mercoledì 20 giugno 2012

ricordi

di guido monte

non esistiamo, non siamo in grado di agire, abbiamo dimenticato tutto, non sappiamo più nemmeno di cosa vorremmo esser consolati: come dicono quinzio e unamuno, cristo ci ha abbandonati, la sua parola si è cancellata. ma quinzio continuava a sognare il regno, perché “è impossibile anche non credere”: forse possiamo sperare solo in cose lontane, quelle a cui più facilmente non si pensa più. quinzio sente l’impotenza e il fallimento di dio, ma non può accettarne la morte; finisce dunque per concepire un dio che ha bisogno della nostra salvazione e della nostra pietà, del nostro soccorso per sfuggire al suo eterno viaggio clandestino.  ma, direbbe montale, noi sappiamo essere solo “farcitori o farciti”, vittime o carnefici. stanchezza, follia e morte hanno ormai la prevalenza, e dio, che prima almeno sussurrava per voce di oracoli e profeti, oggi tace di fronte all’orrore del mondo.
paolo diceva “… et adimpleo ea quae desunt passionum christi in carne mea”, cercava dunque una via per giustificare le pene che il mondo ora accumula da secoli, dare loro senso, perché il dolore, se insensato, diventa ancor più assurdo e insopportabile. 
siamo esseri deboli, fragili, bisognosi di cure; vorremmo toglier valore alla vita, per riuscire a togliere valore alla morte. leggiamo i versetti sacri con estraneità, ma non ci resta altro da fare che aggrapparci alle radici del passato, nel tentativo di capire noi stessi. in realtà molti di noi non vivono davvero, piuttosto dormono nella confusione, in attesa della fine; dormono nelle nostre grandi città-obitorio, per nulla diversi dai miliardi di ratti che ne popolano i sotterranei, città fucine della tossicità che cerchiamo di seminare anche nelle campagne, sotto forma di sepolti detriti radioattivi. il fatto di sapere che tanta parte del sottosuolo e del fondo del mare sia così piena di rifiuti tossici, simbolicamente sembra dirci che abbiamo intossicato le nostrie radici, il fondo più fondo di noi stessi.

1 commento:

  1. Sei tornato. Grande e apocalittico. Col sorriso (angosciante) tra le labbra.
    Pablo

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