photo by Eugenio Giacopelli
Godere della tortura per vagare fra gli aneliti della dispotica libertà. Assaporare con le fauci del desiderio la speranza dell'identità. Venerare la suprema agonia dell'essere piangendo la mortalità del ricordo.
L'uomo è ombra del dolore. Egli tesse la trama delle lacrime, flagellando il fremito della sua celeste sofferenza. Egli è l'urlo dell'anima dinnanzi alla morte del tempo. Egli è inganno e sacrificio. Prega la straziante coscienza della consumazione, sente l'eterno istante del provvido risveglio: "Laddove è abbondato il peccato, ha sovrabbondato la grazia, perché come il peccato aveva regnato con la morte, così regni anche la grazia con la giustizia per la vita eterna." (San Paolo-Lettera ai Romani, V, XX). Infinito è il fugace vento dell'immortalità, nulla l'eterno torpore della morte. Avvolti dalla pioggia del dolore, immersi nell'oceano della speranza, sospiriamo il tempo in cui la coscienza del tempo è perdonata dalla sublime armonia della nostra risorta anima: "Io sono la Resurrezione e la Vita. Chi crede in me, quand'anche fosse morto, ritornerà in vita. E chiunque vive e crede in me, non morrà in eterno." (Vangelo di Giovanni, XI, XXV)
Nessun commento:
Posta un commento
Questo blog consente a chiunque di lasciare commenti. Si invitano però gli autori a lasciare commenti firmati.
Grazie