giovedì 12 novembre 2020

Il mistero del posizionamento delle regioni in fasce: ecco cosa è stato fatto


di Fonso Genchi

Nonostante siano già passati diversi giorni dal Dpcm dello scorso 5 novembre, che, tra le altre cose, ha decretato la suddivisione delle regioni italiane in tre fasce (rossa, arancione e gialla), non si sono ancora placate le polemiche e le perplessità sui criteri usati per includere le regioni nelle diverse fasce. 

Tralasciando l'ovvietà del posizionamento in fascia rossa di Lombardia e Piemonte, non si capisce come mai alcune regioni siano state posizionate il 5 novembre in una determinata fascia quando ci si attendeva che finissero in un'altra (ed alcune di esse, cinque, effettivamente, dopo soli 4 giorni, hanno subito un cambiamento di fascia, passando dalla gialla all'arancione).

Per cercare di comprendere meglio il risultato finale (con particolare riferimento al posizionamento della Sicilia) frutto delle valutazioni effettuate su 21 parametri o indicatori, riguardanti tre ambiti diversi (capacità di monitoraggio, stabilità di trasmissione e tenuta servizi sanitari, resilienza del sistema sanitario), occorre analizzare le tabelle rese note dall'ISS dopo la conferenza stampa dello scorso 5 novembre. In questa prima puntata ci dedichiamo all'analisi della prima di esse, in cui vengono considerati 4 indicatori, relativi alla capacità di monitoraggio di ogni singola regione:

Come si evince dalla tabella, la Sicilia è una delle 8 regioni che soddisfa stabilmente l'indicatore n°1; riesce, cioè, a comunicare stabilmente la data di inizio sintomi, in una percentuale di casi superiore al 60%: lo fa nell'80 e passa per cento dei casi.

L'indicatore n°2 viene generalmente soddisfatto ampiamente: tutte le regioni riescono a comunicare ampiamente la data di ricovero del paziente in reparti diversi dalle terapie intensive. La Sicilia lo fa nel 99,9% dei casi. Il valore peggiore è quello della Campania (99,7%). 

Il terzo indicatore si riferisce alla percentuale di pazienti ricoverati in terapia intensiva di cui ogni regione riesce a fornire la data di ingresso in tale reparto. A parte la Basilicata, il cui dato non è disponibile, anche questo parametro è soddisfatto pienamente da tutte le regioni: la quasi totalità ottiene il 100%, compresa la Sicilia; soltanto il Piemonte è al 99,4%.

Il quarto indicatore - relativo alla percentuale di casi positivi in cui la regione riesce a comunicare il comune di domicilio o residenza - è anch'esso soddisfatto da tutte le regioni, che realizzano, comunque, performance diverse. Si va dall'81,6% della Campania, al 100% del Molise; la Sicilia realizza un ottimo 98,6%.

In quanto a completezza dei dati e capacità di monitoraggio, la Sicilia - come del resto anche la Calabria - ne esce promossa a pieni voti. Abruzzo, Basilicata, Liguria, Valle d'Aosta e Veneto presentano, invece, delle insufficienze. 

Nella prossima puntata vedremo come sono state valutate le regioni in merito alla stabilità di trasmissione e alla tenuta dei servizi sanitari.

[1 - continua]


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