sapore era dolce, ma
arrivato allo stomaco incominciarono i crampi. Perché? Anche per noi il famoso e terribile monito alimentare
governativo americano, “taci e mangia”?
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Dantina improvvisamente si svegliò (era una ragazza
sveglia, innocente e consapevole al tempo stesso...sembrava viva) regarde
Guido, mi disse, regarde – c'est le programme “Le rêve d’un papillon” ,
avec le plus grand index d'écoute! Con la mano m’indicò un mega-schermo
gigante, immagini televisive che arrivavano dritte dritte da Roma, da S. Pietro.
Allora comparve una star, FIORELLA SEVVA’, bellissima e
senza età, la più famosa presentatrice di tutti i tempi, sulla cresta dell’onda
da 50 anni.
Stava sposando l’uomo più potente d’Italia, PIERSANDRO
SCOLUBERNI, il capo che ci governava da sempre. Scoluberni abbracciava il
ventre di Fiorella, che aspettava un figlio, quello che il popolo voleva come
erede alla presidenza del consiglio.
Il Papa Pietro II li benediceva, consegnava nelle loro
mani il sacro annullamento di ogni matrimonio o divorzio precedente potessero
aver mai contratto: erano gli unici
degni di questo privilegio.
Nel video le plastiche facciali dei volti luccicavano
delicate, così diverse dai visi cadaverici dei tipi che mi circondavano al
Politeama, che era pure zeppo di ratti e di sacchi di rifiuti . Poi apparve il
pubblico di piazza S.Pietro, che dalle transenne adorava Scoluberni, agitava le
sue foto e i tesserini dei fan-club
tra le statue erette in suo onore; ad ogni sua parola,
alzando il braccio con il saluto romano, tutti dicevano: AMEN!
(continua)
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