di Francesca Saieva
Ore 10,00. Una mattina come tutte le altre, forse un po' più afosa del solito, ma niente di più. Sfiancata dal sole cocente, in tutta fretta, cerco un posto dove ristorarmi. Così, per caso o per fortuna, entro in un bar e avendo adocchiato un tavolino appartato (ma con buona visuale), affretto il passo, pregustando il refrigerio di una limonata ben ghiacciata.
Il giornale che ho tra le mani mi assorbe totalmente, quando a un tratto due donne si siedono a pochi metri di distanza (da me). Lì per lì, non mi lascio distogliere dalla lettura (un pezzo sulla dimensione onirica e la sua ricaduta nel reale). Sì, uno di quegli articoli che ci fa pensare che, nonostante nessuno dei nostri sogni si sia avverato, val comunque la pena di continuare a sognare. Tra un'ordinazione e una risatina, convenevoli, complimenti vari e (presumo) confidenze (a bassa voce), a un certo punto, una delle due esordisce (a voce alta, quanto basta perché il 'vicinato' senta), dicendo: - "ma ti rendi conto? da due mesi sono ferma a Platone e ieri, facendo delle verifiche, proprio quando pensavo che tutto fosse chiaro... proprio in quell'istante, un ragazzo mi ha detto: - proooof, l'Iperuranio esiste, ne sono certo, come ne era certo pure Platone, uno spazio fisico, un luogo geografico a tutti gli effetti, con scaffali e libri... insomma proooof, tutto regolare". Le due donne scrollano le spalle, scuotono il capo. Che l'alunno-funambolo conosca l'ebbrezza della vetta e la vertigine del suolo? Lì per lì, vorrei intervenire, sono ferrata sull'argomento e il buon vecchio-saggio Platone è uno dei miei preferiti (un romantico avventuriero 'navigatore' ma con i 'piedi per terra' - forse un po' sospesi di tanto in tanto). Resisto e non intervengo (strappandomi anche un sorriso, il funambolo-sognatore mi sembra di vederlo), do ancora una sbirciata al mio giornale (sono arrivata al punto in cui l'articolo lamenta le difficoltà dei giovani d'oggi e il loro essere poco avvezzi al sogno) e, anche in questo caso, avrei qualcosa da dire, ma non potendo interagire con un pezzo di carta (in quel frangente, sprovvista di penna), mi arrendo e chiamo il conto. Nel frattempo le due signore, tra un abito, un ‘velo’ di Maya, un paio di scarpe, i calzini di Hegel e l'ultimo taglio di capelli alla moda, consumano una mousse al cioccolato (niente male), confortate dalla loro sintonia. Direte voi... be' tutto regolare! come si addice a una giornata di ordinaria normalità. Sì, è tutto regolare (compresa la presunta incomprensione). Eppure, a distanza di qualche ora (nel pomeriggio precisamente), non sono più convinta di questa regolarità. D'altronde, se gli UFO esistono e altre forme di vita sono pensabili e così pure mondi paralleli, perché l'Iperuranio non potrebbe avere scaffali con libri in bella vista? Potrei concedermi (almeno) il beneficio del dubbio! Tenuto conto che, in una scuola della Florida - (leggo) - i libri si trovano anche nelle macchinette delle merendine (ottima iniziativa, peraltro, per promuovere la lettura tra i giovani di età scolare). Sia chiaro, di queste scaffalature nei dialoghi di Platone non c'è traccia alcuna, ma di idee ce ne sono tante (almeno quante le copertine-pagine che le racchiudono). Così, letto un libro, si procede con un altro e un altro ancora... Letto, approvato e 'strizzato' (per benino) al punto che del suo essere Oggetto--Libro (scatola del pensiero) non ne abbiamo più bisogno, dal momento che ne possediamo l'Idea e, il Libro-Luogo (geografia di un perché-quando-come-dove) si è dissolto come le bolle onirico-cosmiche dello Slava's Snowshow (ne consiglio, piuttosto, a grandi e piccini la visione). PENSANDOCI bene (del resto) c'è chi fa una crociera e chi (in mancanza di biglietto) naviga e RI-naviga sulla sedia (in questo mare ormai placido in bonaccia, per un fortunoso temporaneo approdo). Luogo/non Luogo? questo è il dilemma! Ammetto... sta diventando un'OSSESSIONE... delimitare il dove (per andare via o restare). È proprio questo il punto! Non esistono luoghi per restare, ma soltanto per andare, esistono lunghi ponti come 'tensione' di un arco, la cui freccia ha un preciso bersaglio, dove (inaspettato) il suo cadere si fa momentaneo. Poco importa della velocità della sua gittata, piuttosto del continuo scoccare di luogo in luogo. Così, il luogo immaginifico si fa BELLO & BUONO ai 'vedenti' e ciò che prima non era, adesso sembra ESSERE... ai curiosi occhi (giovani sì, ma non troppo), in 'amorosa' opportunità di una seconda navigazione.
