domenica 17 marzo 2019

Bozze di libere opinioni - Un Passeur dall'aria un po' mitologica






di Francesca Saieva

Mi passi il pane? Mi passi il sale? Ti do un passaggio.  Mi fai passare, per favore?...  e potremmo continuare all'infinito, tenuto conto delle numerose e insospettabili azioni (del tutto funzionali ed effettuate giornalmente) legate all'atto-gesto del passare.

Tengo a precisare, che qualsiasi passaggio (atto del trasmettere) implica una certa transizione da spostamento o da filtro alla liminalità (comunemente intesa come senza luogo nel DURANTE).  Gran parte della nostra vita (che ci vada a genio o meno) è 'regolata' informemente da continui passaggi/travasi/cambiamenti.  La insostenibile 'regola informe' sostiene il mondo e (aggiungo) lo fa piacevolmente. Del resto, ciò che è transeunte ha tutte le caratteristiche del Facilitatore. E il punto è proprio questo: intendersi sul termine/ruolo del FACILITATORE. Chi è COSTUI? Ma certo! Come ho potuto non pensarci prima?!  Adesso…  lo 'vedo'! Quel simpatico omino invisibile e instancabile, così discreto e a modo, forse, un po’ stropicciato (come un libriccino tascabile), agile (acrobata d'idee),  ci siede accanto (dei silenzi rispettoso-rassicurato dalle parole), agitandosi di tanto in tanto (come si addice a un professionista del 'suggerimento'), passeur (prendo da Daniel Pennac) di pensieri (quelli che piacciono a tal punto da sentire il bisogno di raccontarli/trasmetterli, passarli a qualcuno). In sintesi…  Passeur-comunicatore piuttosto che guardiano del Tempio.
Perché dunque non approfittarne? Tanto più che  l'INDECISIONE da TRANSITO-comunicativo, del tutto ignara di sé e della sua stessa 'necessità' (non c'è sviluppo/crescita senza incerta transizione), incede nei 'sottopassi' urbani  (pub-ponti d'incontro) incarnando perfettamente la precarietà del 'passaggio' in quel preciso momento: DURANTE. Che il suo incedere sia in sordina? Tanto da non risultare vistosamente visibile? Sì, perché DURANTE il PASSAGGIO ciò che si manifesta timidamente (agli occhi dei più accorti) è il TRA, tra un prima e un dopo, è il TRA della causa-effetto, è il TRA di ciò che sconosco-conosco per poi trasmetterlo, è il TRA dei ponti, delle stazioni di servizio, dei luoghi affollati, è il TRA della campanella a scuola che accompagna l'ingresso-uscita di un vecchio-nuovo sapere, è il TRA dell'oralità-scrittura, è il TRA  sui binari al regolare ritmo del tram e delle rappresentazioni mentali dei suoi viaggiatori. Così, tra passaggi di qua e di là, da promettenti CONSULENTI del Tra, ci raccontiamo la favola della vita (fruendone e rendendo fruibile la stessa, quasi a mo' di dono-passaggio di un certo qualcos'altro)... e, certamente, gioca molto (per una gloriosa riuscita) il modo di raccontarcela la 'favola'... perché credibili/creativi, anche un po' trasformisti si 'deve' essere (così è richiesto nell'Era dell'ACCATTIVANTE  a ogni costo). Da lontano, nel frattempo, la Grande Citazione, originaria e inclusiva per sua natura (racchiude tutti, compresi gli ignari DIFFIDENTI al contagio), si fa sentire,  tra un finto spoiler e l'altro (poiché nulla diciamo che non sia stato già detto), guidandoci come passeurs di ritorno dalla/alla Era del Cinghiale Bianco.
... Sul cavalletto,  una nuova immagine rende il gesto citabile.
- L'hai già vista? No, la guarderò dopo. Quando all'imbrunire passerò... 


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