Così al n. 0 di via dei Matti, si va col razzo, in monopattino e forse anche in bicicletta (poco importa... purché si vada); non serve scala e tanto meno gradini (perché non c'è il pavimento - RICORDATE la simpatica vecchia canzoncina?). Solo un pensiero lieve (come fresco mattino), un velo squarciato dal Sole (quando più buia si fa la caverna). Sulla soglia, uno zerbino con su scritto: BENTORNATA IDEA, qui si va nella Casa del Sogno, anche se nessuno dei poeti di quaggiù la cantò mai, né mai la canterà in modo degno (Fedro). È la Casa del Minore e del Maggiore, del Piccolo e del Grande e così pure dell'Euguale...
Di questo Iperuranio, luogo/non luogo, sospeso tra la veglia e il sonno-sogno, (nell’afosa mattina) avrei voluto dire.
Ore 10,00. Una mattina come tutte le altre, forse un po' più afosa del solito, ma niente di più. Sfiancata dal sole cocente, in tutta fretta, cerco un posto dove ristorarmi. Così, per caso o per fortuna, entro in un bar e avendo adocchiato un tavolino appartato (ma con buona visuale), affretto il passo, pregustando il refrigerio di una limonata ben ghiacciata.
Il giornale che ho tra le mani mi assorbe totalmente, quando a un tratto due donne si siedono a pochi metri di distanza (da me). Lì per lì, non mi lascio distogliere dalla lettura (un pezzo sulla dimensione onirica e la sua ricaduta nel reale). Sì, uno di quegli articoli che ci fa pensare che, nonostante nessuno dei nostri sogni si sia avverato, val comunque la pena di continuare a sognare. Tra un'ordinazione e una risatina, convenevoli, complimenti vari e (presumo) confidenze (a bassa voce), a un certo punto, una delle due esordisce (a voce alta, quanto basta perché il 'vicinato' senta), dicendo: - "ma ti rendi conto? da due mesi sono ferma a Platone e ieri, facendo delle verifiche, proprio quando pensavo che tutto fosse chiaro... proprio in quell'istante, un ragazzo mi ha detto: - proooof, l'Iperuranio esiste, ne sono certo, come ne era certo pure Platone, uno spazio fisico, un luogo geografico a tutti gli effetti, con scaffali e libri... insomma proooof, tutto regolare". Le due donne scrollano le spalle, scuotono il capo. Che l'alunno-funambolo conosca l'ebbrezza della vetta e la vertigine del suolo? Lì per lì, vorrei intervenire, sono ferrata sull'argomento e il buon vecchio-saggio Platone è uno dei miei preferiti (un romantico avventuriero 'navigatore' ma con i 'piedi per terra' - forse un po' sospesi di tanto in tanto). Resisto e non intervengo (strappandomi anche un sorriso, il funambolo-sognatore mi sembra di vederlo), do ancora una sbirciata al mio giornale (sono arrivata al punto in cui l'articolo lamenta le difficoltà dei giovani d'oggi e il loro essere poco avvezzi al sogno) e, anche in questo caso, avrei qualcosa da dire, ma non potendo interagire con un pezzo di carta (in quel frangente, sprovvista di penna), mi arrendo e chiamo il conto. Nel frattempo le due signore, tra un abito, un ‘velo’ di Maya, un paio di scarpe, i calzini di Hegel e l'ultimo taglio di capelli alla moda, consumano una mousse al cioccolato (niente male), confortate dalla loro sintonia. Direte voi... be' tutto regolare! come si addice a una giornata di ordinaria normalità. Sì, è tutto regolare (compresa la presunta incomprensione). Eppure, a distanza di qualche ora (nel pomeriggio precisamente), non sono più convinta di questa regolarità. D'altronde, se gli UFO esistono e altre forme di vita sono pensabili e così pure mondi paralleli, perché l'Iperuranio non potrebbe avere scaffali con libri in bella vista? Potrei concedermi (almeno) il beneficio del dubbio! Tenuto conto che, in una scuola della Florida - (leggo) - i libri si trovano anche nelle macchinette delle merendine (ottima iniziativa, peraltro, per promuovere la lettura tra i giovani di età scolare). Sia chiaro, di queste scaffalature nei dialoghi di Platone non c'è traccia alcuna, ma di idee ce ne sono tante (almeno quante le copertine-pagine che le racchiudono). Così, letto un libro, si procede con un altro e un altro ancora... Letto, approvato e 'strizzato' (per benino) al punto che del suo essere Oggetto--Libro (scatola del pensiero) non ne abbiamo più bisogno, dal momento che ne possediamo l'Idea e, il Libro-Luogo (geografia di un perché-quando-come-dove) si è dissolto come le bolle onirico-cosmiche dello Slava's Snowshow (ne consiglio, piuttosto, a grandi e piccini la visione). PENSANDOCI bene (del resto) c'è chi fa una crociera e chi (in mancanza di biglietto) naviga e RI-naviga sulla sedia (in questo mare ormai placido in bonaccia, per un fortunoso temporaneo approdo). Luogo/non Luogo? questo è il dilemma! Ammetto... sta diventando un'OSSESSIONE... delimitare il dove (per andare via o restare). È proprio questo il punto! Non esistono luoghi per restare, ma soltanto per andare, esistono lunghi ponti come 'tensione' di un arco, la cui freccia ha un preciso bersaglio, dove (inaspettato) il suo cadere si fa momentaneo. Poco importa della velocità della sua gittata, piuttosto del continuo scoccare di luogo in luogo. Così, il luogo immaginifico si fa BELLO & BUONO ai 'vedenti' e ciò che prima non era, adesso sembra ESSERE... ai curiosi occhi (giovani sì, ma non troppo), in 'amorosa' opportunità di una seconda navigazione.
Così al n. 0 di via dei Matti, si va col razzo, in monopattino e forse anche in bicicletta (poco importa... purché si vada); non serve scala e tanto meno gradini (perché non c'è il pavimento - RICORDATE la simpatica vecchia canzoncina?). Solo un pensiero lieve (come fresco mattino), un velo squarciato dal Sole (quando più buia si fa la caverna). Sulla soglia, uno zerbino con su scritto: BENTORNATA IDEA, qui si va nella Casa del Sogno, anche se nessuno dei poeti di quaggiù la cantò mai, né mai la canterà in modo degno (Fedro). È la Casa del Minore e del Maggiore, del Piccolo e del Grande e così pure dell'Euguale...
Di questo Iperuranio, luogo/non luogo, sospeso tra la veglia e il sonno-sogno, (nell’afosa mattina) avrei voluto dire.
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